Il cinema, come del resto la letteratura, ci permette di scoprire mondi sconosciuti e di entrare in contatto con realtà sempre nuove che per quanto risultano distanti dalle nostre nascondono una traccia, un riflesso delle nostre vite. Ed è questa l’ambizione di Laura Luchetti che con La bella estate porta sul grande schermo un racconto di formazione al femminile nel quale ciascuna donna non avrà difficoltà a identificarsi, cogliendovi un senso comune. Il film, presentato al Locarno Film Festival e uscito nelle sale il 24 agosto scorso, è liberamente ispirato al romanzo omonimo di Cesare Pavese, uno dei più grandi (e anche tormentati) autori della letteratura del Novecento, che pubblicò l’opera all’interno di una raccolta dallo stesso titolo che gli valse il Premio Strega nel 1950.
Ne La bella estate figurano giovani e promettenti talenti, in particolare nel ruolo delle protagoniste troviamo Yile Yara Vianello, molto apprezzata per la sua interpretazione in Corpo celeste, e l’esordiente Deva Cassel, figlia di Vincent Cassel e Monica Bellucci. Tra gli interpreti è opportuno ricordare anche Nicolas Maupas, che ha vestito i panni di Filippo Ferrari nella celebre serie Mare fuori.
Nel cast sono presenti inoltre Alessandro Piavani, Adrien Dewitte, Cosima Centurioni, Gabriele Graham Gasco, Anna Bellato e Andrea Bosca.
La bella estate – Trama
Torino, 1938. La sedicenne Ginia (Yile Vianello) guarda al suo futuro con fiduciosa speranza e come tutti gli adolescenti sogna il grande amore. Trasferitasi da poco dalla campagna alla città, conduce una vita tranquilla e spensierata dividendosi tra gli amici, suo fratello e il lavoro di sarta presso un atelier. Il suo mondo ovattato però sarà presto turbato dall’arrivo di Amelia (Deva Cassel), una modella che la introduce negli ambienti artistici della Torino bohémien. L’incontro fra le due si rivelerà determinante per Ginia che nel corso di una lunga estate intraprenderà un viaggio interiore attraverso i propri sentimenti e desideri.
Il piccolo mondo di Ginia
Ginia è ancora troppo giovane per capire il mondo e troppo ingenua per disprezzarlo. I suoi sentimenti sono candidi, come la luce naturale che proviene dal sole, e intensi come i colori dell’estate. Le sue certezze sono racchiuse tutte nel microcosmo nel quale vive, fatto di uscite in barca con gli amici, di momenti condivisi con il suo caro fratello Severino, di dedizione al suo lavoro in atelier. Timida, riservata, introversa, Ginia ascolta i suoi pensieri, ne scorge le sfumature, ne individua i contrasti, senza rivelarsi mai. La vita le appare semplice nelle sue espressioni e facilmente comprensibile se ricondotta al suo sistema di valori. Il suo piccolo mondo però sarà scosso dall’incontro con Amelia, una ragazza poco più grande di lei così diversa da tutte quelle che ha incontrato finora.
La bella estate – La Torino bohèmien
Sensuale e impudente, Amelia esibisce il suo corpo dinanzi agli occhi indiscreti di pittori poco talentuosi in cambio di una piccola ricompensa. I quadri che la ritraggono forse esprimono meglio di lei la sua vera essenza che rimane misteriosa e indecifrabile. Grazie a lei, Ginia entra in contatto con l’ambiente bohèmien torinese, fatto di caffè e soffitte dove artisti perdigiorno ritraggono modelle improvvisate. Da qui ha inizio il viaggio di Ginia, un viaggio conoscitivo attraverso le conseguenze dell’amore, le delusioni, attraverso la scoperta del proprio corpo, che si trasforma e si ricompone assumendo una forma sempre nuova. Un viaggio che approda nella consapevolezza dell’io, nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta.
Un’opera ben concepita dal punto di vista estetico
Una storia di speranze, di desideri sospesi, di amicizie perdute e ritrovate, di amori infranti e ricongiunti, di segreti rivelati e poi taciuti, di un’adolescente che ha l’ansia di crescere ma che scoprirà presto quanto doloroso sia diventare donna. La bella estate della Luchetti risulta un’opera ben concepita dal punto di vista estetico: il fascino della pellicola risiede soprattutto nella fotografia che dimostra un uso sapiente della luce evidenziando volti e prospettive; nella godibile colonna sonora che accompagna il messaggio visivo regalando nuovi strumenti di comprensione; e nella cura dei costumi. L’indagine introspettiva dei personaggi non sempre riesce a scavare nel profondo e a rivelarci i pensieri, i tormenti, le intenzioni delle protagoniste. Una scelta probabilmente dettata dallo stile descrittivo del romanzo. Tuttavia l’ottima interpretazione di Yile Vianello, ben accompagnata dalla fascinosa Deva Cassel, riesce a dare tridimensionalità al suo personaggio e a coinvolgere emotivamente lo spettatore.
La bella estate – In conclusione
La bella estate risulta nel complesso un film piacevole, caratterizzato da un ritmo scorrevole e lineare. Una storia tutta al femminile incentrata sul passaggio dall’adolescenza alla maturità, quel momento delicato in cui si percorrono nuovi sentieri alla scoperta di sé e del proprio corpo. L’intento della Luchetti di creare un ponte di dialogo tra pubblico e personaggi si realizza soprattutto attraverso il linguaggio visivo, una meravigliosa colonna sonora e l’eccellente interpretazione delle protagoniste. Un film sicuramente da vedere, che ci consente di rileggere da una prospettiva diversa una grande opera della letteratura italiana definita dal suo stesso autore “storia di una verginità che si difende”.