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Cunk on Earth – La recensione della serie mockumentary su Netflix

Cunk on Earth è un curioso esempio di mockumentary – ossia un prodotto fittizio presentato come realtà documentaristica – realizzato ad opera di BBC Two lo scorso settembre, ma che a partire dalla fine di gennaio abita lo streaming Netflix, mantenendosi ben saldo nella classifica dei contenuti più fruiti della piattaforma. Articolato in cinque puntate della breve durata di 29 minuti circa, l’ironico documentario vuole affrontare il percorso dell’evoluzione umana dai suoi albori alla realtà contemporanea affidandosi alla narrazione della documentarista Philomena Cunk (Diane Morgan). La miniserie è ideata, scritta e diretta da Charlie Brooker, già creatore dell’ormai iconica Black Mirror.

Cunk on Earth trama

Attraverso uno spettacolare viaggio che la porta nei luoghi più significativi per lo sviluppo della cultura umana, il personaggio di Philomena Cunk indaga il processo evolutivo soffermandosi su guerre, svolte, invenzioni e fasi storiche. Le cinque puntate in cui si articola la serie dividono il percorso della civilizzazione in altrettanti capitoli: l’età primitiva (In the beginnings), le civiltà greche e romane in parallelo all’insorgere delle religioni e al sopraggiungere del Medioevo (Faith/off), il Rinascimento (The Renaissance will not be televised), la Rivoluzione Industriale (Rise of the machines) e, infine, la porzione di storia che porta dalle Guerre Mondiali ai nostri giorni (War(s) of the World(s)).

Cunk on Earth

Cunk on Earth recensione

Per il pubblico inglese il personaggio di Philomena Cunk non è certo una novità, essendo già comparso in Charlie Brooker’s Weekly Wipe e Cunk on Britain (entrambi di ideazione dello stesso Brooker). Ma, indubbiamente, con la distribuzione legata alla piattaforma di Netflix il range di spettatori ha avuto modo di ampliarsi seguendo proporzioni insperate, e alimentando quello che ad oggi è diventato un fenomeno mediatico vero e proprio: non è un caso, infatti, se dopo poche settimane dall’arrivo del contenuto sulla piattaforma, il web si è saturato di citazioni derivanti dalla miniserie (il riferimento, in primis, è all’impareggiabile interrogativo che la documentarista rivolge ad un esimio professore esperto in materia di Rinascimento: «Which was more culturally significant, the Renaissance or Single Ladies by Beyoncé?»).

Ma come riesce il prodotto nell’intento di divertire il proprio pubblico con un prodotto così potenzialmente rischioso? Forse, astutamente, giocando di minuto in minuto su molteplici registri di comicità in modo tale da incontrare il gusto di un numero di spettatori più ampio possibile. Cunk on Earth, infatti, non fa leva solo con un tipo di ironia ma tenta furbescamente – operazione senza dubbio complessa e da non sottovalutare – di unire fra loro varie modalità di divertimento, svariati elementi capaci di innescare la risata, senza lasciare neppure un minuto che la piattezza narrativa rubi la scena ma senza neanche rischiare di sovraccaricare il prodotto, rendendo ancora una volta evidente come Brooker sia profondamente conscio dei meccanismi del linguaggio cui attinge e che instaura, come aveva già dimostrato con i suoi prodotti precedenti che pur si allineano a registri e linguaggi differenti.

Cunk on Earth

La comicità del Deadpan Humor

La comicità nella scrittura di Cunk on Earth si sviluppa in primo luogo sulla base di un quello che è noto come il deadpan humour, un umorismo secco e laconico che in contrasto con l’assurdità del contesto si rivela funzionale nell’innescare la risata.

Questa modalità, che percorre l’intero prodotto, si palesa con ulteriore efficacia nelle parentesi delle interviste che il personaggio di Philomena rivolge agli esperti, unendosi ad un continuo qui pro quo dialogico che confonde gli intervistati, contribuendo al delinearsi di un’atmosfera surreale dall’evidente potenziale comico. A fare da colonna portante dell’umorismo nella serie si colloca anche, fondamentalmente, la presunta ignoranza – se non a tratti bassezza di pensiero – della reporter, che però nei gesti e nelle modalità gestuali e monologiche riecheggia i documentaristi ai quali decenni di cinema e televisione ci hanno abituati.

Non meno importante, oltre ai cortocircuiti innescati dal personaggio di Philomena e dalla sua plateale inettitudine, l’ironia della miniserie trova modo di sfogarsi in una serie di running jokes (a loro volta non di poco prossimi ad una certa vena surreale), quali i continui riferimenti della documentarista ad aneddoti relativi all’ex compagno o al decisamente sopra le righe amico Paul, ma anche all’insistenza con cui in ogni puntata viene riproposto, in modo così forzato da diventare ironico marchio di fabbrica, il riferimento alla hit belga degli anni Ottanta “Pump up the Jam”.

Inevitabilmente, per raccogliere anche l’entusiasmo dei più piccoli, non può mancare una certa comicità di derivazione screwball, fatta di fisicità maldestra e cadute. In tutte queste derivazioni humour trova sfogo l’espressione comico-creativa di Diane Morgan (già interprete di After life al fianco di Ricky Gervais), la cui compostezza amplifica le possibilità ironiche del prodotto.

Un film leggero e senza pretese

Complessivamente, nel suo proporsi come contenuto leggero e fortunatamente non pretenzioso, Cunk on Earth dimostra di essere un prodotto ragionato, facilmente accessibile e astutamente realizzato, garantendosi una buona riuscita in ragione del ricorso ai molteplici livelli di comicità che si rivela capace di padroneggiare. Ancora una volta, Brooker palesa le proprie capacità autoriali, ponendole al servizio di una miniserie (e quindi dell’interpretazione della sua protagonista) accattivante, deliberatamente non impegnativo ma comunque efficace, divertente e gradevole agli occhi di plurime fasce di pubblico.

PANORAMICA RECENSIONE

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni

SOMMARIO

Cunk on Earth è la nuova e efficace miniserie mockumentary distribuita da Netflix e realizzata da Charlie Brooker, per l'ottima interpretazione di Diane Morgan.
Eleonora Noto
Eleonora Noto
Laureata in DAMS, sono appassionata di tutte le arti ma del cinema in particolare. Mi piace giocare con le parole e studiare le sceneggiature, ogni tanto provo a scriverle. Impazzisco per le produzioni hollywoodiane di qualsiasi decennio, ma amo anche un buon thriller o il cinema d’autore.

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