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Un amore di gioventù – Recensione del film di Mia Hansen-Løve

Classe 1981, la regista parigina Mia Hansen-Løve avvia la sua carriera nel 2004. Tre anni dopo approda al lungometraggio, con Tout est pardonné, e da quel momento avvia un ritmo produttivo felicemente prolifico, che si mantiene ancora oggi. Nel 2011 dà vita al suo terzo film, Un amore di gioventù. Il lavoro porta ancora le tracce del suo stampo semi-esordiente ma è proiettato verso una produzione più complessa, più adulta. Nel corso della sua durata di 110 minuti, il dramma esplora le conseguenze profonde del primo amore nella persona di un’adolescente che si appresta a diventare giovane donna. Dopo aver ricevuto la menzione speciale al Festival di Locarno, il prodotto è stato distribuito nelle sale italiane nel giugno 2012 ad opera di Teodora Film. 

Un amore di gioventù

Un amore di gioventù: la trama

Camille (Lola Créton) è una studentessa parigina da manuale. È adolescente, frequenta il liceo, trascorre le giornate per le strade di Parigi e in casa, tra varie incomprensioni con i genitori. Ma, soprattutto, è legata al poco più grande Sullivan (Sebastian Urzendowsky) da un’amore sfrenato, potente e senza limiti. Il suo è un sentimento di quelli narrati in letteratura, eterno e insaziabile, che la porta a gioire e soffrire senza sosta. Dal canto suo, anche il ragazzo è profondamente innamorato. Ma, a differenza di lei, forse anche a causa dei suoi diciannove anni di età inizia ad avvertire un nascente bisogno di libertà. Pur all’interno dei confini della relazione, Sullivan vuole esplorare la sua indipendenza. Così, con sommo risentimento della fidanzata, parte per il Sud America, per un viaggio itinerante di dieci mesi. Mesi durante i quali i suoi sentimenti cambiano, e portano ad una rottura espressa per corrispondenza. 

Il dolore di Camille è irrefrenabile, estenuante. Le toglie il sonno, l’attenzione a scuola, persino la voglia di vivere. Con fatica, e dopo non pochi inciampi, torna parzialmente presente a se stessa quel tanto che basta a finire la scuola e ad affrontare il divorzio dei genitori. Giunta alla scelta del percorso universitario si getta nell’ambito dell’architettura, una passione a lungo taciuta che trova finalmente sfogo. Gli anni passano, seguendo le lezioni del suo adorato professor Lorenz (Magne-Håvard Brekke), che a studi ultimati non tarda a diventare suo collega e compagno. Nonostante la considerevole differenza di età, i due sono uniti da passioni e bisogni complementari. La vita della ragazza, ormai giovane donna, sembra star tornando sui binari giusti. Ma quando ritrova casualmente Sullivan, gli equilibri che ha costruito con fatica subiscono uno scossone che rischia di farli crollare. 

Un amore di gioventù: la recensione

Con il suo terzo film, Mia Hansen-Løve rinsalda le basi di una costruzione stilistica personale. Anche sceneggiatrice dei suoi lavori, la regista consolida una personalità autoriale che viene confermata anche in Un amore di gioventù. Con questa trama, esplora ancora una volta l’idea dello scorrere del tempo, ponendola in relazione con la rappresentazione di un’evoluzione umana. Quella di Camille è infatti un’evoluzione fatta di momenti di coppia e rilasci deflagranti di pulsioni, ma anche di solitudini e silenzi. Ma, soprattutto, è un’evoluzione solo parziale. Quando le si presenta l’occasione, infatti, non esita a tornare sui suoi passi nonostante il presente che sta costruendo per se stessa. Quando la conosciamo è ancora una protagonista giovane – come altre nei precedenti lavori della regista – e vittima delle sue emozioni. Attraverso alcuni saliti temporali, la seguiamo tenendola per mano (per quanto limitatamente ce lo consenta) nelle varie fasi della sua vita. 

In questo senso quello che la sceneggiatura imposta in Un amore di gioventù è un risultato parzialmente ascrivibile all’idea di coming of age. Il racconto di formazione della protagonista, da adolescente a donna, è frenato dal suo rimanere ferma sulle proprie posizioni, soprattutto in termini sentimentali. Nel suo percorso di crescita troviamo però anche delle costanti, come quella costituita dalla solitudine. Sin dai tempi della scuola, arrivando fino al suo presente, il personaggio di Camille si configura come prettamente solitario. Non la vediamo mai con gli amici, alle prese con la spensieratezza della sua età, ma quasi esclusivamente con le sue controparti amorose, con la famiglia o in solitaria. La scrittura, impostando sequenze di montage poi tradotte in regia, asseconda perfettamente questa caratteristica del personaggio, rendendola sullo schermo in modo evidente per quanto sussurrato. 

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Un amore di gioventù

Un amore di gioventù: il revival della Nouvelle Vague

In questa lettura strutturata della massima per cui “il primo amore non si scorda mai”, Hansen-Løve porta con sé la vena cinematografica della sua nazione. La scrittura esplora il tema anche – se non soprattutto – nei suoi risvolti più negativi. Invece di cimentarsi in soluzioni narrative ardite e forzate, si focalizza sul dramma del reale. Le rotture tra i protagonisti di Un amore di gioventù, infatti, non sono mai “narrative” ma sostanzialmente spontanee, naturali, senza che sia un singolo evento a determinarle. La regia dal canto suo incoraggia il realismo nella rappresentazione della (ripetuta) delusione amorosa. 

Anziché accompagnarsi a eventuali sensazionalismi, l’andamento privilegia una via più pulita e minimale, unita ad una messa in scena densa di silenzi e stasi. In questa attenzione per il flusso umano delle emozioni, espanse grazie ai silenzi sino a farsi totalizzanti, il recupero effettuato, a piene mani, è dal bacino della tradizione francese della Nouvelle Vague. Anziché emularla senza criterio, Hansen-Løve si approccia al movimento trasportandolo con sé nel Ventunesimo secolo, condendolo con club, device e una nota autoriale personale, quella che la contraddistingue dall’inizio della sua carriera permanendo ancora oggi. 

Un amore di gioventù

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Rifacendosi a quello che è il bacino cinematografico di provenienza, quello della Nouvelle Vague, Mia Hansen Love costruisce con Un amore di gioventù una proposta di modernizzazione del genere, delicata e a suo modo intensa.
Eleonora Noto
Eleonora Noto
Laureata in DAMS, sono appassionata di tutte le arti ma del cinema in particolare. Mi piace giocare con le parole e studiare le sceneggiature, ogni tanto provo a scriverle. Impazzisco per le produzioni hollywoodiane di qualsiasi decennio, ma amo anche un buon thriller o il cinema d’autore.

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