Nel corso degli anni sono stati realizzati tantissimi film ambientati nelle scuole superiori. Il tema della scuola, in generale, è stato oggetto di diverse sceneggiature in cui scuole di quartieri disagiati o addirittura classi ghettizzate in una normale scuola vengono, in modi diversi, recuperate da insegnanti particolarmente dotati, capaci di arrivare al cuore indifferente e scoraggiato di ragazzi difficili. Da “L’attimo fuggente” (1989) a “Pensieri pericolosi” (1995), da “La musica nel cuore” (1999) fino ad arrivare a “Freedom Writers” (2007). Ma nessuno è come Detachment – Il distacco diretto da Tony Kaye. Presentato al TriBeCa Film Festival nel 2011, il film è un dramma incisivo, uno sguardo straziante e potente sul sistema educativo, e pone al centro un insegnante e la scuola in cui lavora, entrambi sull’orlo del collasso.
Non mi sono mai sentito così profondamente distaccato da me e così presente nel mondo nello stesso momento
– Albert Camus
Adrien Brody ha recitato in numerosi film molto diversi, tra cui “Bread and Roses” (2000), “Il pianista” (2002), “King Kong” (2005) e persino l’esplosivo film d’azione “Predators” (2010). Si è sempre dimostrato un attore abbastanza versatile e con Detachment interpreta Henry Barthes, un insegnante supplente che non mostra mai le sue emozioni, cerca di evitare rapporti umani stretti e cambia frequentemente scuola per evitare di creare legami, eppure è pieno di attenzioni verso i suoi studenti. In questa nuova scuola, in effetti, nonostante sia ancora un’anima persa, è in grado di creare una parvenza di connessioni con le persone con cui lavora e alcuni studenti. Di fronte alla loro instabilità emotiva che influenza il loro comportamento di sfida, Barthes è determinato ad aiutarli per dare un senso a tutto. Con il suo austero abito nero e la calma imperturbabile, Henry ha quasi un aspetto eroico e sostiene in modo persuasivo la sua tranquilla autorità in classe. Allo stesso tempo, fuori dalla scuola, accoglie una giovane prostituta in fuga, anch’essa persa nel mondo, e riescono a creare un legame profondo, basato sul loro reciproco senso di smarrimento.
Anche se la sua filmografia è breve, Tony Kaye sembra avere un impulso per la regia di film “inquietanti”, ma potenti. Kaye ha diretto il dramma neonazista “American History X” (1998), che è un’esplorazione scioccante dell’odio e della violenza razziale e “Lake of Fire”, forse uno dei migliori documentari mai realizzati sull’aborto. Con Detachment, Kaye esamina il sistema scolastico pubblico, fornendo una visione del funzionamento di una povera scuola americana, bloccata in un sistema che richiede risultati senza fornire le opportunità di successo, e delle persone che sono abbattute da queste aspettative. Studenti violenti e indisciplinati, generazioni indifferenti, mancanza di fondi e di una leadership adeguata, staff di insegnanti che hanno perso la scintilla e la speranza, il tutto visto attraverso gli occhi di Henry. In effetti, il film, si svolge in modo retrospettivo, passando continuamente dagli eventi che si svolgono nella vita di questo insegnante, addirittura vediamo che lui parla direttamente alla telecamera in quelle che sembrano essere sessioni di consulenza.
Adrien Brody produce una performance avvincente nei panni di quest’uomo solitario, completamente afflitto dall’angoscia e dai ricordi del suo oscuro passato. L’attenzione è chiaramente su di lui, ma ad alcuni degli altri personaggi viene fornito il loro breve tempo per brillare e rivelare i loro personaggi che aggiungono profondità e credibilità all’intero film. Detachment infatti scruta le vite di molti altri insegnanti e studenti, esplorando i problemi che devono affrontare. Le loro storie rimangono sicuramente secondarie, ma forniscono un rinnovato senso di disperazione all’intera storia, come lo sono nelle loro versioni di vite travagliate, incentrate sugli infiniti problemi della scuola. Barthes incontra ed entra il contatto principalmente con tre figure femminili: la studentessa artista intelligente e problematica Meredith, la signorina Madison – sua collega – ed Erica, la prostituta adolescente. Queste tre figure riescono in qualche modo a scuotere il suo principio di “distacco”. La trama sembra voler evitare l’emergere di emozioni dentro di lui, seguendo l’origine di sentimenti che si costruiscono lentamente ma inesorabilmente, rendendo il pubblico inconsapevole del loro sviluppo.
Il film trascina in uno spettacolare viaggio visivo e in un’esperienza emotiva straziante. Lo si può adorare o lo si può odiare, ma in entrambi i casi il film fornisce una potente testimonianza della passione senza rivali e del mestiere immutato di Tony Kaye, la cui notorietà all’interno dell’industria cinematografica è pari alla sua quasi totale invisibilità al grande pubblico. Kaye mescola sequenze animate con sogni, ricordi e fantasie, frammenti di interviste documentarie con insegnanti della vita reale, conferenze dogmatiche sui fallimenti della nostra società, e citazioni di Albert Camus e Edgar Allan Poe. Ma soprattutto mostra che gli esseri umani sono creature che non possono vivere senza sentimenti. La storia è avvincente e, alla fine, quasi ci crediamo che tutto possa andare per il meglio. Grazie ai metodi di insegnamento di Henry gli alunni iniziano a diventare più tolleranti e più interessati all’apprendimento. Eppure qui non ci sono miracoli e non si possono salvare tutti. La mentalità disfunzionale dei giovani inizia all’esterno della classe. Tutti i personaggi si sentono in qualche modo distaccati e trascurati dal mondo che li circonda. Con un finale inaspettato e tagliente come un rasoio, il film cerca di indurre lo spettatore a decidere da solo di chi è la colpa. Detachment è appassionato, sincero e molto impegnativo, ma eseguito brillantemente.