Il catalogo Mubi si è contraddistinto nel tempo per aver adottato una linea, quella che ora gli appartiene in toto, di produzioni indipendenti e di nicchia, dallo stampo d’essai e dai toni marcatamente anti-pop. Entra questo mese a far parte del catalogo della piattaforma, rispettando pedissequamente suddetti criteri, Matt e Mara. Il film, tacito e insieme sorprendentemente eloquente, porta la firma del regista canadese Kazik Radwanski, anche autore della sceneggiatura. È questa per lui la quarta esperienza in cabina di un lungometraggio dopo Tower, How heavy this hammer, Anne at 13.000 fr e a seguito di numerosi esperimenti in ambito di cortometraggio. Il film, dell’esile durata di 80 minuti, è stato presentato allo scorso Festival di Berlino per poi comparire in terra natia sugli schermi del Toronto Film Festival. La fruizione home video per il pubblico italiano e internazionale, invece, è appunto affidata a Mubi.
Matt e Mara: la trama del film
Facendo la conoscenza di Mara (Deragh Campbell) ci giunge il riflesso di una giovane donna sostanzialmente insoddisfatta. Insegnante universitaria di scrittura creativa, non sembra intrattenere con i suoi studenti un solido rapporto di fiducia. Per contro ci appare invece più tendente a trascorrere le sue giornate in aula parlando senza convinzione, e incapace di assorbire veramente quanto gli viene detto dai suoi giovani alunni. Se l’insegnamento non la entusiasma particolarmente, però, la vita domestica non sembra interessarle molto di più. È sposata con il musicista Samir (Mounir Al Shami), di cui non condivide l’inclinazione artistica. Lui si ritrova a lavorare da casa per accudire parallelamente la piccola figlia Avery, di cui Mara sembra a malapena avere contezza. Lei ultima a sera le lezioni, si concede rare uscite con amici e torna presto a rinchiudersi in una bolla domestica.
La casa più che un porto sicuro ha le parvenze di una meta obbligata, cui giunge con rassegnazione. Allo stesso modo la sua relazione di coppia sembra stanca, monotona: la moglie muove continue pretese verso il marito, senza apparire però mai incline al conforto o al calore relazionale. Il suo malessere non si traduce in irrequietezza ma in una stasi esistenziale profonda, che la congela in una fase della vita (e in una modalità caratteriale) di cui è la prima a non essere entusiasta. Sullo sfondo di questo andamento si colloca il casuale incontro con Matt (Matt Johnson), suo ex partner divenuto autore affermato. Lui è tutto ciò che lei non è: divertito, scanzonato, estroverso e dalle forti opinioni. Da un caffè pomeridiano i due trascendono fino ad un riavvicinamento inaspettato, che seppur benefico li re-inserisce in dinamiche che hanno già vissuto: riusciranno i due a fermarsi in tempo?
Matt e Mara: la recensione
Quello tracciato da Matt e Mara è il percorso di esistenze umane secanti, che slittano e deflagrano sconvolgendosi dalle fondamenta ma in modo assolutamente tacito, imperscrutabile all’occhio esterno. Il merito della percezione così netta che ci giunge rispetto a questi movimenti esistenziali è da attribuirsi inevitabilmente alla scrittura in primo luogo, ma non troppo successivamente anche alla regia. Abituandoci gradualmente ai tempi “normali”, quasi banali, della quotidianità dei protagonisti, l’andamento permette di identificare subito il benché minimo slittamento da quella che è la quotidianità, percependolo in tutta la sua sorprendente portata. Si instaura così una pellicola che rifugge la spettacolarizzazione, privilegiando per contro il soffermarsi su virgole e silenzi, istanti e dettagli. Un fluire che implica quindi un’attenzione ultrasottile da parte dello sguardo spettatoriale, spinto ad allenarsi nella ricerca delle minuzie e al contempo mai catturato da eventi scenici visivamente magnetici.
Proprio questo avanzare per dettagli sembra giustificare la scelta di un minutaggio tanto esile. Quello di Matt e Mara è un andamento così deliberatamente contenuto, incamerato nella sua struttura intrisa di semplicità, che avrebbe indubbiamente mal sopportato una durata che superasse l’ora e mezza (scelta che in effetti non compie). Allo stesso modo, e per le stesse cause, sarebbe risultata dissonante rispetto al tono dell’opera un procedere registicamente per campi larghi e di ampio respiro. Intelligentemente invece, la macchina da presa privilegia piani estremamente ravvicinati sui volti dei suoi protagonisti e in particolar modo sul personaggio dell’antieroica eroina. Così, se dapprima Mara ci risulta una maschera di glaciale impassibilità, entro la fine del film riusciamo conoscere il suo volto tanto da leggerci ogni minimo segnale capace di tradire la sua interiorità così complessa, contenuta e stratificata.
Matt e Mara: le vie dell’incomprensione
La parabola che disegna la protagonista del film, più o meno volontariamente che sia, è quella di una profonda incomprensione che permea ogni aspetto del suo quotidiano. Reciprocamente di lei nei confronti del mondo circostante e viceversa, ma anche di lei nei confronti del marito. In questi frangenti, l’elemento dell’incomunicabilità si traduce in una sua indifferenza diffusa, quasi vera e propria indolenza, se non addirittura scherno nei confronti del compagno – vediamo presto in effetti come non esiti a palesare le sue perplessità nei confronti del mestiere del ragazzo, che non solo non supporta ma neanche si sforza di apprezzare. Anche quella di cui fa esperienza nei confronti di Matt è una potente incomprensione, ma percorre strade e genera soluzioni del tutto differenti. Il loro essere tanto distanti non genera nella protagonista un rifiuto, né l’indifferenza di cui sopra, ma scatena una curiosità intrisa di fascinazione.
Lei non sa sorridere, ma lascia che lui glielo insegni per accogliere i sorrisi che in risposta il mondo le rivolge; lei non sa essere partecipe agli eventi, ma lascia che lui accompagnandola, le mostri come esserlo. Quello a cui sono destinati è però l’eco di un’esperienza già vissuta, di cui non tardano a riemergere anche i riverberi più negativi. Così come la comparsa del ragazzo genera scompiglio nella sua quotidianità, il frequentarlo continuativamente come in passato genera scompiglio nella loro interazione pacifica. Si costituisce così un dramma romantico nell’accezione meno sensazionalistica del termine. Elegante, contenuto, dai toni quasi nord-europei, Matt e Mara finisce per farsi raccolta di momenti quotidiani che, apparentemente insignificanti, si configurano invece come sostanziali permettendo alla sua protagonista di ricalibrare la propria bussola interiore.