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Green Border – Il cinema schierato della Holland premiato a Venezia 80

Se vuoi vedere un buon sessanta-settanta per cento dei comportamenti di quelle che un tempo furono le S.S., le milizie naziste hitleriane, aggirati di notte nel Green Border, il confine verde di alberi e sottobosco che divide due terre avvelenate da politiche subdole ed odiose: Bielorussia e Polonia.

Qui la regista Agniezska Holland torna a dirigere con la consueta precisione stilistica e l’immancabile impegno morale il suo ultimo film, Premio speciale della Giuria a Venezia.80.

I profughi come armi destabilizzanti tra due limbi di odio

Non usa mezze misure, non parafrasa le situazioni, non astratrizza, nè ideologizza: la Holland studia, analizza e restituisce le problematiche dei flussi migratori trattati in quei pezzi di terra a lei ben noti, come fiumane di oggetti maledetti ed armi destabilizzanti.

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La frazione di spazio interessata potrebbe essere polmone paradisiaco ed invece è un camposanto di disperazione, un limbo di ricatti, morti e violenze su cui l’unione Europea fa orecchie da mercante.

Green Border 1

Green Border – Trama

Green Border in una struttura quadripartita racconta il doloroso fenomeno dell’odissea dei migranti provenienti da zone di guerra, in distruzione o sotto regimi pericolosissimi che non rispettano i diritti umani elementari, paesi come Afghanistan e Siria, e lo fa adottando quattro punti di vista differenti per altrettante storie personali ed universali al contempo.

I pellegrini in cerca di salvezza, tra cui una famiglia siriana ed un insegnante d’inglese afghana in fuga dagli orrori di ‘casa loro’ per raggiungere alcuni familiari in Svezia; una guardia di frontiera, dalla coscienza scissa tra due poli, eseguire ordini umanamente brutali, illogici ed irresponsabili, o ribellandosi frapporsi tra le vite oltraggiate e lo scempio cui sono obbligati a dar seguito.

Quadripartizione dei punti di vista di un’odissea

Ancora è raccontata la quotidianità di associazioni di volontari presumibilmente non governative che cercano di portare ogni genere di aiuto a questi gruppi di disperati abbandonati nei boschi di giorno e di notte, pur tentando di restare negli stretti dettami operativi che purtroppo ne vincolano l’operato per non incorrere nella possibile smantellazione di tutte le loro attività e, in ultimo quadro, la scelta di Giulia, psicologa che abita sola in una grande casa vicino al confine e che decide di mettere a disposizione i suoi spazi, le sue risorse e se stessa per aiutare i disperati che gridano inascoltati tra le foreste del Green Border.

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Green Border – Recensione

È un gioco di rimpallo che ha per pedine le vite umane e che vede da una parte il leader Bielorusso Lukasènka dichiarare la propria disponibilità ad accogliere i migranti, salvo poi piazzarli a gelare e a morire di stenti in una trincea fisica al confine con la Polonia, fingere di aiutarli ad attraversare quel filo spinato e infiltrare caos nell’unione Europea.

Quest’ultima finge di avere la situazione sotto controllo e lascia il lavoro sporco alla polizia di frontiera polacca che non esita a spezzare la resistenza dei malcapitati con ogni tipo di angherie, privandoli di denaro, cibo, acqua, separando famiglie, negando loro assistenza medica, requisendo cellulari, documenti, riportandoli spesso e volentieri con l’inganno proprio al confine con la Bielorussia, o abbandonandoli allo stato brado nei boschi di nessuno, tra due ostilità in guerra trasversale.

Green Border 2

I profughi sono le pallottole con cui stati che si detestano cercano reciprocamente di indebolirsi, di affermarsi a livello geopolitico come potenza di riferimento perché capace di estirpare o ‘rendere meno dannosa’la “rogna migratoria”. A terra restano corpi di  persone che muoiono senza conforto umano, senza sapere dove sono, senza che si conosca neppure il loro nome.

