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Lamborghini – un disastro leggendario

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Lamborghini: The Man Behind the Legend si inserisce in un lungo filone recente di opere sull’automobilismo. Si tratta della trasposizione del libro biografico scritto dal figlio di Ferruccio, con la regia di Bobby Moresco. Il regista nel 2006 si è aggiudicato l’Oscar per la miglior sceneggiatura assieme a Paul Haggis per il film Crash. Il ruolo di Ferruccio Lamborghini è interpretato da due attori: Frank Grillo e Romano Reggiani (che interpreta l’imprenditore da giovane). Nel cast troviamo anche Mira Sorvino (Annita), Fortunato Cerlino (Antonio, padre di Ferruccio), Gabriel Byrne (Enzo Ferrari), Hannah Van der Westhuysen (Clelia), Matteo Leoni (Matteo). Lamborghini è stato distribuito in Italia da Notorius e Prime Video.

Lamborghini – la trama

Il racconto di Lamborghini: The Man Behind the Legend parte dal giorno del ritorno di Ferruccio dalla Seconda Guerra Mondiale. Questi, ricongiuntosi alla famiglia, espone ad Antonio la sua idea di progettare e vendere dei trattori, incontrando però lo scetticismo del padre. Ferruccio decide, allora, di partecipare assieme all’amico Matteo alla corsa che si tiene in città per racimolare i soldi necessari ad avviare l’attività. Dopo aver fallito nei propri intenti torna a rivolgersi al padre per un prestito. Questo prestito sarà motivo di contrasto con Clelia, incinta dell’uomo, che gli contesta di non preoccuparsi della situazione economica in cui versa la sua famiglia. Ferruccio e Matteo iniziano comunque a lavorare al loro progetto, fino a quando Clelia non muore dando alla vita il figlio. Ma quando Lamborghini inizia una relazione con Annita, di cui l’amico è sempre stato innamorato, la frattura tra i due amici si rivelerà insanabile.

A questo punto il film ci proietta nel 1963. Lamborghini è ormai un’azienda ben avviata e Ferruccio un imprenditore di successo. La sua volontà di espandersi lo porta a pensare di far entrare il suo marchio nel mondo dell’automobilismo sportivo. Dopo un incontro complicato con Enzo Ferrari, al quale aveva proposto una collaborazione, l’uomo decide di progettare un’auto tutta sua. Nasce così la famosa Miura, che viene presentata al Salone dell’auto a Ginevra nel 1964. Nella parte finale del film, a seguito di contestazioni sindacali, Ferruccio decide di cedere la società al figlio e ai fratelli.

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Lamborghini – la recensione

Ci sono almeno due diverse tipologie di film che si incontrano in Lamborghini. La prima è quella già citata dell’automobilismo (dal più recente Ferrari a Rush, per esempio). L’altra tipologia è quella di film ambientati in Italia, con personaggi italiani ma interpretati da attori stranieri. Senza voler entrare in questa polemica già ampiamente dibattuta, va detto che in certi casi questa scelta finisce a inficiare sulla qualità della produzione. Non si capisce perché gli attori in Lamborghini parlino in inglese ma con una cadenza italiana, evidentemente forzata. Di più: non si capisce perché Ferruccio, nato nella provincia ferrarese, parli con un accento del Sud Italia. Ancora di meno si capisce la presenza, quasi macchiettistica, del rapper Clementino con cui inscena dei siparietti che probabilmente dovrebbero far ridere, fallendo. Ma se l’aspetto linguistico fosse il solo problema di Lamborghini sarebbe comunque un bene. Il problema è che non è così.

Si fa una certa fatica a trovare qualcosa di salvabile in questo film. Le interpretazioni, già danneggiate dal profilo linguistico già menzionato, scadono nel ridicolo in più occasioni. Il personaggio di Ferruccio sembra esprimersi solo attraverso frasi motivazionali, anche a cena con la moglie o col figlio sembra tenere una conferenza di mindfulness. Peggio riescono a fare gli attori di contorno che sembrano calati nel film in modo casuale. Allo spessore pressoché nullo dei personaggi fa da corredo una regia che riesce nell’impresa di distinguersi per la sua insufficienza. Moresco, che è anche sceneggiatore, decide di non raccontare quasi nulla del contesto attorno a Ferruccio. Se è vero com’è vero che spesso i film vengono accusati di essere troppo didascalici, in questo caso assistiamo alla sua operazione contraria. È una scelta errata: per trattare del Dopoguerra in Italia, del boom economico e dei suoi protagonisti bisognerebbe quantomeno conoscere la storia.

Quando sarebbe meglio lasciar perdere

Aggiungiamo un altro genere di appartenenza per Lamborghini: The Man Behind the Legend. Si tratta del genere per il quale se ci sono degli indizi, talvolta, bisognerebbe lasciar perdere. Il film ha incontrato, infatti, non pochi inconvenienti. Per la regia era stato annunciato Michael Radford (Il postino) che ha poi rinunciato ed è stato sostituito da Moresco. Allo stesso modo sono cambiati rispetto ai progetti iniziali gli attori del film. Per il ruolo di Ferruccio era stato scelto Banderas e per quello di Ferrari Alec Baldwin. Sebbene sia successo in alcuni casi che delle produzioni difficili abbiano prodotto grandi risultati, spesso le difficoltà denunciano una situazione in cui non è semplice lavorare.

Restando in tema di lasciar perdere: non sarebbe meglio lasciar perdere un certo tipo di recitazione? Va bene scegliere attori e attrici non italiane per interpretare personaggi italiani, ma perché recitare in questo modo? È la stessa domanda che ha attanagliato molti durante House of Gucci e non abbiamo ancora risposta. Lamborghini: The Man Behind the Legend è comunque l’ulteriore prova di una fascinazione statunitense per le grandi famiglie imprenditoriali italiane (come Ferrari e appunto Gucci). Una fascinazione che potrebbe portare ad altre produzioni, si spera leggermente migliori di Lamborghini.

PANORAMICA

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Lamborghini: The Man Behind the Legend è un film insoddisfacente sotto ogni punto di vista. Riesce nell'impresa di sbagliare quasi tutto quello che è possibile sbagliare in un film.

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