Non tutti lo sanno, ma ben prima di Hereditary – Le radici del male il regista Ari Aster dimostrò già le sue doti creative con un cortometraggio a dir poco inquietante: The Strange Thing About the Johnsons. Un corto grottesco e cupo, presentato da Aster come progetto finale della sua tesi di laurea, e frutto della riflessione su alcune conversazioni avute con gli amici.
Dopo la presentazione al Sundance Festival, The Strange Thing About the Johnsons è subito approdato online in piattaforme come YouTube, dove però è rimasto abbastanza ignorato fino alla recente ribalta del regista con pellicole come Hereditary – Le radici del male, Midsommar – Il villaggio dei dannati e Beau ha paura.
The Strange Thing About the Johnsons: trama
Lo scrittore e poeta americano Sidney Johnson (Billy Mayo) entra senza bussare nella stanza del figlio Isaiah (Carlon Jeffery) mentre questo era intento a masturbarsi. Dopo un chiaro imbarazzo, il padre rassicura il dodicenne spiegandogli che il suo gesto è qualcosa di naturale e del quale non deve assolutamente vergognarsi. Sidney non sa però che Isaiah stava compiendo dell’autoerotismo guardando proprio una foto del proprio genitore.
Quest’atto sarà solo l’inizio di una lunga sequela di abusi che vedranno Isaiah come carnefice e suo padre come vittima.
The Strange Thing About the Johnsons: la recensione
Ben prima degli horror targati A24, Ari Aster fece assaporare al pubblico un assaggio del suo cinema. Con un cortometraggio di appena 29 minuti, il regista mette benissimo in luce quelli che poi saranno alcuni dei punti cardine dei suoi successivi lungometraggi. Anche in The Strange Thing About the Johnson il male affonda le sue radici nei rapporti familiari malati e il terrore psicologico provocato da quello che non viene mostrato è ben più incisivo sullo spettatore del sangue e della violenza messe in scena.
L’opera già dai primi minuti fa sprofondare lo spettatore in un atmosfera di pura angoscia. L’apparente gesto naturale di un ragazzino assume contorni distorti e malati quando mostra in camera la foto del padre. Successivamente si compie un salto nel tempo di 14 anni, fino al matrimonio di Isaiah. Il volto di Sidney purtroppo però racconta tutto degl’anni che Ari Aster scegli di tagliare: quella fotografia è stata la genesi di un qualcosa di ben più terrificante. L’iniziale senso di disgusto lascia poi lo spazio ad un profondo disagio quando il regista chiarisce meglio il tutto, e delinea in maniera sempre più netta la totale sottomissione del padre alla sua diabolica e malata progenie.
Sidney non è certo più l’uomo di un tempo, ora il suo spirito ha preso le sembianze di un bozzolo destinato a non aprirsi mai, una creatura che non vedrà più la luce. Coocoon Man, questo il titolo del libro autobiografico dove il padre denuncia gli abusi sessuali subiti, un titolo che racchiude la storia di un padre terrorizzato da quella che dovrebbe essere la sua arma più forte: il figlio.
In conclusione
La tesi finale del corso universitario di Ari Aster è fondativa ed essenziale per capire appieno le chiavi di lettura del cinema del regista. The Strange Thing About the Johnsons fa raggelare il sangue dall’inizio alla fine, e lo fa attraverso una sapiente maestria della regia e nel racconto di un piccolo nucleo familiare scostato dalla benché minima normalità. Dietro alle apparenze e alle tenere foto ricordo si assiste ad un figlio che stupra suo padre e una madre del tutto inerme, che fa finta di non vedere e sentire finché la situazione non le sfugge incontrollabilmente di mano.