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Loveless, la recensione

Nel 2017 il regista russo Andrej Zvjagincev, autore de Il ritorno (2003), vincitore del Leone d’oro 60ª Mostra Cinematografica di Venezia, dirige Loveless, un film che con duro realismo descrive un dramma familiare ambientato a Mosca. La pellicola si ispira a Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman e racconta la storia di una coppia in procinto di divorziare che dovrà affrontare un’esperienza dolorosa in seguito alla sparizione del figlio.

Loveless ottiene importanti riconoscimenti a livello internazionale fra cui il Premio della giuria al Festival di Cannes, dov’è stato presentato in anteprima, il Premio Cèsar per il miglior film straniero e due candidature al Golden Globe e al Premio Oscar. Nel cast tra gli interpreti principali figurano Mar’jana Spivak, Aleksey Rozin e Matvey Novikov.

Loveless – Trama

Ženja e Boris hanno deciso di comune accordo di divorziare e di vendere l’appartamento in cui vivono. Entrambi sono pronti a rifarsi una vita con i nuovi rispettivi fidanzati e a dare un colpo di spugna al passato. Resta ancora da stabilire con chi andrà a vivere il figlio dodicenne, Alëša. Nessuno dei due lo vuole e si discute quotidianamente sulla questione. Durante uno dei loro litigi, Alëša ascolta inavvertitamente i genitori che sembrano essere sempre più propensi ad affidare il ragazzo ad un orfanotrofio. Nascosto nel bagno, solo e in compagnia soltanto della sua sofferenza, Alëša scoppia in un pianto silenzioso perché ha appena scoperto di essere per i suoi genitori soltanto un fastidio di cui sbarazzarsi. Dopo qualche giorno, il ragazzo scompare nel nulla e i genitori, alquanto sconcertati, si rivolgono alle autorità. Durante le ricerche, Ženja e Boris saranno costretti a fare i conti con se stessi.

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Loveless

Una vita senza amore

Zvjagincev descrive con un realismo disarmante il ritratto di una famiglia disfunzionale il cui dramma risiede nell’assenza di affetti e nella negazione dei legami di sangue. Ženja e Boris non intendono prendersi cura di loro figlio, né mai sono stati capaci di farlo, e agiscono non in virtù di un istinto genitoriale, che sarebbe naturale ritrovare in loro e che a quanto pare non possiedono, ma spinti soltanto dall’egoismo personale e dall’esigenza di porre rimedio agli errori del passato. Nessuno dei due è consapevole delle proprie responsabilità e del proprio ruolo di genitore: Ženja sembra più impegnata a scorrere ossessivamente i contenuti del suo cellulare che a prendersi cura di Alëša, mentre Boris è preoccupato solo di perdere il lavoro, dal momento che il suo capo è un integralista della Chiesa ortodossa e non ammette che i suoi dipendenti divorzino.

Loveless

Entrambi sono poi convinti di poter iniziare un nuovo percorso di vita con un altro uomo, un’altra donna, e provare finalmente quell’amore per troppo tempo rinnegato, taciuto, represso. Eppure, lo sguardo severo del regista ci mostra quanto impossibile sia per un animo arido e privo di umanità vivere pienamente la propria esistenza in tutte le sue espressioni.

Loveless, la verità è dentro di noi

Come può un figlio sopravvivere all’indifferenza dei genitori? Zvjagincev interroga i suoi protagonisti sottoponendoli ad una dura prova, forse la più difficile di tutte, che li costringerà a fare i conti con la propria coscienza. Pertanto, la scomparsa di Alëša offrirà a Ženja e a Boris l’occasione, unica e irripetibile, per esplorarsi dentro e riflettere sulle proprie scelte per far emergere nuove verità. Mentre dunque procedono incessanti le ricerche e si insinua il dubbio che qualcosa di spaventoso sia accaduto al piccolo Alëša, affiora sui loro volti un’espressione nuova, di preoccupazione, che si tramuterà presto in pena, angoscia, disperazione. In questo quadro di desolazione l’unico barlume di umanità è rappresentato da un gruppo di volontari che muniti di tanta pazienza si mettono sulle tracce del ragazzo, riuscendo a sopperire in parte all’inefficienza della polizia ormai arenatasi nella burocrazia.

Un’ambientazione simbolica

In Loveless la Natura viene ad assumere una funzione simbolica, divenendo il riflesso della catastrofe interiore dei protagonisti e rappresentazione del dramma. La storia si svolge infatti in un’atmosfera fredda e distaccata, quasi cristallizzata, dove ogni elemento testimonia l’assenza, la perdita, l’aridità: un albero spoglio si erge come uno scheletro in una landa desolata, una foresta riarsa nel cuore della città, le acque gelide di fiume deserto, il sole che non riscalda mai. Non c’è impronta umana in questi luoghi, non c’è presenza che animi queste terre e ogni cosa rimanda ad un’immagine di abbandono, di desolazione.

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Loveless

Loveless, in conclusione

Loveless si presenta come un’opera di denuncia sociale in cui il giudizio impietoso del regista si abbatte innanzitutto sulla famiglia e sulle sue dinamiche disfunzionali, ma finisce poi per investire la società tutta, in particolare quella russa, attraverso una critica non troppo velata nei confronti della religione e delle istituzioni. Lo sguardo disincantato di Zvjagincev si mostra attraverso un racconto crudo e realistico che sa guardare nel profondo dei suoi personaggi, evidenziandone contraddizioni e fragilità. La narrazione procede a ritmo sostenuto e si carica di non pochi momenti di suspense che riescono a tenere alta l’attenzione del pubblico. Notevole appare anche la fotografia di Mikhail Krichman e la potente colonna sonora di Evgenij Gal’perine e Saša Galperin. In definitiva, Loveless è un film ben scritto e diretto che prova a riflettere sui rapporti umani e che riesce a coinvolgere emotivamente lo spettatore con un finale per nulla scontato.

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Al centro di Loveless vi è il ritratto di una famiglia disfunzionale guidata da due genitori troppo impegnati a soddisfare le proprie esigenze per prendersi cura del proprio figlio. La tragedia che ne deriverà li costringerà a fare i conti con se stessi. Un'opera di denuncia che non risparmia nessuno.
Alessia Pennino
Alessia Pennino
Il cinema ha sempre rappresentato per me il rifugio perfetto dalle vicissitudini quotidiane, un porto sicuro dalla realtà, ma anche la dimensione ideale in cui sogni e desideri prendono forma. Ho sempre coltivato un interesse profondo per quest'espressione artistica, immaginandomi un giorno di scrivere recensioni per poter esprimere il mio punto di vista.

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