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Billy Elliot

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Chi non ha mai sentito parlare di Billy Elliot? Il celebre ragazzino protagonista del film diretto da Stephen Daldry nel 2000, che trova il suo posto nella danza classica, nonostante i tabù sociali dell’epoca che vedono nel balletto un incoraggiamento all’omosessualità e, in quest’ultima, una vergogna. Ispirato alla vera storia del ballerino Philip Mosley, il film è un dramma e una commedia sull’inseguimento dei sogni tra le difficoltà economiche. È una storia di famiglia, amicizia, passione e scoperta di sé, attraverso il superamento di stereotipi e pregiudizi.

Billy Elliot

Siamo nel 1984, l’Inghilterra è in preda a un rauco sciopero dei minatori di carbone. Nella piccola città di Everington, nella contea di Durham, c’è un ragazzo di 11 anni di nome Billy Elliot (Jamie Bell), orfano di madre, che vive un’esistenza desolata con suo padre (Gary Lewis), il fratello Tony (Jamie Draven) e la nonna (Jean Heywood), che soffre di Alzheimer. Come ogni altro ragazzo della zona, il padre di Billy lo costringe a prendere lezioni di pugilato, nonostante la carenza di entrate nella loro famiglia. Billy non è molto abile in questo sport, infatti fallisce miseramente e finisce per unirsi al corso di balletto tenuto nella stessa palestra. Questo diventa l’unico punto luminoso nella sua vita. Lo adora immensamente, anche se deve mantenere segreta la sua passione e la sua partecipazione alle lezioni. La signora Wilkinson (Julie Waters), l’insegnante di balletto, nota il talento di Billy e lo spinge a continuare le lezioni per prepararlo ad entrare alla Royal Ballet School di Londra. La storia sembra costruita in maniera abbastanza semplice, ma c’è qualcosa di unico nel modo in cui viene raccontata. Il film evita abilmente la via facile e non interpreta mai le vicende come previsto. Ci sono momenti che sconvolgono e sono semplicemente crudi e reali. Altre volte, la storia tocca momenti di cui non ha il tempo, o necessariamente la necessità di esplorare, per esempio la nascente omosessualità del migliore amico di Billy, Michael. Questo non è mai un punto centrale della trama, ma la leggera sottotrama si inserisce perfettamente in una storia di persone che si sentono “stretti” nei loro panni e “fuori posto”.

Billy Elliot

In Billy Elliot, la Gran Bretagna del nord degli anni ’80, è catturata con perfetta autenticità. L’ambiente circostante è un mix di campagna idilliaca e vaste abitazioni a schiera senza volto con un pesante sfondo dello sciopero dei minatori. Anche se il film non è tecnicamente incentrato sullo sciopero, Daldry lo usa come una grande inquadratura per la storia, facendo precipitare la famiglia Elliot in difficoltà e mostrando l’impatto dello sciopero su una normale famiglia della classe lavoratrice. A volte le scene di sciopero sono tra le più coinvolgenti, dall’inseguimento ad alta velocità per le strade e le case o la terrificante esperienza dei lavoratori all’interno dell’autobus mentre i manifestanti li intimidiscono dall’esterno. Fortunatamente il film non perde mai traccia della storia che sta cercando di raccontare e questo è in parte dovuto al cast. Jamie Bell ha fatto il suo debutto nei panni del giovane Billy Elliot ed è straordinariamente ipnotizzante. Il suo imbarazzo nelle scene inziali lo rendono immediatamente affascinante, facendolo sbocciare in esuberanza e gioia ogni volta che indossa le scarpette e si perde nei ritmi e nei movimenti della danza. Ha catturato la passione e la rabbia di Billy nel modo più accattivante, pur mantenendo dolcezza e innocenza nel personaggio. Le sue scene comiche fanno ridere, mentre le scene più serie fanno piangere. Bell è un bambino normale che si diverte con quello che fa, ma allo stesso tempo, attraverso le espressioni facciali, forse più di ogni altra cosa, possiamo vedere la lotta che sta affrontando, considerando la disoccupazione di suo padre e la sua riluttanza a lasciarlo procedere nel balletto. Gary Lewis, nonostante la dura corazza, è meraviglioso come padre, ovviamente ama i suoi figli, ma allo stesso tempo ha questioni più urgenti di cui occuparsi. Anche la relazione di Billy con l’apparentemente acida signora Wilkinson è meravigliosamente sviluppata, inizialmente frammentaria, gradualmente fiorisce in una toccante dinamica surrogata madre-figlio.

Billy Elliot

Il film si sviluppa piacevolmente nel corso delle quasi due ore, la direzione di Daldry è impeccabile, energizza le sequenze di danza e riprende fiato durante le sequenze tra Billy e la sua famiglia. Il modo in cui il film è girato e montato consente al pubblico di vedere le cose attraverso gli occhi del ragazzo. Ci sono momenti in cui tutto è rapido e travolgente, e momenti in cui tutto è lento e tranquillizzante. La fotografia è grintosa e fresca, sebbene nostalgica. Uno dei dettagli più belli da sottolineare è il modo in cui il mondo è sempre pieno di colori vivaci e duri, ma quando Billy danza, e si trova quindi nel suo posto felice, appare un lieve bagliore sullo sfondo, che annebbia tutto il resto, tranne ovviamente Billy e la sua danza. Obbligatorio menzionare anche la splendida colonna sonora che spazia da numerosi brani famosi di genere rock e punk al tema classico del lago dei cigni di Ciajkovskij. Nel complesso Billy Elliot è un’esperienza a 360°, motivante, stimolante e rivelatore. Un dramma complesso e avvincente, nascosto sotto la profondità di una trama semplice. Cattura perfettamente il periodo, l’ambientazione e il momento famoso della storia britannica, riuscendo comunque a fornire un film su come danzare, sognare, essere e credere in se stessi.

Voto Autore: [usr 4,0]

Maria Rosaria Flotta
Maria Rosaria Flotta
Laureata in Scienze della Comunicazione con una tesi sul cinema d'animazione. Curiosa, attenta e creativa. Appassionata di cinema, arte e scrittura.
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