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El rapto, la caduta di un uomo

Il film di Daniela Goggi non è un’opera perfetta, ma dalla sua trova una grande interpretazione di Rodrigo De la Serna

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Prodotto da REI CINE, Infinity Hill e PTIS, e presentato al Festival del Cinema di Venezia 2023 nella sezione Orizzonti Extra, El Rapto (o curiosamente tradotto come “The Rescue” nella versione inglese) è il nuovo lungometraggio di Daniela Goggi, regista e sceneggiatrice argentina che si ispira al romanzo El salto de papá di Martín Sivak per realizzare un film che racconta una famiglia distrutta da un rapimento in un’Argentina anni ’80 che ha appena compiuto il grande salto da dittatura a democrazia.

Dopo El Conde di Pablo Larraìn, un’altra opera dallo spiccato intento di denuncia politica, ma, in questo caso, allo stesso tempo capace di raccontare il dramma familiare che un rapimento può causare.

El Rapto, la trama

Julio Levy (Rodrigo De La Serna) è appena tornato a Buenos Aires con la sua famiglia da un esilio politico in Uruguay dopo gli anni di dittatura in Argentina. Quando pare essersi riappropriato della sua vita, la sua famiglia viene distrutta dal rapimento del fratello Miguel (Germán Palacios), importante dirigente dell’azienda fondata dal padre dei due, Elias.

Da quel momento in poi, Julio fa di tutto per cercare di riportare a casa il fratello, distaccandosi però progressivamente dalla sua famiglia, tra le turbe dei figli piccoli e una moglie (Julieta Zylbergerg) fedele all’uomo che ha sposato, ma preoccupata per il futuro di tutti.

Se inizialmente ci si concentra sul lato emotivo del rapimento, sulle conseguenze immediate che si ripercuotono sulla psiche dei cari di Miguel, pian piano che Julio porta avanti la sua battaglia per riavere il fratello, il film si fa sempre più politico, andando ad analizzare la difficile condizione di un’Argentina in cui gli ex militari della dittatura ancora compiono soprusi, rapimenti e omicidi rimanendo molto spesso impuniti, coperti da quello stesso governo che dovrebbe rappresentare un’ideale esattamente opposto.

Una sceneggiatura che si discosta decisamente dal materiale originale di Sivak, che racconta il suicidio di un padre dagli occhi del figlio, e ne ribalta il punto di vista, concentrandosi totalmente sul dramma di Julio. In qualche modo forse questa scelta, pur permettendo alla Goggi di esplorare a fondo le complesse dinamiche psicologiche del protagonista, fa sentire la mancanza di un approfondimento sul resto della famiglia.

Un racconto quindi interessante, specialmente nella denuncia che fa dei soprusi occorsi negli anni ’80 in Argentina, ma che manca di una componente emotiva che coinvolga la famiglia di Julio, apparentemente interessanti, ma sempre troppo sullo sfondo.

La regia di Daniela Goggi

Partiamo col dire che El Rapto è un film rumoroso, verboso, in cui fondi sonori risultano quasi invadenti. All’inizio del film, ad esempio, l’aereo che sta riportando Julio e la sua famiglia a casa è vivace, pieno di persone che parlano delle loro cose: la macchina da presa, pur rimanendo saldamente ancorata sui protagonisti, “sgancia” i microfoni verso ciò che circonda la scena, creando un’atmosfera viva e coinvolgente. Mano a mano che il tempo passa (scandito a schermo dai giorni passati dal rapimento) e che le speranze di ritrovare Miguel si affievoliscono, il film inizia ad abbracciare sempre più silenzi, fino al momento finale in cui scopriamo la sorte di Julio, immersa in una quiete tombale, figlia del dramma che l’uomo sta vivendo.

La macchina da presa si muove sempre con discreta eleganza, lasciandosi andare talvolta a virtuosismi, senza però risultare mai eccessivi. In questo modo Daniela Goggi riesce efficacemente a trasportarci all’interno del mondo narrativo, seppur il film soffra di una certa mancanza di compattezza tra il grande blocco dedicato al rapimento e alle indagini, e quello che racconta le conseguenze sulla vita di Julio.

Il finale riesce però a emozionare grazie anche alle preziose musiche di Pablo Borghi che accompagnano lo spettatore e il protagonista verso il suo fato in maniera naturale, ma comunque carica di tensione drammatica. Interessante anche la scena prima dei titoli di coda in cui viene mostrato un filmino girato dal figlio di Julio durante una festa in famiglia, in cui Julio e Miguel cantano una canzone popolare che invita alla resilienza, scelta spiccatamente provocatoria rispetto a ciò che abbiamo visto per l’ora e mezza precedente.

El Rapto, la prova attoriale di Rodrigo De La Serna

Il cast di El Rapto appare sempre coerente e azzeccato, e i vari attori risultano credibili nei ruoli assegnati. Ma l’interpretazione che ruba l’occhio non può che essere quella di Rodrigo De La Serna, che si cala nei panni di Julio Levy in maniera perfetta.

L’attore, conosciuto dal grande pubblico per il film Netflix Chiamatemi Francesco e per il ruolo di Palermo in La Casa di Carta, ha lavorato molto sull’espressività del volto, alternando momenti di risolutezza assoluta, ad altri di estrema fragilità del suo personaggio, tutti facilmente leggibili a schermo con una sola occhiata. Per quanto possa sembrare semplice e scontato, è veramente apprezzabile l’impegno del protagonista nel delineare un Julio così “leggibile”, ma che evidentemente nasconde dentro di sé un male che lo accompagnerà attraverso gli anni terribili post rapimento.

Un attore eclettico, che, come detto, abbiamo apprezzato in ruoli molto diversi da questo, ma che trova nel personaggio di Julio Levy un personaggio che gli calza a pennello, permettendogli di elevare, con la sua interpretazione, il livello generale del film.

Conclusioni

El Rapto è un film imperfetto, un po’ come il paese che racconta, ma nonostante questo, la regista Daniela Goggi riesce a unire denuncia politica e dramma famigliare, rimodellando a suo piacimento il materiale di partenza (il racconto di Sivak) e appoggiandosi sulla grande interpretazione di Rodrigo De La Serna che risulta essere un protagonista perfetto per i suoi intenti.

Sicuramente non sarà l’opera più incisiva e innovativa di quest’anno a Venezia, ma la standing ovation ottenuta alla prima proiezione del festival non è frutto del caso.

PANORAMICA

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazione
Emozioni

SOMMARIO

El Rapto di Daniela Goggi sfrutta una storia di fantasia per parlare della difficile situazione in Argentina negli anni '80, donando al film una connotazione politica abbastanza marcata. La sceneggiatura presenta forse un po' di problemi, risultando un po' frammentata in alcuni frangenti, ma la grande interpretazione di Rodrigo De La Serna permette a El Rapto di ottenere comunque un voto più che positivo.
Redazione
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