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Batman Begins

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Sono ormai passati più di quindici anni da quando un giovane ad ambizioso regista britannico prese in consegna il franchise destinato a dare una svolta decisiva alla sua già promettente carriera. Batman, l’eroe più oscuro, amato e replicato della DC Comics, versava in quel momento in pessime condizioni. Il predecessore, Batman e Robin, datato 1997, aveva distrutto in pochi mesi quello che con tanta fatica Tim Burton aveva costruito tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90. E dopo quell’insuccesso clamoroso, sembrava davvero non esserci più nessuno in grado di resuscitare filmicamente l’Uomo Pipistrello. Nessuno, tranne quel giovane regista, che ormai oggi tutti conosciamo: Christopher Nolan.

Batman Begins

La Trilogia del Cavaliere Oscuro si distingue non soltanto dalle sue precedenti incarnazioni, ma arriva a ritagliarsi uno spazio tutto suo anche rispetto al canone classico dei supereroi. Si tratta di un’opera prettamente autoriale, che mescola le carte, trasformando la forza in fragilità, e la perfezione in fallimento.

Sin dai primi fotogrammi di Batman Begins, uscito in sordina nel 2005 e diventato in breve tempo un piccolo classico, è possibile notare come tra “Uomo” e “Pipistrello”, l’accento cada quasi del tutto sulla prima parola. Prima di Batman, c’è Bruce Wayne, e prima di Bruce Wayne c’è Bruce e basta, un ragazzino amato dalla famiglia che vive in un mondo dove il male sembra soltanto pioggerella estiva. Eppure, l’idilliaco inizio finirà ben presto, e dopo la pioggia arriverà il diluvio, fino alla grandine. In una tragica serata, i genitori verranno uccisi per strada davanti a lui, senza che nulla possa essere fatto per salvarli. Ed il ragazzino non riuscirà mai a perdonarselo del tutto.

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Batman Begins

Batman nasce quella notte, partorito dal dolore, plasmato dalla rabbia e alimentato dalla disperazione. Ma non basta il rancore a creare un’icona. Servono disciplina, controllo, abilità, ovvero tutto ciò che il signorino Bruce, chiuso nell’ormai deserta e spettrale villa di famiglia, non può imparare. È qui che il futuro Batman cresce, viaggiando per il mondo, rubando per nutrirsi, lottando per restare in vita, senza un nome, né un’identità. A fargli compagnia, solo i ricordi avvelenati dal tempo. Solo il desiderio di potersi un giorno finalmente vendicare.

Batman Begins

Basterebbero questi elementi, contenuti nella parte iniziale del film, a creare un vuoto fitto e incolmabile che separa l’Uomo Pipistrello di Nolan da tutti quelli che sono venuti prima. L’ingrediente chiave del mix è l’empatia, un sentimento che afferra il legame con lo spettatore e lo potenzia fino a renderlo simbiotico. Batman Begins non avrebbe senso, senza i suoi successori. Sarebbe un capitolo parziale, incompleto, mancante di qualcosa che tutti noterebbero, ma che nessuno saprebbe spiegare. Quella di Nolan è una trilogia che appare tale già al primo colpo. E Batman Begins non è altro che un preciso e ragionato assaggio di quello che sarà poi il Cavaliere Oscuro, molto presto.

Ma chi si nasconde dietro la maschera? Difficile definire “rivelazione” un attore con alle spalle già più di venti film, ma in certo senso fu questa l’impressione che tutti ebbero quando Christian Bale apparve sullo schermo vestito di nero. Già, Christian Bale. L’uomo versatile per eccellenza, l’uomo che forse i superpoteri li ha davvero.

Batman Begins

“Riportiamo le lancette indietro di un anno”.

È il 2004, ed in molte sale, inizialmente scarne, poi sempre più piene, compare uno stranissimo film, strano quanto il protagonista che lo abita: L’Uomo Senza Sonno. Quel protagonista, Trevor Reznik, fa impressione. È insonne, smunto, sembra non mangiare da mesi. Eppure, dietro quelle guance affilate e consunte, anche se sembra incredibile, c’è sempre Bale. Bruce Wayne e Trevor Reznik sono la stessa persona, con un piccolo particolare: Tra l’uno e l’altro ci sono venticinque chili di differenza. Non è concepibile che un uomo del genere reciti male. Impossibile pensare che non metta l’anima in ogni sillaba pronunciata, ed il risultato è che quello di Batman diventa solo un vestito. E l’uomo che lo indossa, per la prima volta, diventa la pelle.

La regia è calcolata, cristallina. L’atmosfera drammatica si fonde con l’umorismo tipico della saga fino a sembrare una cosa sola. E i comprimari, da Michael Caine a Gary Oldman, da Liam Neeson a Morgan Freeman, non sembrano recitare, ma parlare a ruota libera, come se fossero il personaggio e il personaggio fosse loro. Nolan gioca con le emozioni, ma gioca soprattutto con noi. La disgrazia di Bruce ci infiamma, il suo pellegrinaggio ci affascina, l’addestramento nella Setta delle Ombre ci incolla allo schermo. I suoi primi tentativi mascherati ci imbarazzano, i siparietti da star mondana ci divertono e la sua trasformazione definitiva ci gonfia di soddisfazione.

Siamo tutti Bruce, ed insieme ci sentiamo infallibili. Ma è un inganno.
L’abbiamo detto: Batman Begins è solo l’inizio.
E quello che Nolan costruisce con impegno è soltanto un castello di sabbia, un vortice di nebbia, pronto a mostrare quanto Batman sia fragile. Pronto a svelare come tutto possa cadere e sprofondare in pochi, terribili, istanti. Ma questa è un’altra storia: La storia del Cavaliere Oscuro.

Voto Autore: [usr 3,5]

Diego Scordino
Diego Scordino
Amante di tutto ciò che abbia una storia, leggo, guardo e ascolto cercando sempre qualcosa che mi ispiri. Adoro Lovecraft e Zafòn, ho passato notti insonni dietro Fringe e non riesco a smettere di guardare Matrix e Il Padrino. Non importa il genere, mi basta sentire i brividi.
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