Il venticinquesimo capitolo della saga 007, No Time to Die, è stato l’ultimo interpretato da Daniel Craig, alla sua quinta apparizione come James Bond. A dirigere il film dopo l’addio di Sam Mendes è toccato a Cary Fukunaga, regista della prima stagione della fortunata serie True Detective. Il film ha incassato in tutto il mondo oltre 770 milioni di dollari. La canzone tema principale ha portato alla vittoria del Premi Oscar Billie Eilish e il co-autore Fineas O’Connell.
Riprendono i propri ruoli molti dei co-protagonisti della saga come Lea Seydoux, Ben Whishaw, Ralph Fiennes, Jeffrey Wright, Naomie Harris e Christoph Waltz. Per il ruolo dell’antagonista principale la scelta è invece caduta su Rami Malek reduce dall’Oscar al miglior attore protagonista nel 2019 per Bohemian Rapsody. Il film è stato girato, come d’abitudine per i film di James Bond, in diversi paesi tra cui Italia, Giamaica, Norvegia.
No Time to Die – la trama
No Time to Die si apre con un flashback sulla vita di Madeline Swann (Seydoux) da bambina che assiste all’omicidio della madre da parte di un uomo mascherato. Nel presente, invece, Madeline si trova in Italia con James Bond (Daniel Craig) per un periodo di vacanza interrotto da un’imboscata della Spectre. A seguito dell’attentato, James lascia la compagna accusandola di essere d’accordo con l’organizzazione terroristica. Con un ulteriore flash-forward di cinque anni, James si trova in Giamaica, contattato dall’amico e agente della CIA Felix Leiter (Wright). L’agente chiede a Bond di aiutarlo a rintracciare uno scienziato scomparso dopo aver sviluppato un virus in grado di attaccare specificatamente il genoma della vittima prescelta. Dopo un acceso confronto con Nomi (Lashana Lynch) e con M (Fiennes), James cambia idea e decide di aiutare Felix Leiter.
Giunto a Cuba incontra Paloma (Ana De Armas) e si reca a un incontro della Spectre, programmato per ucciderlo col virus cercato. In realtà, lo scienziato aveva riprogrammato il virus in modo da far morire gli uomini della Spectre, guidati dal carcere da Blofeld (Waltz). Dopo aver perso un amico, Bond ha un nuovo litigio con M, che lo licenzia. Intanto Lyutsifer Safin (Malek) si reca da Madeline chiedendole di uccidere Blofeld attraverso il virus. Anche James vuole incontrare Blofeld e la donna. Dopo una rivelazione sull’attentato di cinque anni prima, 007 inconsapevolmente uccide la sua nemesi. Messosi sulle tracce di Madeline scopre che la donna ha una figlia. Inoltre, viene messo a parte sulla storia di Safin, l’uomo che aveva ucciso la madre per vendicarsi del padre di Madeline. Nomi avvisa Bond che proprio Safin si sta recando da loro con l’intento di rapire Madeline e la bambina.
No Time to Die – la degna fine del ciclo di Craig
Daniel Craig è entrato nei panni di James Bond con discrezione e con i dubbi che accompagnano ogni interprete di questo iconico personaggio. Nel corso dei 4 film precedenti è riuscito a costruirsi una credibilità e una forza come agente 007 tali da ribaltare la situazione. Per realizzare No Time to Die, infatti, la produzione ha dovuto compiere uno sforzo molto importante per convincere Craig. Il film va a chiudere un ciclo molto fortunato della saga. Talmente fortunato che la scelta del nuovo interprete procede a rilento e non si vede per ora un successore designato. Con questa ultima prova l’attore, comunque, si conferma nell’Olimpo dei grandi interpreti di 007. Fukunaga si trova a gestire una situazione non ideale: a seguito dell’abbandono di Mendes la scelta per la regia era stata Danny Boyle. Questi si era poi fatto da parte per divergenze creative tanto col protagonista quanto con i produttori.
Inoltre, per il regista c’era da fare i conti con una pesante eredità, rappresentata non tanto dal precedente capitolo, ma da quello prima ancora. Skyfall è stato tra i film di Bond più apprezzati, quasi impossibile da prendere come standard per la qualità espressa. No Time to Die riesce, a suo modo, nell’impresa. La regia riesce a catturare in quasi tre ore tutti i caratteri del Bond di Craig. Il tema dell’addio è presente in tutto il film, forse anche troppo rimarcato. La sceneggiatura funziona perché permette a tutti i personaggi di ritagliarsi il giusto spazio. L’ultima scena di Craig come Bond, che alcuni trovano eccessivamente carica, possiede, invece, il lirismo necessario al commiato dell’interprete. Perché questo Bond ha bisogno di esplodere in tutta la sua umanità, come nessun’altro 007 prima.
Il domani non muore mai, Bond nemmeno
La fan base di James Bond discute sostanzialmente ed eternamente di due cose: quale sia il miglior film e quale il miglior 007. Il furore di popolo incoronerebbe probabilmente ancora Sean Connery, senza dimenticare Roger Moore. Craig si ritaglia uno spazio che è tutto suo all’interno di questa classifica, grazie alle sue capacità ma anche grazie a una serie di film ben scritti e ben girati. I Bond precedenti, indipendentemente dalla bontà degli interpreti si erano in un certo qual modo americanizzati. Invece, già con Casinò Royale assistiamo a un Bond britannico e allo stesso tempo contemporaneo.
Con No Time to Die si chiude un importante capitolo di 007, adesso si fa fatica a intravedere un attore che possa reggere il peso di questo ruolo. Si troverà una quadra mentre il confronto per l’attore che verrà scelto diventa via via più gravoso. Quando arriva la chiamata per il primo Bond, Craig ha alle spalle sì una serie di ruoli, ma quasi mai da protagonista assoluto e sicuramente non di questo rilievo. Il suo nome comunque nel corso di cinque film e quasi quindici anni è ormai indissolubilmente legato all’agente che non muore mai.