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iHostage, il nuovo thriller di Netflix da non perdere

iHostage (2025), il nuovo thriller di Netflix, promette emozioni forti e una serata al cardiopalma, ma non solo. Diretto da Bobby Boermans, un regista olandese con esperienza nelle serie TV d’azione, iHostage è un dramma corale con diversi protagonisti, ognuno con il proprio bagaglio emotivo.

Tra i personaggi più intensi troviamo Admir Šehović (Ilian Petrov), Loes Haverkort (Lynn) e Soufiane Moussouli (Ammar Ajar). Quello che più colpisce di questo film, oltre al suo successo, è il fatto che sia tratto da una storia vera.

iHostage

iHostage – Trama

iHostage è un coinvolgente thriller che trae ispirazione da un evento reale che ha catturato l’attenzione internazionale. Nello specifico, si tratta del drammatico attentato avvenuto in un Apple Store di Amsterdam nel febbraio del 2022.

Il film è calato nelle ore di crescente tensione e incertezza che hanno caratterizzato quell’evento, offrendo uno sguardo da diverse prospettive senza svelare gli esiti specifici per i singoli personaggi coinvolti.

La narrazione si apre con l’irruzione di un uomo armato (Soufiane Moussouli) all’interno di un affollato Apple Store. Un normale pomeriggio di shopping diventa, d’un tratto, un incubo ad occhi aperti.

Senza rivelare le motivazioni specifiche dell’aggressore nella fase iniziale, il film si concentra sull’impatto immediato di questo atto inaspettato sulle persone presenti.

I clienti e i dipendenti sembrano quasi non prendere sul serio ciò che sta accadendo, in un primo momento. Sono tutti increduli e totalmente confusi. Ciononostante, si ritrovano ben presto intrappolati all’interno del negozio. Alcuni riescono a fuggire, mentre altri si nascondono nell’attesa dei soccorsi.

Un solo ostaggio, però, viene ufficialmente catturato. Si tratta di Ilian Petrov (Admir Šehović). L’uomo è comprensibilmente terrorizzato e sconvolto. Nonostante ciò, cerca in tutti i modi di interagire con l’attentatore con l’intento di non farlo innervosire.

Fin dai primi momenti la polizia circonda l’edificio, consapevole della fragilità della situazione e della necessità di agire con cautela per garantire l’incolumità di tutti. Priorità assoluta è la gestione della crisi, l’attivazione delle unità specializzate e l’avvio delle prime comunicazioni, cruciali per comprendere le richieste dell’aggressore e tentare una risoluzione pacifica.

Parallelamente, la trama si addentra nell’esperienza degli ostaggi all’interno del negozio. Il clima di crescente angoscia e la lotta interiore di individui improvvisamente catapultati in una situazione di pericolo estremo, si dipana lentamente davanti agli occhi dello spettatore.

Recensione

Il successo di iHostage è stato immediato, e i motivi alla base di questo fortunato risultato sono comprensibili. Gli ingredienti per un buon thriller psicologico ci sono tutti, eppure la pellicola travalica questa stretta categorizzazione. Un elemento centrale della vicenda reale e anche del film è il ruolo cruciale svolto dalla comunicazione.

Una comunicazione umana, un ponte tra la giustizia e l’atto criminoso. O forse, tra esseri umani mossi dalle ragioni che li rendono tali. Le difficili trattative tra Ammar e Lynn sono alla base di questa danza: passi troppo veloci, poi più lenti. Tutti che si muovono sul filo del rasoio. Troppe vite in gioco, bisogna fare attenzione.

La polizia diventa perciò, nella narrazione, il filo conduttore della vicenda. La complessità del dialogo in situazioni di alta tensione e la delicatezza delle decisioni che devono essere prese in tempo reale accrescono la drammaticità degli eventi.

iHostage

Le interpretazioni degli attori sono efficaci, perfettamente in grado di trasmettere i sentimenti e le paure di un episodio tanto tragico quanto realistico.

Il film accenna alla sfida di comprendere le intenzioni dell’uomo armato e di trovare un terreno comune per evitare un nefasto epilogo, senza però rivelare i contenuti specifici di queste conversazioni.

iHostage è una finestra asciutta e puntuale sull’animo umano. Esplora con tatto e con delicatezza imparziale (di cui gli olandesi sono fieri depositari) anche l’impatto emotivo e psicologico che una simile catastrofe esercita non solo sugli ostaggi e sull’aggressore, ma anche sulle forze dell’ordine.

Un’intera comunità viene segnata da questa circostanza tanto dolorosa, nessuno ne è escluso.

iHostage: il volto umano del crimine

Il film suggerisce l’idea per cui una singola azione violenta possa riverberarsi su molte vite, lasciando segni profondi. Da questa, poi, ne derivano riflessioni sulla sicurezza, sulla gestione delle emergenze e sulla fragilità degli equilibri umani.

Il racconto visivo si sviluppa seguendo parallelamente le reazioni e le strategie messe in atto dalle forze dell’ordine olandesi per cercare di salvare gli ostaggi e di catturare il misterioso criminale.

Ammar è un criminale, certo, ma è prima di tutto un uomo. Un uomo con i suoi timori e i suoi (seppur rari) sprazzi di bontà verso i suoi simili. Nella realtà il confine tra bene e male non è così netto, e la pellicola lo rispecchia.

La regia di Bobby Boermans si riconferma nel suo stile realista e crudo, capace di tenere lo spettatore incollato allo schermo nell’attesa che qualcosa accada.

Pur essendo un MacGuffin nella sua funzione narrativa, un evento come un attentato terroristico offre un potente scenario per esplorare le diverse reazioni umane alle avversità della vita.

Benché tratto da una storia vera con un esito noto, il film si concentra sulle ore cruciali della presa degli ostaggi, mantenendo la suspense e l’attenzione di chi guarda sulle dinamiche in gioco e sulle decisioni prese dai vari protagonisti.

L’obiettivo non è tanto quello di ripercorrere fedelmente ogni dettaglio di quanto realmente accaduto, quanto piuttosto di esplorare le tensioni umane e il peso delle responsabilità propri di una situazione di crisi estrema.

iHostage è la prova che un film apparentemente d’azione può nascondere ben altro, mostrandosi perfettamente in grado di regalare emozioni e spunti di riflessione (esattamente come fa uno d’autore).

Disponibile su Netflix!

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Intepretazioni
Emozioni

SOMMARIO

iHostage è un thriller molto intenso, in cui i sentimenti dei protagonisti sono sinceri ed evidenti già dai primi frame. Si percepisce il fatto che sia tratto da una storia vera grazie alla sua impronta autentica, e anche la regia asciutta rende il prodotto molto coinvolgente. Il ritmo è prontamente scandito dagli eventi, che si susseguono tenendo lo spettatore col fiato sospeso. Non è un caso che sia al primo posto nella classifica di Netflix.
Marcella Calascibetta
Marcella Calascibetta
La mia passione per la parola scritta è sbocciata pienamente all’età di sedici anni e, per mia fortuna, non è mai scemata. Quella per la settima arte, invece, credo di averla avuta dalla nascita. Hitchcock, Kubrick, Bava, Argento, Von Trier e Fellini hanno saputo, con il loro talento, accendere questo fuoco che mi accompagna da che ho memoria, rendendo il momento della visione cinematografica un felice incontro di tecnica e sentimento.

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