HomeDrammaticoJust Charlie - Diventa chi sei

Just Charlie – Diventa chi sei

Dopo aver ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, è giunto finalmente nelle nostre sale Just Charlie – Diventa chi sei, diretto e prodotto dalla regista Rebekah Fortune al suo primo lungometraggio, distribuito in Italia da Valmyn e Wanted Cinema. Sviluppato dal cortometraggio del 2011 “Something Blue”, il film affronta il delicato tema della disforia di genere con grande gentilezza e garbo. La regista, lavorando su una sceneggiatura di Peter Machen, ottiene un piccolo gioiello di sensibilità e impegno, un feel good movie che celebra il coraggio di essere se stessi e la forza della famiglia. Charlie, il protagonista, è un adolescente della provincia inglese con una grande passione e un notevole talento per il calcio. Apparentemente sembra avere tutto dalla vita: una splendida famiglia, degli amici e un ingaggio da sogno da parte di una delle squadre calcistiche più importanti, il Manchester City. Tuttavia, il futuro di Charlie è molto diverso da quello che i genitori sperano, perché dentro di sé sente di essere nato nel corpo sbagliato, in un corpo che non gli appartiene. Lui è un ragazzo, ma si sente una ragazza. Pertanto Charlie è tremendamente combattuto tra il desiderio di compiacere le ambizioni degli altri e il bisogno di affermare la propria identità.

Just Charlie

Il cuore del film è, di certo, l’esibizione del protagonista, interpretato da un giovanissimo Harry Gilby che, nella sua profonda trasformazione fisica ed emotiva, riesce abilmente a trasmettere non solo le lotte ma anche i punti di forza del giovane di fronte a numerose vicissitudini, senza perdere di vista il suo personaggio nel processo. È un esibizione tremendamente astuta e progressivamente inconsapevole da parte di una persona così giovane, e Gilby riempie lo schermo in ogni singola scena. C’è una sequenza verso l’inizio del film, in cui Charlie è costretto ad indossare un abito da cerimonia per un matrimonio, in cui il suo disagio e la sua angoscia sono palpabili, quasi claustrofobiche. Ma una delle parti più importanti di Just Charlie non è solo guardare la sua personale lotta, ma anche vedere come la sua famiglia e i suoi amici più vicini reagiscono alle notizie. La rappresentazione incredibilmente umana dei genitori – una madre preoccupata e tuttavia solidale (Patricia Potter), e un padre esitante, riluttante e distratto (Scot Williams) – è perfettamente allineata con il conflitto interiore del personaggio principale. Tra le visite mediche, la sostituzione dei suoi vecchi vestiti e il dover affrontare il mondo esterno, il film fa un ottimo lavoro nel bilanciare il trauma personale di Charlie con la sensazione di perdita e confusione che i suoi genitori provano. A volte è soffocante vedere la famiglia appesa a un filo, ma anche percepire le emozioni e le sensazioni di Charlie. Sua sorella Eve (Elinor Machen-Fortune) svolge un ruolo fondamentale nella sua svolta e dà una mano molto necessaria alla sua nuova sorella trovata, così come anche il coach Mick che è il primo a scoprire il suo “segreto”, ma anche il primo a comprenderlo e a dargli supporto.

Just Charlie

Mentre Charlie si sente a suo agio nella sua nuova pelle e gioca nella squadra delle ragazze, c’è ancora una paura di fondo su ciò che la gente potrebbe pensare, su ciò che potrebbero fare. La crescente alienazione del personaggio e la lotta con la disforia di genere sono chiaramente documentate in diverse scene. Il film della Fortune segue tutti gli effetti a catena del cambiamento di genere di Charlie e ciò consente di esaminare davvero le relazioni e le reazioni di chi è vicino a Charlie. La maggior parte delle persone non è preparata né abbastanza tollerante per provare almeno a capire il vero io di Charlie. Ciò include la chiusura e l’allontanamento da parte di sua nonna e del suo migliore amico, la derisione dei compagni di scuola e la fatica del padre ad accettarlo tra imbarazzo e incomprensione, che lo porta in conflitto diretto con il resto della famiglia. Il film mostra anche gli effetti della violenza su Charlie, ma non fa sensazionalismo o baldoria, invece si concentra con gusto sulle conseguenze e sul trauma che la violenza transfobica crea. Tuttavia, Rebekah Fortune non giudica mai nessuno dei suoi personaggi e, questa è l’altra forza di Just Charlie, che cerca di capire il turbamento di ognuno di loro.

Just Charlie

Chi pensiamo di essere e chi siamo realmente? Nella società del consenso e dell’omologazione di massa, è difficile fare i conti con se stessi, con la propria identità, soprattutto se l’interno non corrisponde all’esterno. Le persone transgender sono individui che hanno un’identità e/o un’espressione di genere che si discosta dal sesso assegnato alla nascita. Per comprendere il percorso di queste persone e le battaglie che devono affrontare per diventare finalmente chi sono veramente, il cinema può rivelarsi un ottimo strumento per aiutare ad abbattere le barriere, a sfidare gli stereotipi di genere, cercando di dar voce e rappresentanza alle loro storie. Film come “Tomboy” di Celine Sciamma (2011), “Laurence Anyways” di Xavier Dolan (2012), “The Danish Girl” di Torn Hooper (2015), “They” di Anahita Ghazvinizadeh (2017) e “Girl” di Lukas Dhont (2018) sono un ottimo esempio da prendere in considerazione. Anche Just Charlie in questo fa un ottimo lavoro. Un film che diventa un’esperienza educativa, emotiva, a volte esasperante, ma profondamente toccante, intima e personale. “La persona che vogliamo essere è dentro ognuno di noi”, ribadisce il film, ma l’altro messaggio che la Fortune vuole lanciare a chi si trova fuori da questa esperienza è quello di affrontare questi argomenti con una mente più aperta. Oltretutto il titolo è assolutamente perfetto ed esplicativo. Questo non è un film con un protagonista transgender, ma in realtà tratta solo di una persona, una ragazza intrappolata nel corpo di un ragazzo, che lotta per essere quello che è veramente: solo Charlie.

Voto Autore: [usr 3,5]

Maria Rosaria Flotta
Maria Rosaria Flotta
Laureata in Scienze della Comunicazione con una tesi sul cinema d'animazione. Curiosa, attenta e creativa. Appassionata di cinema, arte e scrittura.

ULTIMI ARTICOLI