Stranger Things 4 Vol 2 segna definitivamente l’inizio della fine. Altissime le aspettative per una seconda tranche di episodi che ha avuto stavolta una lunghezza mastodontica ma, di fatto, dovuta. I Duffer Brothers avevano annunciato di non aver potuto condensare il tutto in unica stagione per cui, oltre a dividere il quarto appuntamento in due parti, è previsto un ennesimo (ultimo) capitolo.
Le cose da dire su Stranger Things 4 Vol 2 sono chiaramente tante. Forse è bene avanzare una prima grande considerazione: non è più una serie per bambini (come se lo fosse mai stata). Il finale della quarta porta dietro di sé momenti toccanti, scelte importanti da prendere e un cambio di passo narrativo evidente. Un paragone che verrebbe in mente da fare non appena conclusa la visione è con Avengers: Infinity War. Il parallelo non è consono solo sulla base dei picchi di epicità raggiunti ma anche il tono stesso della trama ha un sapore riconducibile a quanto visto nel film Marvel: bisogna infatti mettersi in testa che i protagonisti hanno perso e che il lieto fine è qualcosa che essi dovranno sudarsi fino in fondo.
Stranger Things 4 Vol 2, così come il capitolo precedente, non è esente da intoppi o buchi ma è essenzialmente una celebrazione continua della Stranger Things che ha conquistato tutti: da parte quindi i tecnicismi, questa volta c’è spazio solo per i sentimenti.
Stranger Things 4 Vol 2 – Un cerchio quasi perfetto
Stranger Things 4 Vol 2 inizia dal momento esatto in cui la prima parte si era fermata. L’espediente adoperato per permettere ai nostri di tornare nel sottosopra a cercare di farla pagare a Vecna appare come un po’ forzata o, per usare una parola più puntuale, ingenua.
I ragazzi infatti decidono autonomamente di tornare nell’oscurità a vendicare le vittime seminate dal dominatore del mondo capovolto (ex Henry Creel per la precisione). Mettono in atto un piano strutturato in maniera a dir poco genuina e a causa della portata della missione iniziano i primi momenti strappalacrime. Continue le riflessioni sul futuro e le considerazioni su quanto stanno per fare: si percepisce infatti il tono emotivo del tutto nel momento in cui i giovani (non più liberamente incoscienti) si confrontano nel camper che hanno rubato sull’eventuale successo del loro piano.
Nel frattempo, si sviluppano parallelamente altre due story lines molto importanti: Undici sembra quasi tornata ai fasti di un tempo (con poteri traballanti ma sempre vivi). Hopper e Joyce tentano invece in tutti modi di tornare negli states e sopravvivere a quello che è un carcere dove a farla da padroni non sono più i sovietici ma i demo gorgoni. Tutte le linee narrative conducono inevitabilmente al ritorno a Hawkins, centro nevralgico del disastro che i personaggi sono sempre stati abituati a vivere.
Inizia dunque la fase centrale di Stranger Things 4 Vol 2 dove comincia a chiudersi un cerchio: i Duffer ci avevano sempre abituato, soprattutto a livello di personaggi, a vivere di continui rivolgimenti e alternanze tra eroismo e sconfitta, rivalsa e rassegnazione. In questo si concretizza quella circolarità che ricala, a livello narrativo, la “mentalità a sciame” del sottosopra.
Molti personaggi hanno qui raggiunto il loro apice: su tutti, vediamo uno Steve che ha compiuto un vero percorso di redenzione e che è adesso la variante alternativa di come era prima (soprattutto nel primo capitolo della serie). Il suo arco narrativo ha vissuto fasi di crollo e risalita, crudeltà e bontà ma adesso è un’immagine perfetta di quel concetto di eroismo che i creatori di Stranger Things hanno sempre voluto promulgare. Sono riusciti nell’intento, dato che intorno a Steve si ammassavano le preoccupazioni principali (in termini di un’eventuale e prematura dipartita).
A dire il vero la morte di Steve sarebbe stata un inserto azzeccato in fatto di trama, in quanto la sua figura ha ormai poco da dire e ci si aspetta, quanto meno, una centralità maggiore. Il momento toccante ha riguardato quindi un altro personaggio, ugualmente centrale in questa quarta fase. Il culmine massimo di Stranger Things 4 Vol 2 è dedicato infatti a Eddie Munson, rivelazione assoluta e perdita incommensurabile.
La sua morte completa alla perfezione la parabola dell’eroe autentico: amato da nessuno e incompreso da circa tutta Hawkins, deve costantemente riconquistare il mondo per farsi prendere sul serio e dimostrare di non essere quel mostro che tutti dicono. Eddie ricalca un evento di cronaca realmente accaduto: si tratta della storia di Damien Echols che a West Memphis fu additato dell’omicidio di tre bambini e accusato di essere il leader di una setta satanica che minava la serenità quotidiana della cittadina.
