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The Quiet Girl, la recensione

The Quiet Girl è il debutto cinematografico di Colm Bairéad, regista irlandese che prima d’ora si era cimentato solo nei cortometraggi, ed il suo nome era passato quasi inosservato. Da poche settimane però, grazie alle varie nomination ottenute, il nome del regista è via via cresciuto di popolarità e non desterebbe sorpresa se il 13 Marzo, giorno della consegna dei premi Oscar 2023, Colm Bairéad salisse sul celebre palco di Los Angeles per ritirare la prestigiosa statuetta al miglior film internazionale. Il film è infatti la prima pellicola di nazionalità irlandese ad essere stato candidato a questo premio.

Tratto da Foster, romanzo della scrittrice Claire Keegan uscito nelle librerie nell’anno 2010. The Quiet Girl verrà distribuito da Officine OBU a partire dal 16 Febbraio.

The Quiet Girl trama

Cáit (Catherine Clinch) è una silenziosa bambina di nove anni, che vive con la sua famiglia in una piccola casa nelle campagne irlandesi. La sua vita non sembra donarle grande felicità. La povertà è parte della sua esistenza, i genitori sembrano non comprendere lo stato d’animo della bimba, e l’arrivo di un nuovo figlio non sembra allietare la piccola Cáit. Nell’estate del 1981, Cáit viene mandata da Eibhlín Cinnsealach (Carrie Crowley) una cugina di mezza età della madre. La donna e il marito Seán (Andrew Bennett), accolgono con grande affetto la nuova arrivata, e tra loro nascerà un rapporto davvero speciale.

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Cáit ed Eibhlín

Una piccola bambina incompresa

Quando una bambina incompresa da tutti, anche dai propri genitori, incontra un coppia di coniugi che piangono la morte di un figlio scomparso, è come l’avvicinarsi di due calamite. Inizialmente, a causa dei vuoti apparentemente incolmabili, i caratteri sembrano respingersi, ognuno rifiuta la mano che l’altro gli tende, ma dopo un po’ di confidenza e qualche sorriso, finalmente si uniscono, creando un legame forte e puro. Questa è l’essenza di The Quiet Girl, un film che racconta lo sbocciare, il crescere ed il maturare di un legame che nasce da delle macerie. Un fiore annaffiato con un mare di lacrime.

Cáit, nonostante i suoi nove anni ha già capito l’enorme valore della parola. Ella non parla quasi mai, o meglio parla solo nel momento più opportuno. Questo atteggiamento non sembra piacere ai genitori, in particolar modo al padre, che prende la palla al balzo per liberarsi della zavorra.

Eibhlín si dimostra invece subito amorevole nei confronti della piccola, la donna empatizza per prima con Cáit, ed inizialmente è l’unica a preoccuparsene. Il silenzio, l’animo malinconico ed i problemi tipici della fanciullezza non sembrano infatti essere un problema per Eibhlín, una donna che rivede in Cáit il figlio perduto e su di lei vuole riversare tutto il suo amore.

Con Seán le cose non sono così semplici, al contrario della moglie, egli mette subito un muro tra se e Cáit. I sorrisi della bambina non trovano risposta, l’uomo si rifiuta di passare del tempo con lei, mostrandosi poco favorevole all’improvviso soggiorno di Cáit. Le cose però, ben presto cambiano. Seán deciderà di dare una possibilità a quella bambina silenziosa.

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Seán e Cáit

Il disagio, il lutto ed i nuovi amori

Colm Bairéad riesce a fare un grande lavoro, grazie ad una regia semplice ma mai banale riesce a ritrarre l’amore genitoriale, un amore senza confini. Quello che però più colpisce è il fatto che questo non venga manifestato dai veri genitori della ragazza, che sembrano infastiditi dalla sua presenza. Sono invece Eibhlín e Seàn a dare a Cáit tutto l’affetto che merita e di cui a bisogno. Uno sguardo è rivolto anche alla bellezza e imprevedibilità della natura, in particolare l’acqua, elemento essenziale per la vita, ma altrettanto pericoloso ed imprevedibile.

Alberi, ruscelli, vallate e bestiame sono catturati dalla macchina da presa in maniera quasi tarkovskiana, ognuno di questi sembra infatti avere un ruolo ben preciso all’interno del film. Il piccolo vitello, di cui Cáit e Seàn si prendono cura, è la fonte che nutre il loro legame. E’ il torrente nel quale viene raccolta l’acqua è la scintilla che fa scoppiare l’amore tra i tre, un amore tanto naturale dall’essere stato accompagnato dalla natura stessa.Un amore che non potrà essere scalfito nemmeno dai dalle ferite lasciate da una tragica morte passata di cui Cáit verrà inaspettatamente a conoscenza.

The Quiet Girl è una storia davvero commovente, un film che parla di lutto, di giovinezza, di senilità e soprattutto di amore. Di grande aiuto al compimento dell’impresa sono stati sicuramente i vari interpreti, in particolar modo la giovane Catherine Clinch, una bambina dai lineamenti dolci e delicati, perfetta per rappresentare la dolcezza e la timidezza di Cáit. Colm Bairéad, che firma anche la sceneggiatura, riesce ad adattare in maniera egregia il romanzo di Claire Keegan, un libro che già riusciva a raccontare in maniera efficace la società rurale del XX secolo, ma che qui su pellicola aumenta la sua forza ed il suo impatto.

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Un fotogramma del film

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Un debutto alla regia memorabile, un grande adattamento e un opera commovente. The Quiet Girl si presenta ai premi Oscar non come favorito, ma sicuramente ben giustifica la propria presenza all'interno della manifestazione.
Davide Secchi T.
Davide Secchi T.
Cresciuto a pane e cinema, il mio amore per la settima arte è negli anni diventato sempre più grande e oltre a donarmi grandissime emozioni mi ha accompagnato nella mia maturazione personale. Orson Welles, Ingmar Bergman, Akira Kurosawa e Federico Fellini sono gli autori che mi hanno avvicinato a questo mondo meraviglioso.

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