Il primo lungometraggio del maestro dell’animazione minimalista Michaël Dudok de Wit, La tartaruga rossa, è una straordinaria opera visiva e narrativa, nata dalla collaborazione con lo Studio Ghibli. Questo film del 2016 esplora il delicato equilibrio tra l’uomo e la natura, un tema caro al regista e profondamente radicato nella poetica dello studio giapponese. Come in Ponyo, anche La tartaruga rossa esplora la connessione profonda tra l’uomo e la natura, con elementi acquatici che rimandano a un tema di trasformazione e armonia con il mondo circostante. In un’epoca in cui l’animazione è spesso sinonimo di ritmo frenetico e riferimenti alla cultura pop, La tartaruga rossa si distingue per la sua quiete e la sua grazia, evocando riflessioni sul significato della vita e sul ciclo naturale che ci avvolge.
La tartaruga rossa – Trama
Ambientato in un’isola tropicale deserta, il film segue le vicende di un uomo naufrago che, dopo essere stato scaraventato dalle onde su una spiaggia, si ritrova a fare i conti con la propria solitudine e il paesaggio circostante. Diversamente da opere come Cast Away o All Is Lost, dove il focus è sulla lotta per la sopravvivenza e il desiderio di fuga, Dudok de Wit ci invita a immergerci in una narrazione più contemplativa. Qui, la natura non è solo uno sfondo, ma una presenza viva, parte integrante dell’esperienza umana e del suo sviluppo emotivo.
Nei primi momenti, il protagonista si scontra con la crudele realtà del suo isolamento: il mare respinge ogni suo tentativo di scappare, distruggendo ripetutamente le sue zattere. Ma è proprio in questa frustrazione che il film pone la domanda centrale: come si vive davvero quando non si può più fuggire? Attraverso lunghe inquadrature su spiagge bianche e foreste di bambù, La tartaruga rossa trasforma un’isola apparentemente paradisiaca in un microcosmo di conflitti interiori e armonie da scoprire.
Il legame con la natura
La svolta narrativa arriva con l’ingresso della tartaruga rossa, una creatura imponente che inizialmente rappresenta un ostacolo alla fuga del protagonista. Tuttavia, la relazione tra l’uomo e l’animale si evolve inaspettatamente, portando a una trasformazione sia simbolica che concreta. La tartaruga, dapprima oggetto della rabbia e della violenza del naufrago, si trasforma in una donna dai capelli rossi, che diventa la sua compagna. Questo passaggio dalla solitudine alla connessione sottolinea il profondo legame tra l’uomo e la natura, non come entità separate, ma come parti di uno stesso ciclo vitale. La coppia trova conforto e complicità nel condividere la quotidianità. La nascita di un figlio porta una gioia inattesa e trasforma la loro esistenza solitaria in un piccolo nucleo familiare.
Gli anni scorrono tranquilli, con il bambino che cresce esplorando l’isola e imparando i segreti del suo ecosistema. Tuttavia, questo equilibrio viene spezzato da un devastante tsunami, che colpisce l’isola con violenza. La vegetazione rigogliosa – e quindi il rifugio della famiglia – viene distrutta e il padre viene trascinato al largo dalle acque. È grazie all’intervento del figlio adolescente, accompagnato da tre maestose tartarughe marine, che l’uomo riesce a tornare sull’isola, ormai stremato ma vivo.
La fine del ciclo
Con il tempo, il ragazzo cresce, sviluppa un forte legame con il mare e l’ambiente circostante e, raggiunta l’età adulta, sente il richiamo verso nuovi orizzonti. Saluta i genitori e parte per esplorare il mondo, accompagnato sempre dalle tre grandi tartarughe che sembrano guidarlo nel suo viaggio. La partenza del figlio segna una nuova fase per l’uomo e la donna, che restano nuovamente soli sull’isola.
Gli anni continuano a passare, segnando i loro volti e i loro corpi, mentre i capelli si tingono di grigio e poi di bianco. Un giorno l’uomo non si risveglia più. La donna ritorna a essere la tartaruga rossa, chiudendo il cerchio iniziato tanto tempo prima. Lentamente, si dirige verso il mare, il suo luogo d’origine, lasciando dietro di sé una storia di amore e profonda connessione.
La tartaruga rossa – Recensione
Il cuore del film è una riflessione sul ciclo della vita, rappresentato attraverso la storia della piccola famiglia che si forma sull’isola. La coppia e il loro figlio incarnano l’interconnessione tra generazioni, la crescita, il desiderio di libertà e il ritorno inevitabile alla natura. L’adolescenza del figlio, i suoi sogni di avventura e il suo distacco finale dal nucleo familiare riflettono la transitorietà dell’esistenza e la necessità di abbracciare il cambiamento.
Dudok de Wit intreccia realismo e magia, invitando lo spettatore a interpretare la storia secondo la propria sensibilità. È un’allegoria sull’amore, o sulla perdita? O forse il sogno consolatorio di un uomo che affronta la morte in solitudine? La mancanza di risposte definitive è ciò che rende La tartaruga rossa un’opera tanto affascinante.
Il racconto dell’ecologia attraverso l’animazione
Dal punto di vista visivo, La tartaruga rossa è un’opera d’arte. Realizzato principalmente con tecniche 2D disegnate a mano, il film utilizza una tavolozza di colori sobria ma vibrante, passando dalle tonalità cristalline delle acque tropicali ai toni scuri e monocromatici delle notti. Ogni scena è un dipinto, arricchito da dettagli che catturano i cambiamenti di luce, il movimento della vegetazione e la forza degli elementi naturali. La semplicità delle figure umane, che richiamano lo stile essenziale di Tintin, contrasta con la complessità emotiva che trasmettono attraverso i movimenti e le espressioni.
L’attenzione ai dettagli si estende anche alla rappresentazione degli eventi catastrofici, come lo tsunami che devasta l’isola. L’animazione, pur essendo minimalista, riesce a comunicare la potenza distruttiva della natura e l’impotenza dell’uomo di fronte ad essa, in una sequenza che lascia il segno per la sua intensità. Il film porta con sé un messaggio ecologico. L’isola, con il suo fragile ecosistema, diventa una metafora del nostro pianeta, minacciato dalla distruzione e dalla perdita di equilibrio. Allo stesso tempo, La tartaruga rossa ci ricorda che la natura è anche fonte di rigenerazione e trasformazione, capace di adattarsi e sopravvivere nonostante le avversità.
Conclusioni
La tartaruga rossa è una perla dell’animazione che combina semplicità formale e profondità tematica. È un film che celebra la bellezza e la complessità del rapporto tra l’uomo e la natura, trasformando una storia apparentemente semplice in una meditazione poetica sulla vita, la morte e la rinascita. La collaborazione tra Michaël Dudok de Wit e lo Studio Ghibli ha prodotto un’opera unica nel suo genere, che resterà a lungo nella memoria degli spettatori per la sua capacità di emozionare.