Prodotto originariamente da TimVision, Skam Italia è arrivato con la sua quarta e, per ora, ultima stagione, alla coproduzione con il gigante Netflix. Un grande traguardo per questo piccolo gioiellino, remake di una famosa serie norvegese. La serie, amata in tutto il mondo, ha visto sei rifacimenti europei (in Belgio, in Olanda, in Spagna, in Germania, in Francia e in Italia) e uno americano (Skam Austin).
Skam, creata e diretta da Julie Andem, ha un format molto particolare che vede un protagonista diverso per ogni stagione, che quindi permette alla serie, corale nella sua totalità, di prendere e approfondire quattro punti di vista diversi. Una struttura particolare che viene rispettata da ogni remake, eccetto qualche variazione di ordine, come si può vedere nella serie italiana, che scambia l’ordine dei protagonisti per la seconda e la terza stagione. In totale quattro stagioni, ognuna si concentra non solo su un personaggio diverso, ma su un aspetto diverso di un sentimento molto conosciuto in età adolescenziale: la vergogna, significato del titolo originale.
Al timone del progetto italiano troviamo Ludovico Bessegato, già produttore creativo di alcune serie di successo, come per esempio Rocco Schiavone, che vede Marco Giallini nei panni dell’omonimo vice questore. Regista e sceneggiatore della serie, Bessegato crea quello che a livello internazionale è considerato uno dei migliori remake della serie, donando un molteplice sguardo alle sfaccettate tematiche adolescenziali, ma senza pregiudizi e senza condanne. Accompagna il tutto un gusto visivo giovane e stilizzato, fatto di ralenti, mescolanza di canzoni pop, elettroniche e rap, e una fotografia soffusa che ritrae in modo impeccabile suggestivi angoli di Roma.
Ogni stagione è appunto dedicata a un personaggio. La prima vede come protagonista Eva (Ludovica Martino), ragazza timida che ha come unici amici il suo fidanzato, Giovanni (Ludovico Tersigni, visto da poco in Summertime), e il migliore amico di questi, Martino (Federico Cesari). Nel corso degli episodi Eva si apre e crea un solido gruppo di amiche: Fede, Silvia, Eleonora e Sana. Grazie a Eva, entriamo con lei nelle dinamiche del suo liceo, e conosciamo assieme a lei i personaggi che caratterizzeranno la serie. Forse la stagione più corale e più equilibrata, a livello sia di regia e di sceneggiatura.
Dalla seconda infatti, la focalizzazione diventa più netta e individuale, con Martino (Federico Cesari), che nel corso della seconda stagione deve fare i conti con i turbamenti sul suo orientamento sessuale, e poi con Eleonora (Benedetta Gargari), protagonista della terza stagione, innamorata dell’ambito bad boy della scuola, anche se ha dichiarato più volte di disprezzarlo. Nell’ultima invece, la protagonista è Sana (Beatrice Bruschi) che si vede alle prese con la collisione di due mondi che avverte come incompatibili: quello delle sue compagne di scuola, fatto di liberazione sessuale, feste e alcool, e il suo credo interiore.
In tutte le sue stagioni, Skam Italia affronta tematiche anche scomode dal punto di vista degli adolescenti: ogni scelta, anche la più sbagliata, è trattata senza morale e senza retorica. Ogni momento, per quanto piccolo e apparentemente insignificante, è visto dagli occhi di chi lo sta vivendo: la regia è completamente al servizio dello sguardo dei ragazzi che rappresenta. Infatti, per quanto la sceneggiatura punti a una schiettezza e a una verità che possono ricordare Skins, cult dei primi duemila, la forma è più simile al recente teen drama Euphoria.
Entrambi, Euphoria e Skam Italia, si concentrano soprattutto sulle sensazioni: come in Euphoria l’ebbrezza del sesso e della droga sono rese attraverso colori sgargianti, vestiti psichedelici e rotazioni a 360 gradi della macchina da presa, in Skam Italia i momenti di tensione erotica dell’innamoramento, o drammatica del tradimento amicale sono ampliati, rallentati, esagerati, inquadrati con splendide luci soffuse. Entrambe le serie sono materializzazioni della vita ideale degli adolescenti, quell’agglomerato di sensazioni sproporzionate che teniamo nei ricordi tutta la vita. In particolare Skam Italia è efficace nell’equilibrare due tipi di verità: quella interiore, della soggettività di un attimo di flirt, o di panico, e quella esteriore, nella delicatezza e chiarezza in cui tratta alcuni argomenti ancora lontani dalla sensibilità di molti, come appunto l’Islam, l’omosessualità, il revenge porn e la malattia mentale.
Se la prima e l’ultima stagione riescono a trovare un perfetto equilibrio tra le due componenti, la seconda e la terza spiccano però rispetto alle altre per il raggiungimento di livelli sempre più alti di virtuosismo registico. A partire dalla delicatezza della storyline di Martino, l’acume tecnico e stilistico si ha però nella stagione di Eleonora, che attraverso la regia riesce a elevare una storia d’amore trita e piuttosto problematica in una straziante storia di autoaffermazione. In scene come quella della festa, o quella del consultorio, lo sperimentalismo visivo si combina con un uso innovativo della musica e colpisce dritto nel cuore degli spettatori.
Nonostante qualche cedimento di ritmo e qualche ripetitività nei meccanismi, Skam Italia si rivela uno dei prodotti più riusciti del panorama italiano, capace di parlare anche a un pubblico diverso dal suo target di riferimento, per l’universalità dei temi trattati e la delicatezza dei punti di vista adottati. Il cast in parte e motivato è la ciliegina sulla torta.
Arrivata alla sua conclusione secondo la linea originale, che dura quattro stagioni, Ludovico Bessegato ha dichiarato che, Coronavirus permettendo, la richiesta per una quinta stagione è stata alta e non è improbabile che avvenga.