Balloon – Il vento della libertà, la recensione del film che racconta un’incredibile storia vera
La vera storia della spettacolare fuga di due famiglie dalla Germania orientale a quella occidentale durante la Guerra Fredda su una mongolfiera fatta in casa. Balloon – Il vento della libertà è un film diretto dal tedesco Michael Herbig. Quest’ultimo, noto soprattutto per essere un attore e un regista di commedie/parodie di successo, stavolta sorprende e si cimenta in una storia particolarmente drammatica, a tratti thriller, che ha quasi dell’assurdo.
Nel 1982 la Disney aveva già realizzato un film su questa storia, “Fuga nella notte” diretto da Delbert Mann. Ma le famiglie non erano rimaste completamente contente del risultato. Dopo 6 anni di preparazione e una piccola lotta per acquisire i diritti di remake dalla Disney, Herbig è riuscito a creare questa splendida opera.
L’impresa (quasi) impossibile di due famiglie
Siamo nel 1979, 10 anni prima della caduta del muro di Berlino. La Germania è nettamente divisa tra Germania Est e Germania Ovest. Repubblica Democratica Tedesca da un lato e Repubblica Federale di Germania dall’altro. La parte est sotto il dominio comunista, terra di paranoia e sospetto, la parte ovest terra libera di speranza. Le famiglie Strelzyk e Wetzel vogliono fuggire dalla Germania orientale per trovare libertà in quella occidentale.
In quell’anno, il confine era praticamente impenetrabile. Raramente qualcuno era riuscito ad oltrepassarlo. Si stima che soltanto tra il 1976 e il 1988 circa 38.000 cittadini della Germania Est tentarono invano di fuggire verso l’ovest. Più di 462 uomini, donne e bambini morirono alla frontiera. Per il regime della Repubblica Democratica Tedesca si trattava di traditori della patria. Quindi, piuttosto che rischiare soldati armati, mine antiuomo, filo spinato o altre trappole esplosive, le due famiglie, elaborano un altro piano: costruire una mongolfiera e varcare il confine attraverso di essa. Un’impresa assurda, illegale e pericolosa, apparentemente impossibile da realizzare.
La storia si svolge quasi interamente in una piccola comunità nel sud-est della Germania, vicino a Jena. Il film segue attentamente le due famiglie nel loro tentativo di costruire il pallone aerostatico controllando assiduamente i bollettini meteorologici della radio per valutare il momento giusto, in quanto serviva un forte vento da nord per volare. Ci sono voluti circa 18 mesi per cucire insieme mille metri quadrati di stoffa.
Dopo un primo tentativo fallimentare e con le guardie della Stasi alle calcagna, sono riusciti straordinariamente nel loro intento. Due coppie e quattro bambini sbarcarono sani e salvi in Baviera. Una storia incredibile, ma la cosa più incredibile è che sia tutta vera. Il regista ha usato i fatti e le informazioni dei file della Stasi parlando anche con le famiglie e coinvolgendole nel processo di produzione cinematografica, visitando persino la cantina dove era stata cucita la mongolfiera.
Balloon e la costante tensione
Balloon – Il vento della libertà è un film ben organizzato, costantemente emozionante che riesce a tenere il passo fino all’ultimo minuto. Raramente, si nota la mancanza di esperienza del regista all’interno del genere. Herbig, che ha anche co-sceneggiato il film, ha fatto un lavoro efficace nell’introdurre i vari ostacoli che bloccano i tentativi delle famiglie di fuggire. Il tutto, attraverso la creazione di un’atmosfera opprimente e inducente alla paranoia della società tedesca dell’est degli anni ’70.
In qualsiasi momento si respira un’aria di tensione, quasi silenziosa, che crea l’impressione che, qualsiasi mossa falsa, possa comportare l’arresto e la separazione della famiglia. Anche le sequenze in mongolfiera sono state eseguite in modo convincente attraverso una combinazione di effetti pratici ed effetti digitali che riescono a trasmettere pienamente le esperienze delle due famiglie. L’aggiunta di dettagli, come il gelo sulle bombole del gas quando il palloncino sale ulteriormente e l’uso della tensione attraverso scene che vedono i membri della famiglia lottare per tenere il pallone in aria, aiuta ad aumentare l’efficacia delle scene stesse.
Persino le musiche, splendidamente realizzate da Ralf Wengenmayr fanno un’ottima parte nel film creando enorme suspense. Percussioni distorte, sintetizzatori fantastici e sezioni di corde penetranti danno un potere sonoro moderno ed estenuante. Simile quasi alla musica composta da Hans Zimmer per “Dunkirk” di Christopher Nolan, in cui suona costantemente un intenso e snervante ticchettio di un orologio, sintetizzato e modificato in vari modi. Anche in questo caso musica, immagini e suoni si incastrano mantenendo sempre alta l’intensità.
Un racconto avvincente di un viaggio verso la salvezza
Gli unici punti deboli della pellicola potrebbero essere la tendenza occasionale a ricorrere ai soliti cliché stilistici e narrativi del genere thriller/drammatico. Ad esempio l’uso di una sequenza di sogni “falsi” per creare inutili tensioni durante il periodo della famiglia Strelzyk a Berlino Est e una sorta di sottotrama romantica tra il figlio più grande di Strelzyk e la figlia del vicino Stasi che serve solo a creare una tensione prolungata, e non necessaria, tra il personaggio e suo padre e, potenzialmente, a mettere la famiglia in ulteriore pericolo.
Ma nonostante questo, Balloon – Il vento della libertà funge da racconto solidamente avvincente di un viaggio verso la salvezza. Una bella rivisitazione di una famosa storia tedesca in chiave di fiaba moderna. Vedere una mongolfiera volare è già un’immagine di per sé bellissima. Vederla poi sorvolare i cieli della Germania, oltrepassando quel confine, di fatto invisibile – perché nel cielo non vi sono confini – offre una visione poetica, idilliaca, quasi favolistica che scalda il cuore.