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Dune: recensione del film di Denis Villeneuve

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Dune di Denis Villeneuve, presentato a Venezia 78 fuori concorso, ha come protagonista il personaggio di Paul Atreides, giovane esponente della Casata Atreides. Un futuro minaccioso attende gli Atreides quando viene affidato loro il pianeta Arrakis. Proprio su questo pianeta – e sulle sue dune popolate dai vermi delle sabbie – si giocherà la partita tra gli Atreides e i loro nemici.

Dune

Dune: recensione

Denis Villeneuve è un regista a cui piace correre rischi. Da questo punto di vista, Dune ricorda sotto molti aspetti Blade Runner 2049, l’ultimo film del regista canadese, che tentava un’impresa impossibile: realizzare un sequel del cult di Ridley Scott.

Con Dune, Villeneuve si cimenta in un’impresa altrettanto impossibile, trasporre sul grande schermo l’omonimo romanzo di Frank Herbert, primo capitolo del Ciclo di Dune, romanzo che già nel 1984 David Lynch aveva portato al cinema.

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In quel caso si trattò di un flop, mentre riguardo a questa nuova trasposizione è ancora presto per dirlo. Quel che è certo è che questo Dune parte con buoni presupposti, a iniziare dal cast. Si tratta di uno di quei casting che lasciano senza fiato, guidato da Timothée Chalamet, insieme a Rebecca Ferguson, Zendaya, Josh Brolin, Oscar Isaac, Javier Bardem e Dave Bautista.

Dune

Sono loro a dare corpo e voce alle figure che popolano il mondo tracciato da Villeneuve. È proprio sulla costruzione di questo mondo che si basa il film. Nelle due ore e mezza che riempiono la storia, assistiamo alla creazione di un universo immenso, che per la complessità – e c’è ancora tanto da scoprire – ricorda non solo quello di Star Wars, ma anche il mondo dipinto ne Il Signore degli Anelli. È proprio il worldbuilding il centro di questo film, il quale si prepara ad essere solo il primo tassello di un discorso più grande. Denis Villeneuve, infatti, ha annunciato di voler portare avanti la storia in un secondo film, che completerà il primo romanzo del Ciclo di Dune.

Ma oltre al worlduilding in questo film c’è qualcos’altro. L’universo che si tratteggia appare ancora più interessante perché molte delle dinamiche che fa emergere sembrano parlare al mondo di oggi. Si trattano temi più attuali che mai, dallo sfruttamento delle risorse naturali al fanatismo religioso. Alcune delle dinamiche che vediamo sullo schermo non possono non farci pensare alla situazione in Medio Oriente.

Nel corso del film si parla di un Messia, presenza che viene evocata di continuo e che alla fine arriva finalmente a mostrarsi.

Dune

E proprio lì il film finisce. Nonostante si sapesse già che Villeneuve avrebbe continuato il racconto in un secondo film, il finale lascia il sapore di un’interruzione troppo netta. Tante cose sono state appena accennate, troppi personaggi hanno avuto poco tempo a disposizione per farsi conoscere. La critica a questa scelta sta nel fatto che il mondo e i personaggi che erano stati tratteggiati fino a quel momento si erano rivelati talmente interessanti che la troncatura della storia dopo le due ore e mezza lascia parzialmente delusi.

Ancora di più se si pensa al modo in cui il racconto si era sviluppato fino in quel momento. Dune è un racconto di fantascienza estremamente maturo, in cui in gioco ci sono lotte al potere, complotti politici, riflessioni profonde e di stretta attualità. Villeneuve è consapevole del peso della materia che tratta, tant’è che la racconta con un tono solenne, pesante anch’esso, ma non in senso negativo, “pesante” perché dà una forza imponente a ciò che mette in scena. Lo fa attraverso la regia, la fotografia e tutti gli elementi presenti sul set, la scenografia e i costumi.

Come accadeva in Blade Runner 2049, questa solennità si accompagna al racconto interiore di un singolo personaggio. In Blade Runner 2049 era il personaggio di Ryan Gosling, in Dune è il Paul di Timothée Chalamet. È intorno a lui che si costruisce il film. Insieme al worldbuilding, ad essere costruito è il suo personaggio.

Se guardiamo solo al personaggio di Paul, il film appare completo, non più una troncatura. Questo perché la pellicola si conclude quando Paul ha finalmente completato il suo arco – o almeno una prima parte, visto che ci sarà un altro film.

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Dune

Dune è quindi un film che facilmente dividerà il pubblico, ma che ha in sé tutti i tratti tipici del cinema di Denis Villeneuve, in primis l’attenzione all’esperienza che lo spettatore andrà a vivere in sala. Le inquadrature spettacolari e il coinvolgimento sonoro fanno sì che Dune sia prima di tutto un’esperienza cinematografica completa, difronte a cui, pur magari non apprezzandone la storia, non si può restare indifferenti.

Dune: trailer

PANORAMICA

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni

SOMMARIO

Dune è la prima parte di un disegno più grande che, dopo la visione, non vediamo l'ora di vedere completo. Un'opera ben diretta e ben scritta, che introduce un mondo di fantascienza maturo e che parla della nostra realtà.
Redazione
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