Sulla scia del successo di Mare Fuori, Rai Fiction e Lucky Red giocano la carta di Shakespeare per proporre una nuova serie in salsa giovane. Titolo Shake, minutaggio per episodio, 25 minuti, che richiama alla mente le 5 stagioni di successo della versione tutta italiana del franchise internazionale Skam.
I temi di fondo sono quelli universali, e quindi intramontabili, contenuti nell’Otello. Almeno nell’intenzione degli autori. La gelosia, la rivalità e, ovviamente, l’amore. Aggiornati ai tempi nostri, a linguaggio e problematiche di giovani adulti. O forse no.
Shake, la trama
Liceo romano, adolescenti di 16-17 anni, musica che piace alla Generazione Z. Sullo sfondo gli allenamenti di una crew, i 3Run, di parkour, la disciplina degli scalatori metropolitani senza paura. Che è tornata alla ribalta ultimamente dopo il tuffo da un palazzo storico veneziano effettuato da un ragazzo spagnolo e finito nelle maglie dei video di inchiesta de Le Iene.
Thomas-Otello, Michele-Cassio e Gaia-Iago condividono le mattine in una scuola dove fanno il bello e il cattivo tempo i ragazzi bene, alternando feste in piscina e in locali da fighetti a dispetti da bulli intoccabili ed odiosi. Ma è nei pomeriggi passati ad allenarsi che i tre protagonisti provano a trovare il loro riscatto.
Questo iniziale ed apparente equilibrio viene messo irrimediabilmente in crisi. E tutto è causato dall’ingresso nel gruppo di Desdemona-Beatrice, la ragazza più carina della scuola. Che inizierà una storia con Thomas e attirerà le attenzioni di Gaia. E il triangolo è servito.
Shake, il cast
Ha diretto un gruppo di giovani attori emergenti la regista Giulia Gandini, già alla guida della 3^ stagione di Jams e del film TV Cabala in casa Rai.
Il ruolo di Thomas è affidato a Jason Prempeh, che si è messo in luce con due interpretazioni di genere horror, il film The Slaughter – La mattanza e la serie The Swarm. Romano classe 1997, è stato inoltre un migrante nella serie Sky Unwanted presentata la scorsa settimana al RIFF.
Beatrice ha il volto di Giulia Fazzini, 21 anni, con alle spalle il ruolo da protagonista nelle due stagioni del teen drama Marta&Eva.
Alessandro Cannavà, 23enne romano del quartiere Centocelle, con un passato sportivo nella ginnastica artistica e nel trampolino elastico, è Michele. Nel suo curriculum parecchie partecipazioni a fiction fin da bambino (Don Matteo e Ho sposato uno sbirro nel 2008, Il peccato e la vergogna nel 2009, Un amore e una vendetta l’anno successivo e Né con te né senza di te nel 2011). Ha avuto un ruolo ricorrente nelle serie Nero a metà 2 e I cavalieri di Castelcorvo.
Parla tre lingue, ha un background da sportiva e una gavetta nei cortometraggi Giada Di Palma, convincente nel ruolo di Gaia. Prodotto del Centro sperimentale di cinematografia, ha recitato anche in Giustizia per tutti e Che Dio ci aiuti 6.
Completano il cast giovane di Shake Greta Esposito, già vista in Mare Fuori nei panni di Emilia la ragazza di Gaia e Damiano Gavino che interpreta Leonardo, tra gli attori di Un Professore.
Episodi brevi, tutti in streaming
Shake si presenta così al suo pubblico: 8 episodi che si risolvono in meno di mezz’ora. Con due espedienti narrativi. La citazione di un brano dall’Otello come incipit. L’angolo visuale di uno dei protagonisti. E quindi alcune scene vengono raccontate di nuovo perché riviste attraverso gli occhi di Otello-Thomas, Desdemona-Beatrice, Iago-Gaia e tutti, e via di nuovo fino alla fine della storia.
