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Jackie: la First Lady di Larraín

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Jackie ha visto la luce solo nel 2016, dopo un cambio di attrice e di regista. Inizialmente, il progetto era stato affidato nel 2010 a Darren Aronofsky e il ruolo della First Lady a Rachel Weisz. Dopo la fine della relazione tra i due, sembrava che anche il film fosse naufragato. Lo stesso regista – anche produttore – nel 2015 dopo aver visto The Club di Pablo Larraín pensa di affidare proprio a questi la regia.

Jackie – il cast

Dopo la rinuncia di Weisz, la produzione ha affidato il ruolo della protagonista a Natalie Portman. Figurano al suo fianco Greta Gerwig, nei panni della segretaria della Casa Bianca, Nancy Tuckerman; Peter Sarsgaard nel ruolo di Bob Kennedy e Billy Crudup in quelli del giornalista Theodore White. Sono presenti, inoltre, John Carroll Lynch (Lyndon Johnson); John Hurt (Padre McSorley). L’interprete di John Fitzgerald Kennedy, Caspar Phillipson ha interpretato nuovamente il ruolo del Presidente in Blonde.

Jackie – la trama

Il film si concentra sui giorni immediatamente successivi all’assassinio del presidente Kennedy. Jackie è alle prese con un’intervista nella quale ricostruisce quei giorni. Il funerale del marito da organizzare, il modo in cui la donna ha vissuto la propria esperienza alla Casa Bianca e il rapporto con Bob sono i nuclei centrali della storia. È nell’incontro con Padre McSorley che però vengono fuori i timori della donna rispetto alla propria vita e al proprio futuro. La First Lady deve, inoltre, decidere tra una cerimonia riservata e un corteo per il defunto marito.

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Jackie – la recensione

Secondo indiscrezioni, Larraín non era convinto di accettare il progetto di Aronofsky. Si può dire che il regista di Requiem for a Dream ci aveva visto bene. Il risultato è un film ben riuscito, seppur non esente da sbavature. Al momento dell’uscita di Jackie, la sceneggiatura è stata molto lodata, eppure è forse l’elemento meno convincente del film. La regia di Larraín è spesso incollata alla protagonista e questo ne risalta – ulteriormente – la prestazione. Il ruolo di Jacqueline Kennedy ha rappresentato una sfida molto importante per Natalie Portman, che è riuscita in una delle sue migliori interpretazioni. Portman ha messo in scena una donna attraversata da vari stati d’animo. Un personaggio che acquista nel tempo consapevolezza del proprio ruolo. Jackie riesce bene nel suo intento storico. Dal momento della morte di Kennedy, i fari sono tutti puntati sulla moglie.

Il passaggio di stato è ben chiaro: da First Lady e moglie di un presidente innovatore ad essere il centro del mondo. Funziona la scelta di rappresentare Jacqueline Kennedy su piani diversi. Esiste il piano pubblico, del quale vediamo soprattutto degli scorci legati al passato. Esiste il piano, inestricabile per i Kennedy, politico – familiare, messo in scena nei dialoghi con Bob Kennedy che però viene trattato forse con superficialità. Un terzo piano è dato dal confronto con la figura religiosa di Padre McSorley, dove la protagonista scende più a fondo nei propri sentimenti. La conversazione con il giornalista Theodore White è una somma di questi aspetti. Conscia del proprio ruolo, l’ormai ex First Lady sa cosa dire e il modo in cui dirlo.

Le trasfigurazioni del potere

Larraín si sta imponendo sempre di più sullo scenario internazionale. Non va dimenticato che il primo film del regista a godere di riconoscimento globale, No – i giorni dell’arcobaleno, è solo del 2012. Dopo Jackie, la carriera del regista cileno ha preso una piega diversa. È da quel momento che spesso ad essere protagoniste sono figure femminili. Donne rappresentate in contesti di potere e in conflitto con esso. Jackie è costretta ad un rigido protocollo al quale si ribella per emergere. Lo stesso di Lady D. in Spencer, con conclusioni diametralmente opposte. Se il film sulla First Lady degli Stati Uniti è una ricostruzione piuttosto fedele degli avvenimenti, con Spencer Larraín si è mosso diversamente. Il potere si trasfigura. Lady D. si isola dal contesto della Famiglia Reale e assistiamo all’andirivieni dei suoi pensieri e dei suoi incubi. Il Pinochet di El Conde è esso stesso la rappresentazione di un incubo.

Jackie e Spencer: l’importanza delle protagoniste

Larraín rimane un regista con una forte impronta politica, attento alle evoluzioni e ai progressi sociali. Certamente il regista non ricorre agli stilemi classici del biopic, almeno negli ultimi film. Ciononostante, sembra essere l’aspetto visivo a caratterizzare maggiormente i suoi lavori. In El Conde il ricorso al bianco e nero si rivela una scelta vincente, che aggiunge qualcosa alla storia. Altro aspetto caratteristico dei suoi film sono i primi piani stretti sul protagonista. Una scelta alla quale ricorre spesso anche in Jackie. Senza dubbio, Larraín si è quindi costruito una sua identità. Un’identità legata anche alla capacità di mettere i suoi cast nelle migliori condizioni possibili. L’interpretazione di Jacqueline Kennedy di Natalie Portman è stata acclamata a livello generale. Sia Natalie Portman che Kirsten Stewart per Spencer hanno ricevuto la candidatura agli Oscar. Il segno di interpretazioni di livello, che Larraín riesce a sottolineare con la propria regia.

PANORAMICA

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Jackie è un profilo tra il privato e il pubblico di Jacqueline Kennedy dopo la morte del marito. Un biopic realistico ma che forse poteva approfondire meglio alcune dinamiche

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