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Identità

James Mangold è un regista stranamente sottovalutato. Eppure, fin da Ragazze interrotte passando per Walk the Line – quando l’amore brucia l’anima e l’ultimo cinecomic su Wolverine Logan, Mangold è stato sicuramente autore di film acclamati dalla critica che hanno avuto nei rispettivi anni il loro successo internazionale. L’ultimo di questi è stato Le Mans ’66 (in originale Ford vs Ferrari) che ha ottenuto anche una candidatura a miglior film agli Oscar di quest’anno. Una delle opere più singolari del regista statunitense è però Identità, thriller psicologico del 2003 che modernizza il classico di Agatha Christie Dieci piccoli indiani alle ossessioni psicoterapeutiche a cavallo tra i due secoli.

identità

In quel periodo infatti, il cinema è rigoglioso di film, specialmente thriller, che trattano di psicologia, talvolta prendendone in giro le derive new age (Essere John Malkovich, Terapia e pallottole), altre volte usandola come essenziale meccanismo narrativo mistificatore (Schegge di paura, Fight Club), più spesso però come profondo pozzo da scandagliare in tutte le sue parti, sia dentro lo schermo che come effetto sullo spettatore. E questa ricerca ha creato capolavori del thriller psicologico come Mulholland Drive e Spider. Identità si pone quasi perfettamente a metà di tutte queste categorie. Identità infatti viaggia sempre sul pericoloso filo che divide il serio e il faceto, il sobrio dall’esagerazione, ma ha l’abilità di non cadere mai né dalla parte del trash né da quella della illusoria pretenziosità autoriale.

alfred molina

Il film inizia con uno psichiatra criminale (Alfred Molina) che trova dei diari inediti di un suo paziente, condannato il giorno successivo alla pena capitale. In una notte, deve convincere il giudice a rivedere il caso per infermità mentale. Nella stessa notte, dieci sconosciuti si incontrano in un motel sperduto nel Nevada, bloccati lì da una violenta tempesta che ha interrotto la strada in entrambi i sensi. Tra questi c’è l’ex poliziotto Ed (John Cusack), ora autista della vanesia attrice Caroline (Rebecca de Mornay), il detenuto Robert (Jake Busey) sotto la scorta del poliziotto Rhodes (Ray Liotta), una coppia appena sposata, una famiglia con bambino e la prostituta Paris (Amanda Peet). Mentre la commissione giudiziaria aspetta il detenuto per prendere una decisione, uno per uno i dieci sconosciuti cominciano a morire. Inizia quindi una caccia all’uomo per scoprire l’assassino.

john cusack e john c mcginley

Identità gode di una sceneggiatura estremamente abile a cambiare direzione e a irretire lo spettatore senza mai essere completamente ingannatrice. Identità infatti attraversa diverse fasi di narrazione e altrettanti generi. Inizia come un giallo investigativo: abbiamo un detenuto che è aspettato davanti a un giudice per deciderne la sorte, e allo stesso tempo un detenuto è bloccato in un motel. Collegare i punti non è difficile. Poi però all’interno del motel cominciano a succedere strani omicidi. Anche qui collegare le azioni non è difficile, se non fosse che il detenuto in questione è scappato. Continua quindi come un classico mistero whodunit in stile Agatha Christie, che a poco a poco è messo in discussione da una svolta paranormale, e poi totalmente surclassato da una inaspettata virata psicologica.

identità

Il film gioca continuamente con le aspettative dello spettatore. Specialmente uno spettatore navigato, che ha occhio per gli horror e i thriller. Ogni svolta di genere è motivata da indizi visivi. A partire dal motel, che rievoca l’inquietante Bates Motel di Psyco, fino alle brochure di un cimitero nativo americano nelle vicinanze, stilema tipico di un certo cinema horror paranormale. È attraverso questi ripetuti cambi di direzione che Mangold tiene viva la curiosità, che avrebbe altrimenti rischiato di venire inevitabilmente sopita una volta scoperto il riferimento a Dieci piccoli indiani. E Mangold non termina mai le sorprese, fino alla fine.

identità

Senza fare ulteriori spoiler, l’Identità del titolo acquista completamente senso lungo il film, anzi, ne acquista uno duplice. Il tema dell’identità è infatti inteso nel suo doppio significato. Da una parte è la ricerca della propria personalità. Ognuno dei personaggi sta fuggendo da un posto o andando in qualcheduno prima di trovarsi nel motel, in particolare la prostituta Paris, che sta scappando da Las Vegas per cambiare vita. Ma identità vuol dire anche uguaglianza tra due o più cose, o due o più persone. E qui ci fermiamo.

identità

Identità è un film estremamente calibrato: intrecciato ma non oscuro, è un film di genere che sconfina i generi, e che rinnova il giallo in chiave moderna, adottando tutti i plot twist di cui l’horror si è dimostrato così avido negli ultimi venti anni. A supportare una sceneggiatura finemente cesellata è il cast corale, che vede in testa un sempre adorabile John Cusack, con il suo carisma sottomesso, e una pletora di attori che si incastrano bene tra loro.

Voto autore [usr 3,0]

Marianna Cortese
Marianna Cortese
Attualmente laureanda in Lettere Moderne, ho sempre avuto un appetito eclettico nei confronti del cinema, fin da quando da bambina divoravo il Dizionario del Mereghetti. Da allora ho voluto combinare cinema e scrittura nei modi più diversi e ho trangugiato di tutto: da Kim Ki-Duk a Noah Baumbach, da Pedro Almodovar a Alberto Lattuada. E non sono ancora sazia.

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