Determinate scelte di vita mettono in contatto con dei limiti personali, i quali possono rafforzarsi alla fine del tentativo, o sconfessarsi: in entrambi i casi è nata una storia, capace di raccontarci il mondo più per come vorremmo fosse, che non per quello che quotidianamente si presenta; questo è l’effetto di Paradise – Un nuova vita.
Paradise – Una nuova vita – Trama
Calogero vende granite nella sua Sicilia ed aspetta la nascita della prima figlia, ma dal giorno in cui assiste casualmente ad un omicidio mafioso decidendo di testimoniare, la sua vita cambia drasticamente. Finisce dritto dritto in un paesino vicino alle Alpi del Friuli Venezia Giulia, in un residence sperduto tra le nevi di nome Paradise, di cui è l’unico abitante, senza possibilità di avere contatto con la sua famiglia, perché così impone il programma protezione testimoni.
Tra le varie difficoltà di ambientazione che la geografia autoctona non concilia, la scarsa fauna umana, la risibile attitudine a bere granite in una località montana e la rara pratica di hobby condivisi eccezion fatta per lo Schuhplatter, folcloristico ballo locale che desta un certo fanatismo, c’è poco da inventarsi ragioni per essere soddisfatti.
La triste situazione di Calogero diventa ancora più delicata quando al Paradise arriva un nuovo ospite misterioso. E’ l’uomo che Calogero ha visto sparare in Sicilia, dal quale non sa come e dove proteggersi, dimenticando nel suo panico da bersaglio perseguitato la domanda preliminare ossia se da lui si debba davvero proteggere. Questo incontro al limite del possibile, cambia i destini di entrambi ed apre nuove direzioni di vita del tutto impreviste, per due uomini diversissimi e complementari.
Paradise – Una nuova vita – Recensione
Presentato al Festival di Torino del 2019, in sala nel tristemente celebre 2020, Paradise – Una nuova vita, è la fatica a lungo cullata del triestino Davide Del Degan, incentrata sull’incontro-confronto tra due personalità che hanno scelto la giusta cosa da fare in momenti diversi ed antipodici, espressioni di uno stesso entroterra, ma con differenti percorsi alle spalle, una stessa incomprensione da scontare ed il medesimo bisogno di amore calpestato.
I due uomini hanno identico nome non a caso ed una destinazione comune di libertà, da raggiungere dopo aver compiuto una scelta tanto onesta quanto difficile da portare avanti. Uno combatte il muro di omertà che sembra essere riflesso condizionato di ogni abitante siciliano, e azzarda un passo difficile e rischioso, preso dalla smania della propria coscienza e dall’interesse alla bontà del futuro della figlia, vista solo in ecografia, affinchè possa crescere in un mondo migliore del suo.
L’altro rinnega i propri trascorsi, un passato obbligato in senso criminale, che non rispecchia più la propria indole, anzi l’ha intossicata: così, ora, esasperato dal sangue e dalla carne morta (tanto da essersi convertito al vegetarianesimo), si dedica alla ricerca di uno spazio in cui dar voce alla propria vera personalità senza tema di giudizio o, peggio ancora, di punizione.
Una favola umoristica e malinconica
Paradise – Una nuova vita è una favola umoristica, melanconica, che parla pochissimo e si fa apprezzare nei suoi silenzi imbarazzati, nelle pause parlanti, nei comportamenti fisici con cui i protagonisti esplorano la nuova condizione che gli è capitata, una vicinanza non sperata, né auspicabile, che li contiene e trattiene prima, per poi renderli complici e reciproci confessori poi.
Tutto nel pieno rispetto di una sicilianità che cammina brada e stordita tra le atmosfere pedemontane da baita che si respirano nell’inverno friulano: con alcolici liberi, mele ingrediente principale di qualunque piatto, festival locali, azzuffate spontanee su campetti di neve, improvvisi specchi lacustri di montagne da cartolina. Il dialetto del sud cammina tra i vicoli di un territorio più sloveno che italiano, apolide, non accolto, ma nemmeno respinto, ospite di una dimensione-non tempo, che sembra non far male, ma rappresenta un limbo favolistico in cui fare quei conti che altrove, temperature, legami, compromessi altrui, non hanno consentito di affrontare.
L’ironia iniziale che richiama una superficiale imbecillità alla Fargo, si stempera nel peso delle decisioni che i due Calogeri sono tenuti a prendere, mentre attorno a loro il panorama di affetti e certezze muta forma, portandoli a chiedere e a chiedersi cosa, veramente, vogliano ancora.
C’è un certo coraggio nel mantenere un tono in qualche modo magico per tutto lo svolgimento del plot: a metà tra storia vera e sogno vissuto, tra quello che è successo e quello che si sarebbe voluto fare e non si è fatto, Paradise – Una nuova vita, non ha vergogna di restare in situazione ed esercitarne il paradosso, sottolineandone la radicalità o l’assurdità, ricreando a tratti quasi un’atmosfera da film muto.
Paradise – Una nuova vita – Cast
Questo esercizio candido di improbabilità appassiona, diverte, a tratti commuove assieme allo sguardo innocente, costantemente presente a se stesso pur nelle righe scomposte dello stile narrativo di Vincenzo Nemolato. Volto smarrito, occhi enormi, spesso spalancati, a raccontare lo stupore per le circostanze in cambiamento continuo che lo riguardano, il suo Calogero, è piccolo ed intenso, animaletto brado e cocciuto, testardo nel suo sogno di onestà, capace di farsi capire con lo sguardo, di chiudersi alle domande scomode, di aprirsi in pianti che scaldano i ghiacci friulani.
Non a caso Nemolato è attore teatrale, pluripremiato e di valida esperienza, pur nella sua giovinezza, dunque capace di reggere e sviluppare una salda presenza scenica, con incredibile spontaneità consona all’umore particolare e al mistero sospeso ed interdetto di Paradise- Una nuova vita.
Ottima anche la scelta di Giovanni Calcagno, il cui piazzato fisico crea un nobile e vincente contrasto con la sua indole fragile e romantica che tutti ignorano e che lui reclama in questo spazio fuori dagli spazi in cui si ritrova ad abitare.
Un utopia trascinante
Tocca piano la vicenda come una carezza di calore nei toni freddi del freddo nord la musica di Luca Ciut, che si fa notare per opposizione al contesto e per capacità di esaltare un mondo che sembra refrattario alla meraviglia, ma anche portatore sano di segreti e metamorfosi.
Paradise – Una nuova vita è un’utopia di film, per un’utopia di vita; un sogno che riesce bene e male, una commedia drammatica, un viaggio verso la propria identità, che in ogni piccola assurdità affrontata, si àncora paradossalmente nel sincero bisogno che la strada più difficile e giusta, oggi costantemente boicottata o resa impraticabile, in realtà abbia speranza di essere percorsa, fin dove essa conduca, sia l’isolato accanto, sia lo sconfino d’oltralpe. Anche a piedi, con un neonato in braccio ed un cavallo a dondolo in spalla.