Dalle note di regia di Giulia Gandini emerge un’altra intenzione degli autori. Che Shake sia un character-driven vale a dire una storia con i riflettori puntati sui conflitti interiori dei protagonisti. E in cui assumono un peso le decisioni dei personaggi così come le loro conseguenze.
Contrapposta al racconto plot-driven, in cui sono gli eventi a farla da padrone, provocando la reazione dei protagonisti, a volte ad un ritmo che non lascia spazio a personaggio e spettatore per la riflessione, la narrazione character dovrebbe creare una empatia più profonda con chi si gode la scena comodamente dal divano di casa. Ed è proprio su questo aspetto che Shake evidenzia qualche limite di troppo: arrivi alla fine con la sensazione che in realtà non sia accaduto un granché.
Tanti personaggi giovani non delineati… tranne uno
È lo Iago di Otello, trasformato in Gaia, compagna di classe e di parkour di Thomas e sua migliore amica, il personaggio più messo a fuoco e interpretato meglio in tutta la storia. Come testimonia la trama fatta di intrighi e doppiogioco continuo che la ragazza riesce ad ordire. Per dividere i 3Run, e distruggere la nascente storia di amore con Beatrice, la bella della scuola.
Da segnalare i primi piani di una Giada Di Palma che riescono a catturare lo spettatore. E raccontano, come voce fuori campo, alcune sfumature delle emozioni che portano Gaia a tradire tutti. Il migliore amico, la sua ragazza Emilia, il compagno di allenamenti Michele e la sua passione segreta e inavvicinabile Beatrice.
Risulta però colpevolmente trascurata la sua vicenda personale di fondo, la morte della sorella, che coinvolge tutta la sua famiglia in un dolore difficile anche solo da raccontare. È questo l’aspetto che a nostro avviso rappresenta il peccato originale della serie. Perché alla fine ogni personaggio arriva allo spettatore come quei discorsi fatti alla TV dagli adulti sui giovani di oggi. Discorsi un po’ superficiali e particolarmente stereotipati, quasi caricaturali. Trasformando una storia di giovanissimi in un racconto stanco e senza una anima profonda e autentica.
Menzione d’onore, la musica
Convincente e coinvolgente la colonna sonora di Shake. Le musiche originali sono di Ginevra Nervi e riescono a sottolineare scene e primi piani e a dare colore e pathos a sensazioni e sentimenti che altrimenti sarebbero rimasti sulla carta o da andare a rintracciare tra i versi di William Shakespeare.
Completano il pacchetto musicale, targato Sony Music Publishing, la canzone originale Il silenzio interpretata dalla ex XFactor cmqmartina e brani di Fred Again e Ditonellapiaga.
Battute finali
Potremmo tradurre Shake in chiave musicale con “Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi…” di Lucio Battisti. Le scene sono girate bene, giuste le inquadrature, i campi scelti, il montaggio e il ritmo, che non ha picchi ma risulta adatto alla storia. Apprezzabile anche il ricorso allo slow-motion, l’inserzione di scene da Go-Pro degli allenamenti e le chat sullo schermo che richiamano la comunicazione social dei protagonisti della storia.
Punti deboli, come già accennato, i personaggi, poco tratteggiati, e gli argomenti di fondo, che vengono dati per scontati quasi per intero perché contenuti nella tragedia originale. Anche l’espediente di seminare suggestioni e easter eggs, che ha fatto la fortuna di Stranger Things, non è convinto e convincente, lasciando un retrogusto tra l’amaro e il naif.
Il confronto poi con lo Iago del 2009 diretto dal regista Volfango De Biasi è addirittura implacabile. Un cast di giovani talenti, Nicolas Vaporidis e Laura Chiatti per citarne due, hanno animato una storia di passioni, drammi, tradimenti e amore che appare più moderna ed autentica di quella raccontata oggi.
Conferma quanto abbiamo detto la scena finale, che dovrebbe dare il la ad un ipotetico sequel. Che se non ci sarà condannerà Shake al destino di discorso interrotto, di storia incompiuta. E per una serie prevista solo, per ora, in visione streaming, sembra un pronostico da non trascurare.
Shake, il trailer