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Frequencies, la teoria del tutto è nelle nostre parole

Frequencies è un film indipendente britannico del 2013 che Amazon Prime Video giustamente ci ripropone in questo momento storico in cui si cerca sia il vaccino per una pandemia sia la soluzione per un equilibrio interiore ed esteriore, per cui la chiave sembra risiedere nella rete umana.

Sarebbe stato un peccato fosse caduto nel dimenticatoio questo prodotto che il regista Darren Paul Fisher ha creato ottenendo su Rotten Tomatoes il 100% dei riconoscimenti.

Il film è diviso in tre parti, la vita vissuta dal punto di vista dei tre protagonisti: Isaac-Newton Midgeley, detto Zak (Daniel Fraser), Marie-Curie Fortune (Eleanor Wyld) e Theodor-Adorno Strauss, detto Theo (Owen Pugh). I nomi dei ragazzi fanno riferimento a grandi menti della storia. Marie Curie prima donna ad avere un doppio Premio Nobel, per la fisica e per la chimica, associato al termine parlante Fortune. Theodor-Adorno, nome e cognome del grande filosofo e musicologo, legato al nome del grande compositore Richard Srauss; e infine il celeberrimo Newton, teorico delle più grandi scoperte scientifiche.

Frequencies

Zak e Marie sono una bambina e un bambino, poi un ragazzo e una ragazza che si conoscono a scuola e che, per motivi estranei alla fisica, provano attrazione l’uno per l’altra. 

Frequencies non racconta solo una storia d’amore, ma il paradigma di ogni relazione e del mondo intero basato sulle frequenze delle persone e tra le persone. 

Il segreto? Sta nelle parole giuste. Le parole interferirebbero tra le frequenze e governerebbero qualsiasi rapporto. Il motivo? La base e l’antidoto di tutto? Il suono, la musica. Il film propone dei suggerimenti ma non dà delle risposte, anzi moltiplica le domande e le lascia aperte al libero arbitrio.

Il sapere determina il destino, questo il mantra iniziale. 

Possiamo cambiare le nostre frequenze e quelle degli altri? Che peso hanno le parole nella nostra vita e in quella altrui? Un manuale è stato scritto nella notte dei tempi, infatti il titolo originale del film è OXV: the manual. Cosa conteneva? Non si sa di preciso, ma per i potenti del paese è opportuno che nessuno lo conosca. Per ri-scoprirlo, dopo secoli di damnatio memoriae, ci è voluta una sfida d’amore, quella tra Zak e Marie.

Frequencies

Che poi, è davvero amore il loro? O solo un destino di frequenze?

Unica cosa certa in conclusione è una sorta di teoria delle stringhe e la composizione di Mozart elevata a codice universale per la pace, elevato a teoria del tutto.

Questa storia dimostra che chi, come Zak, ha frequenze più basse è maggiormente stimolato a cercare nuove soluzioni per superare la propria sfortuna congenita: l’empatia e i sentimenti sono il motore primo di tutto.

Il plot del film è semplice e ben sviluppato, crea una giusta suspense che tiene incollati allo schermo fino alla fine. È scorrevole e non annoia; un racconto senza luogo, senza tempo e senza pretese. Frequencies è un piccolo spaccato di realtà che viene osservata estraendo e astraendo dal contesto storico alcune vite e incubandole all’interno di una scuola, luogo per eccellenza d’educazione e di ricerca. Zak, Marie e Theo sono cavie umane e modello di tutte le altre esistenze. Vengono analizzati i desideri umani, tra intelligenza mentale ed emotiva, facendo intravedere le interferenze tra esse.

Frequencies

Frequencies è un’ora e quaranta per riflettere e per appassionarsi a un’atipica storia d’amore per niente melliflua, e reale nonostante la base fantascientifica.

Marie e Zak riusciranno a stare insieme nonostante la fisica consentisse loro di stare vicini per un solo minuto. Lo scontro tra la più alta frequenza ­­– di Marie ­­– e la più bassa ­­– di Zak ­­– faceva sì che la natura si rivoltasse contro il ragazzo e che i due si respingessero come i poli opposti di un magnete. Che sia per effetto di un destino o per assoggettamento alle parole, non importa più. I due finalmente trovano un equilibrio tra le loro frequenze e riescono a stare in armonia tra loro.

Le fila di questo intreccio di storie le governa il migliore amico di Zak, Theor; l’ultimo ad essere tirato in ballo e, fino alla fine, personaggio quasi secondario. Theo è un ragazzo normodotato a livello di frequenze che scoprirà il codice che governa il mondo. Forse è la sola volontà? Lui chiude il circolo di esperimenti, quello di Marie su Zak e quello suo su Marie e Zak. 

L’eroe protagonista rimane comunque il ragazzino sfortunato con il quale la maggior parte di noi si può identificare. Alla fine troppa intelligenza crea un deficit di sentimenti ­­– Marie è definita da tutti La Macchina ­­– e qualsiasi algoritmo che preveda il futuro o lo guidi non sarà mai veramente efficace quando la passione come somma di volontà e amore.

Frequencies è una metafora, un piccolo rebus fatto di indizi nascosti ­­– dai nomi, ai colori ­­– che richiamano e rafforzano i significati interni della trama.

Con Mozart sono tutti nella stessa frequenza. Nel 1760 con la sua composizione ha neutralizzato il potere del libro OXV che governava le masse di uomini, meccanismi complessi in cui il tasto reset sta nell’anima e lo tocca solo la musica. L’equazione per l’antidoto al libro nasce da essa.

Le sinfonie sono l’immaginazione, la spontaneità che esulano dal congegno dell’uomo prevedibile e controllabile. 

In futuro ogni disfunzione umana avrà per terapia solo dosi di musica.

Voto Autore: [usr 3,5]

Anna Stefani
Anna Stefani
Dottoressa in Discipline letterarie e Storia dell’Arte. Amante del cinema grazie alla Nouvelle Vague e David Lynch.
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