È opinione diffusa che ormai i teen drama stiano cambiando. Vuoi perché la generazione attuale di giovani ha a cuore nuove tematiche, vuoi perché, anche se non si fa altro, come sempre, che criticare gli adolescenti additando loro superficialità e varie colpe, in realtà si diffonde sempre una nuova consapevolezza fra loro. Heartstopper è un teen drama uscito su Netflix, attualmente alla prima stagione, tratta dalla serie a fumetti di Alice Oseman.
Mostra con grande capacità e intensità che cosa significa parlare di sessualità oggi e soprattutto come possiamo, volendo, riuscire a tirarci fuori da certi cliché o banalità.
Heartstopper ,una storia di Alice Oseman
Alice Oseman è un’autrice britannica che, esordita giovanissima, tratta di sessualità nei suoi romanzi e dei problemi degli adolescenti. Heartstopper è il suo lavoro più famoso, che l’ha consacrata in Italia come autrice famosissima e amatissima. Oseman si è dichiarata asessuale, e nel suo ultimo romanzo racconta proprio l’asessualità.
In Heartstopper l’attenzione principale è data al coming out, il bullismo conseguente e le crisi riguardo l’orientamento sessuale, tutti temi LGBT. La storia racconta di un ragazzo non molto popolare a scuola che dopo che ha fatto coming out è stato preso di mira dai ragazzi più popolari, tanto da nascondersi sovente dal professore d’arte a pranzare da solo per sfuggire ai bulli.
Dopo molto tempo, è venuto a patti con tutto ciò. All’inizio della serie scopriamo che ha anche una sorta di fidanzato, un giovane popolare a scuola che però vuole vederlo di nascosto, non vuole dire a nessuno di essere gay e anzi sembra non volerlo ammettere neppure a se stesso. Fin da subito allora Heartstopper mostra una realtà fin troppo vera: l’omosessualità è ancora spesso condannata perfino dai più giovani ed essere se stessi alla luce del Sole è diventato un lusso che pochi possono permettersi.
Il pilot è a tratti lento a tratti un po’ melodrammatico, probabilmente l’unico difetto della serie è che è troppo “silenziosa”. Per chi è cresciuto negli anni novanta ed è abituato a colonne sonore penetranti e molto invasive, il silenzio domina fin troppo. Ma è un’altra prova che i teen drama stanno davvero cambiando.
La coppia e i dramma adolescenziali al centro
Un modo del tutto errato di concepire la serie è come una fosse “adulta”, quando non lo è. Heartstopper è un prodotto unicamente per adolescenti. Allora certi cliché e banalità sono giusti e anche tristemente veri. L’intreccio si smuove quando il protagonista conosce un altro ragazzo, apparentemente etero, ma con cui più fa amicizia più sembra nascere qualcosa di più. Il ragazzo entra in crisi totalmente per quanto riguarda il suo orientamento sessuale.
Se non riveliamo i nomi di questi ragazzi non è perché sia un affare di stato, bensì perché potrebbero essere chiunque. Bisogna sottolineare che la forza di questo teen drama è di fare riconoscere gli adolescenti in ciò che racconta, per quanto a volte banale e per altri versi necessario da ribadire. Fare comprendere allo spettatore che non è da solo e rivalutare la vera natura del teen drama.
Il “drama” nella vita di tutti i giorni è fortemente stigmatizzato come negativo, tanto che diciamo “non farne un dramma” se qualcuno esagera. È un gioco di parole stupido che però ci mostra come, di base, a volte invece concentrarsi sui nostri drammi può essere utile. Gli adolescenti hanno bisogno di sentirsi capiti e di non sentirsi esclusi dal mondo, incompresi o da soli.
Contro l’omofobia e in particolare la bifobia
Un aspetto assolutamente interessante di Heartstopper sta nel fatto che non vada contro l’omofobia in maniera retorica, facendo vittime e carnefici o addirittura propugnando concetti che da molti sono considerati ovvi (per quanto sempre importante sia ribadirli). La serie non pretende di insegnare alcunché: ti mostra ciò che succede nella vita di tutti i giorni di un adolescente, e lo fa con una delicatezza e una dolcezza molto funzionali. Grande spazio viene dato alla bisessualità e alla sua discriminazione. Un orientamento spesso accusato di non essere “né carne né pesce”, additato come semplice confusione. A prescindere da come la si pensi, la serie invita a una riflessione in tal senso.
Sguardi intimoriti, momenti fugaci, risate, frappè e tipici momenti adolescenziali. Tutto con la consapevolezza che ciò che succede a ognuno di noi può avere un riscontro positivo. Perfino allontanarsi da un amico, cambiare il proprio modo di vivere. E non dimentichiamoci del cast: Olivia Colman che interpreta la madre di uno dei ragazzi probabilmente la migliore da citare.
Questo perché l’approccio adulto in tale contesto è lasciato in secondo piano, ma non la sua piena caratterizzazione, coerente e funzionale a ciò che accade. I genitori non sono tirati fuori dalle situazioni dei figli, ma sono immagini empatiche di come dovrebbe funzionare, e di come a volte funziona, semplicemente capirsi.