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Gretel e Hansel

I racconti dei fratelli Grimm hanno sempre avuto qualcosa di ambiguo e vagamente spaventoso dietro l’etichetta di “favole per bambini”. Non tutti sanno che le loro storie, così come furono scritte all’inizio dell’Ottocento, erano molto diverse da come sono state tramandate ai giorni nostri. Avevano spesso un’ambientazione oscura e tenebrosa con toni fortemente drammatici e violenti che nel tempo sono stati celati o edulcorati per renderli accettabili dalla società che, nel corso dei decenni, stava cambiando e che non approvava più quei temi così crudi. Grazie alla Disney, una buona parte delle storie popolari raccolte dai due favolisti è stata “disinfettata”, ma c’era anche da aspettarsi che prima o poi qualcuno usasse il loro materiale per farne un racconto dell’orrore. Gretel e Hansel diretto da Oz Perkins nel 2020 è l’adattamento cinematografico in chiave horror della celebre fiaba “Hansel e Gretel” del 1812. Il film segue fedelmente la trama originale con diversi colpi di scena raccapriccianti.

Gretel e Hansel

In questa versione della storia, Gretel (Sophia Lillis) è una ragazza di 16 anni alle soglie dell’età adulta. I tempi sono duri e il cibo scarseggia. Incapace di trovare lavoro e, con una madre che ha perso il senno, si addentra nella foresta insieme al suo fratellino Hansel (Sammy Leaky). I due si imbattono in una casa isolata nel profondo del bosco che ospita una donna anziana apparentemente premurosa ma con ovvie intenzioni di nome Holda (Alice Krige). Sebbene abbia la stoffa di una tipica fiaba revisionista di Hollywood, il film si dirige in una direzione molto più interessante concentrandosi sul viaggio di Gretel verso l’età adulta. La storia scritta dallo sceneggiatore Rob Hayes viene raccontata in gran parte attraverso la prospettiva della fanciulla, ecco spiegato il perché dell’inversione dei nomi nel titolo, che dona al racconto anche un tocco più femminista. L’uso della doppia narrazione (con la voce fuori campo di Gretel) annuncia efficacemente le prospettive contrastanti a disposizione e porta maggiormente alla luce le lotte interiori della ragazza. In questo adattamento, Gretel è essenzialmente costretta a diventare la madre di Hansel in un’età in cui inizia a rendersi conto di quanto siano oppresse le donne nel suo mondo e si ritrova a desiderare la libertà. Convenientemente, chi dovrebbe arrivare se non la strega, un personaggio anch’esso femminile che riconosce il potere (potere letterale, ovviamente) che cresce dentro Gretel e la induce ad abbracciare l’oscurità piuttosto che la luce. È un concetto tematico interessante con cui giocare e che funziona bene nel secondo e nel terzo atto del film.

Gretel e Hansel

Gretel e Hansel mette in risalto il dialogo e il testo per cui i fratelli Grimm erano conosciuti, un testo che poteva tenere impegnato un lettore per ore. Oz Perkins dimostra di essere uno dei registi stilisticamente più abili che lavorano nel genere horror. Accresce con cura il terrore attraverso le interazioni tra i protagonisti in modo lento. Il film riesce meglio quando devia la narrazione piuttosto disorientata e invece si delizia in un’atmosfera inquietante. Alcuni fan più accaniti del genere horror potrebbero odiare il modo in cui il film opta per questa forma “più rilassata” di regia, con un ritmo meditativo ed elegante, invece di spaventi o quantità infinite di sangue. Perkins riempie l’inquadratura con primi piani sconcertanti e splendidi scatti ampi di sagome malevoli in un bosco inondato di una tonalità rosso argento. Il direttore della fotografia Galo Olivares infonde nella casa di Holda un bagliore ambrato che è allo stesso tempo caldo e malaticcio. Ogni scatto, contraddistinto da un’intelligente illuminazione d’atmosfera e dal posizionamento dei personaggi, è stato incorniciato quasi con una precisione pittorica. Il risultato complessivo è una visione inquietante e desolante che mantiene la sua presa, grazie a due eccellenti prestazioni e ai meravigliosi tocchi visivi di Perkins. Anche gli effetti sonori sono applicati con audacia, così come la colonna sonora ambientale del compositore francese Robin Coudert sintetica e sbalorditiva.

Gretel e Hansel

Tuttavia, il film vacilla in alcune aree. Non è un gioco da ragazzi quando si tratta di raccontare questa storia. Tutti sanno già che la vecchia donna che i due protagonisti incontrano nella foresta è una strega cattiva che intende mangiarli, ma i tentativi che fa per espandere la storia non lo fanno andare davvero ovunque. C’è una sottotrama introdotta in cui la strega insegna a Gretel come usare la magia e diventare lei stessa una strega, ma per lo più rimane un’idea vagamente interessante che aiuta leggermente nel confronto finale. A 87 minuti il film sembra troppo lungo o troppo breve, tornando alle sue immagini più minacciose abbastanza spesso da far sì che l’impatto inizi a sbiadire, ma non scavando mai adeguatamente in alcune delle vene più ricche che inizia a toccare. Ed è un peccato perché alcune idee erano veramente promettenti. Più inquietante che eccitante, più cupo che violento, più riflessivo che avventato, Gretel e Hansel non è il tipico horror, ma è sicuramente bello e ricco di composizioni accattivanti. È un tentativo elegante e dall’aspetto impressionante di portare alcune sensibilità horror d’essai agli spettatori.

PANORAMICA RECENSIONE

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni

SOMMARIO

Adattamento cinematografico in chiave horror della celebre fiaba “Hansel e Gretel” del 1812. Il film segue fedelmente la trama originale con diversi colpi di scena raccapriccianti.
Maria Rosaria Flotta
Maria Rosaria Flotta
Laureata in Scienze della Comunicazione con una tesi sul cinema d'animazione. Curiosa, attenta e creativa. Appassionata di cinema, arte e scrittura.

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