Non sempre abbiamo il coraggio di affrontare i fantasmi del nostro passato e ripercorrere i sentieri tortuosi della nostra memoria. Lasciamo invece che il flusso degli eventi scorra indisturbato perché temiamo di dipanare la matassa di ricordi dolorosi. A volte però certe esperienze imprimono un segno così forte sulle nostre esistenze che non possiamo fare a meno di voltarci indietro. E’ ciò che capita al protagonista de Il segreto dei suoi occhi (El secreto de sus ojos), scritto e diretto dall’argentino Juan Josè Campanella nel 2009 e liberamente ispirato al romanzo La pregunta de sus ojos di Eduardo Sacheri che ha anche collaborato alla sceneggiatura.
Un thriller irresistibile incentrato sulla storia di un ex agente federale di Buenos Airos che per dare un senso alla sua vuota esistenza decide di scrivere un romanzo su un caso di omicidio da lui seguito molti anni prima. La scrittura diventa però il pretesto per riflettere sulle proprie scelte passate e provare a cambiare il proprio futuro.
Cast e premi
La pellicola riscuote subito un enorme successo tanto da ottenere numerosi e importanti riconoscimenti tra cui nel 2010 il Premio Oscar come miglior film straniero e il Premio Goya come miglior film straniero in lingua spagnola.
Nel ruolo dei protagonisti troviamo una coppia di interpreti già collaudata dal regista nella pellicola precedente El mismo amor, la misma Lluvia (1999): l’attore argentino Ricardi Darìn, che ha collaborato con Campanella anche in Luna de Avellaneda e ne Il figlio della sposa, e l’affascinante Soledad Villamil, che vince il Premio Goya come migliore attrice rivelazione.
Il segreto dei suoi occhi – La trama
Argentina, 1999. Benjamìn Espòsito, ex assistente della procura di Buenos Aires, non hai mai smesso di interrogarsi sul caso Morales avvenuto nel 1974 e relativo all’omicidio efferato di una giovane donna. Ormai in pensione, decide di scrivere un romanzo su quella terribile storia che ha vissuto in prima persona. A tal proposito si rivolge a Irene Menéndez-Hastings, segretaria del Pubblico Ministero, per ricostruire insieme quei fatti e far luce su alcune ombre rimaste irrisolte.
Attraverso l’esercizio della memoria il protagonista rievocherà un passato di amore e di morte, non consapevole che i ricordi, una volta sprigionati, riscriveranno il suo futuro.
Argentina, 1974
Liliana era una giovane sposina strappata brutalmente alla vita e all’amore di suo marito Ricardo Morales, un uomo pacato e onesto, che dopo la sua scomparsa non si dà pace e si getta nella ricerca ossessiva del killer con scarsi risultati. Il caso viene risolto dopo poco dall’agente Benjamin Espòsito con l’aiuto dell’astuta Irene, di cui è segretamente innamorato, e del suo fedele collega Pablo Sandoval. Tuttavia pochi mesi dopo l’arresto, inaspettatamente l’assassino viene liberato per opera di alcuni funzionari corrotti del regime militarista argentino. Poi di lui si perde ogni traccia. Ma la sete di giustizia tornerà a rimescolare le carte. Sono passati ben 25 anni da quella tragica vicenda eppure Benjamin non intende arrendersi alla tentazione dell’oblio. Ancora nitide sono in lui le immagini di morte e di dolore, ancora troppo forte è il rimorso di non essere andato fino in fondo.
Un dramma sentimentale
Tentare di ricondurre la pellicola ad un genere specifico rischierebbe di comprometterne la giusta comprensione. Le dinamiche tipiche del thriller poliziesco che sfociano nel colpo di scena finale rappresentano infatti soltanto la cornice narrativa di un dramma sentimentale basato un amore mai confessato, quello tra Benjamìn e Irene. Lei, rigida e razionale. Lui, impulsivo e sregolato. Troppo diversi per rientrare in uno schema definito di coppia, eppure legati da un sentimento profondo che viene rivelato soltanto dall’intensità dei loro sguardi (da cui il titolo). Anche il loro è un caso irrisolto, ancora pieno di ombre, come quello di Liliana vittima di un assassino scomparso nel nulla. Anche loro sono colpevoli di un delitto che li ha condannati ad una vita vuota, di frustrazioni e rimorsi.
Il segreto dei suoi occhi – Il tempo della memoria
La storia che ci racconta Campanella è un viaggio nostalgico alla ricerca della verità attraverso il ricordo di un passato che conserva ancora la speranza di essere scoperto e rivissuto. È la memoria che indaga, che rivela, che disvela. Attraverso un lungo flashback lo spettatore rivive quei fatti e tenta di ricostruirli insieme ai personaggi, un tassello alla volta, per tornare poi al tempo della narrazione. Nel movimento sinuoso tra passato e presente, tra tempo della memoria e tempo del racconto, trapela una critica velata nei confronti del contesto storico di morte e violenza di fine anni Settanta e inizio anni Ottanta, sotto la dittatura argentina.
In conclusione
Eros e thanatos, giustizia e vendetta, odio e rancore, sono questi gli ingredienti perfetti per un thriller sentimentale il cui movente risiede nell’eroico tentativo dei personaggi di affrontare i propri demoni, di ripensare ai propri errori e rivedere le proprie scelte. La memoria è un terreno spesso insidioso che possiamo percorrere con la costante paura di cadere o con lo spirito di chi è pronto a superare l’ostacolo. Campanella ci pone quindi davanti a una scelta, inducendoci a riflettere sulla forza evocativa dei ricordi e sulla possibilità di guardare avanti senza mai dimenticare ciò che è stato.