Sebbene la figura di Eddie sia legata in maniera larga a questo fatto, costituisce comunque l’emblema assoluto dell’incomprensione dell’eroe. Offre oltretutto uno spaccato di com’era l’America negli anni Ottanta, ovvero un posto dominato anche da credenze grette: solo il fatto di amare giochi di ruolo legati ad elementi fiabeschi o di ascoltare musica metal, era un viatico per scatenare paura nella folla. Al contrario, Jason è colui che è inserito alla perfezione nel contesto sociale: capitano della squadra di Basket e idolo assoluto del liceo di Hawkins. Lo stesso si rivelerà tuttavia il vero mostro, incapace di vedere le cose da più prospettive.
Tutto questo testimonia la fluidità del concetto di bene e male e la circolarità del rapporto tra luce e ombra: non è il carattere, in linea definitiva, a definire chi siamo. Le scelte che un individuo fa sono quanto ci qualifica di più in assoluto. L’esibizione di Eddie nel sottosopra, oltre ad omaggiare i Metallica con l’esecuzione di una Master of Puppets da brividi, sigilla alla perfezione il concetto di intercambiabilità tra giusto e sbagliato e lo redime definitivamente (se ce ne fosse stato bisogno) rendendolo uno degli idoli assoluti della serie.
Come sarà il finale?
Per provare a fare le prime congetture sul gran finale si può benissimo partire da questo piccolo inserimento, ovvero dalla stessa Master of Puppets. In Stranger Things 4 Vol 2 è stato spiegato che il grande burattinaio del sottosopra è Vecna. Da quando Undici lo ha spedito in un’altra dimensione, il super villain ha incontrato un ambiente a lui congeniale e, oltre ad aver scatenato i suoi poteri, ha cercato sempre di far uscire quel mondo allo scoperto.
Il macro-obiettivo è inoltre di far prevalere il sottosopra sulla realtà, così da dominare il mondo intero e porsi come predatore inter-dimensionale. I primi segnali di questo modo di procedere vengono dalle sue stesse parole ma, in realtà, alcuni indizi sono da ricercarsi nella terza stagione. Così come le sue vittime più recenti, coloro che sono indiziati ad essere sacrificati per aprire il portale, anche Billy fece un incontro molto significativo. Negli stati di trance e dormiveglia erano continui i contatti con fitte schiere di non morti che parlavano al personaggio predicendo il peggio.
Questa potrebbe essere la strategia principale di Vecna che starebbe creando un vero e proprio esercito, uccidendo e soggiogando i deboli di Hawkins. Una volta generato un battaglione cospicuo potrebbe invadere la realtà per portare a compimento i suoi piani. Di contro c’è però Undici che, in occasione della quasi morte di Max, ha toccato la stessa facendo paventare la comparsa di alcuni poteri curativi che, a ben vedere, potrebbero essere usati come arma salvifica.
Il destino di Undici sarà questo? La sua posizione sarà di salvatrice o di martire? In molti paventano un suo possibile sacrificio in favore di un bene superiore che non guarda in faccia a nessuno. Per chiudere definitivamente i collegamenti con il sottosopra è plausibile che l’eroina debba procedere da dentro, quindi scambiare la sua vita con quella di tutta la cittadina dell’Indiana. I tentativi di chiudere gli accessi dall’esterno non sono andati a buon fine, pertanto, il lieto fine imporrà probabilmente dei compromessi. Probabile anche un ricorso ai viaggi nel tempo che fa storcere il naso e non poco, considerando che questi ultimi sono in grado di impreziosire quanto di complicare le cose.
L’ago della bilancia a questo punto può essere Max che, a metà tra vita e morte, lotta per non cadere nell’oblio che Vecna ha progettato per lei e tutti gli altri compagni. La domanda poi che tutti si pongono è se il sottosopra abbia anche degli altri sviluppi; banalmente, se c’è ancora altro da sapere. Il tessitore di eventi è Vecna ma i meccanismi che dominano l’altro mondo potrebbero essere molti di più, con dinamiche da sfruttare anche a favore del bene. Chiarita la natura del Mind Flayer è, a questo punto, curioso capire anche se ci sono altre creature in agguato (esseri che possano ulteriormente rimpinguare lo schieramento di Vecna).
Qualunque sia il finale che attende la serie più seguita di Netflix, è chiaro che c’è da mettere da parte lo slancio critico per lasciar posto ai sentimenti: un prodotto può infatti definirsi epico se cessa la visione con gli occhi e si inizia a dar sfogo alle emozioni. Non ci sono più schemi, non c’è più tattica narrativa; è il momento dello scontro aperto.