Lucida, diretta, schierata: la Holland censurata, osteggiata edulcorata in patria

Fortuna che non tutto il mondo è così, e la Holland chiude il suo quadrato di denuncia con il ritratto di una vittoria, di un carico umano che ce la fa, che illude e beffa la stupida S.S. di frontiera, guidato da giovani che non vogliono avere paura, che non vogliono un mondo come quello che gli stanno impiantando addosso a che non si girano dall’altra parte.

La Holland nel suo discorso di ringraziamento lo dice chiaramente che le sue sono vicende reali, rispetto alle quali l’Europa non è che non può fare niente, non vuole fare niente. Schierata, radicale, seria, voce grave e ferma, ancor più se si pensa che il dramma dei profughi oggi è triplicato esponenzialmente nei numeri per lo scoppio della guerra in Ucraina.

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Un racconto che chiama in campo in prima persona

Ormai l’esodo umanitario non arriva solo dall’Africa per mare o dai deserti insanguinati asiatici, viene dell’est Europa ed è numerosissimo. La guerra ce l’abbiamo in casa e non capiamo che le persone coinvolte che sopravvivono e si spostano in cerca di vita sono proiettili e mine vaganti di questo ‘nuovo’ conflitto sporco. La culla della civiltà nel regno occidentale è l’inizio dell’inferno per molte persone più che civili.

Green Border 3

Spontanea sorge la riflessione se questo fosse successo a noi, dall’oggi al domani trovarsi in un luogo che non si conosce, con lingue ignote a dettare ordini veloci ed incomprensibili, senza praticamente più nulla da possedere, senza sapere come fare a riprendere il proprio viaggio, immobilizzati in ogni direzione, il campo di lavoro forzato tipico dell’olocausto manca, ma la foresta dell’oblio ne fa bene le veci, con le sue sabbie mobili, il gelo, i lupi affamati, le guardie ubriache.

Propagande di regimi e indifferenza di una finta comunità di stati

Questo l’effetto della propaganda dittatoriale e dell’indifferenza di una finta comunità di stati. Questa l’ipocrisia che la Holland smaschera e trasmette, in un sontuoso bianco e nero da cronaca netta e diretta, con musiche che dilatano i tempi e le ferite senza ricucire, perché è così che vanno effettivamente le cose.

Green Border – Cast

Esemplari i volti scelti per quest’opera tra cui spicca Thomas Wlosok maschera di cera che si frange e scompone fino alla fine, svelandosi guscio nudo e senza senso nello specchio della verità.

Suo contraltare femminile Maja Ostaszewska passionale e combattente, fascio di nervi e di intelligenza, con cui il racconto si apre all’impegno che il singolo, anche in situazioni catastrofiche come questa, può comunque dare.

Green Border 4

Difficile da portare a termine visto l’ostruzionismo dei paesi coinvolti, la pandemia e lo scoppio del conflitto russo-ucraino, osteggiato, vietato, edulcorato con prefilmati di propaganda in cui si narra il contrario di ciò che si sta per vedere, proprio nelle occasioni in cui è stato proiettato in patria, Green Border è un film di cui si sente il bisogno per tradurre l’urgenza del contemporaneo di ogni latitudine in riflessione cocente ed aperta.

Le cose succedono durante i nostri giorni e sempre più vicino al nostro naso: potremo davvero sempre trovare un posto, un angolo, un buco in cui guardare dall’altra parte?

Green Border – Trailer



PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Fotografia crudele del trattamento riservato ai profughi al confine tra Polonia e Bielorussia, sballottati avanti ed indietro, nella stessa frazione di territorio, come armi di destabilizzazione geopolitica. La Holland si schiera, denuncia ed incolpa; è oltraggiata, osteggiata, censurata; il suo film è una quadripartizione di punti di vista per la medesima tragedia umanitaria. Sontuoso bianco e nero che scuote le coscienze, invita alla responsabilità individuale e collettiva; premio speciale della Giuria a Venezia 80.
Pyndaro
Pyndaro
Cosa so fare: osservare, immaginare, collegare, girare l’angolo  Cosa non so fare: smettere di scrivere  Cosa mangio: interpunzioni e tutta l’arte in genere  Cosa amo: i quadri che non cerchiano, e viceversa.  Cosa penso: il cinema gioca con le immagini; io con le parole. Dovevamo incontrarci prima o poi.

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