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Good American Family: questo non è Orphan

Good American Family (2025) è una miniserie creata da Katie Robbins e racconta l’agghiacciante vicenda dei coniugi Barnett e della loro figlia adottiva Natalia Grace.

La serie è stata distribuita settimanalmente sulla piattaforma Disney Plus. Composta da otto episodi, viene raccontata tutta la vicenda dall’adozione fino al processo.

Good American Family è stata filmata e conclusa prima della fine del procedimento legale, ma in postilla sono state aggiunte delle didascalie che riassumono come si è concluso il processo.

Trigger Warning: abusi fisici su minori e maltrattamento.

Good American Family

Trama

2010. La coppia formata da Kristine (Ellen Pompeo) e Michael Barnett (Mark Duplass) adottano Natalia (Imogen Faith Reid), una bambina di sette anni con una rara forma di nanismo. I due hanno già tre figli, di cui uno autistico ad alto funzionamento, e Kristine lavora con bambini disabili perciò i Barnett sono ben contenti di dare una famiglia a una bambina con difficoltà.

Ben presto Kristine inizierà a vedere in Natalia dei comportamenti strani fino a convincersi che non si tratti affatto di una bambina ma di un’adulta. La donna convincerà il marito della cosa, arrivando a consultare dottori di ogni genere che ufficializzeranno la “vera” età di Natalia a 21 anni.

L’ossessione di Kristine per Natalia culminerà nell’abbandono della bambina in un appartamento e nella fuga della coppia in Canada.

Peccato che niente in questa serie è come sembra.

Good American Family – Cast e interpretazioni

Il punto forte di questa miniserie è sicuramente il cast. I coniugi Barnett sono interpretati da Ellen Pompeo (Grey’s Anatomy) e Mark Duplass (Creep). Natalia Grace è interpretata dalla bravissima Imogen Faith Reid. Tra i personaggi secondari figurano anche Sarayu Blue (Valika), Dulé Hill (Brandon Drysdale) e Kim Shaw (Jennifer). Pompeo offre un’interpretazione lontana dal ruolo di Meredith Grey per il quale è diventata famosa: la sua Kristine è paranoica, subdola e dall’atteggiamento tossico.

Duplass interpreta un uomo docile ed emotivamente sottomesso alla moglie. I due sullo schermo hanno un’ottima chimica e risultano credibili: non dobbiamo dimenticare che interpretano persone esistenti e il rischio di apparire troppo macchiettistici è alta.

La vera star di questa serie, messa in ombra da Ellen Pompeo, è Imogen Faith Reid.

L’attrice, classe 1997, interpreta Natalia Grace dall’infanzia all’età adulta. Una sfida che Reid ha affrontato in modo superbo, soprattutto considerando che questo è il suo primo ruolo da protagonista. In ogni episodio ci viene mostrata una versione diversa di Natalia e Imogen Faith Reid è in grado di passare da un’innocente bambina a un’adolescente sociopatica.

È commovente vedere una ragazza che ha sofferto così tanto avere una determinazione incredibile negli occhi durante la fase processuale.

Good American Family

Recensione

Ogni episodio è introdotto da un disclaimer che specifica che ciò che si sta per raccontare è frutto di testimonianze delle persone coinvolte.

(La serie, ndr) rappresenta e drammatizza più punti di vista, e non vuole intendere che la prospettiva rappresentata rifletta tutta la verità“, viene detto nel cartello iniziale.

Good American Family viene raccontata attraverso l’occhio dei coniugi Barnett, della sola Kristine e di Natalia. Questa scelta permette di raccontare la vicenda senza prendere un’unica posizione o di adottare una narrazione lineare di semplice esposizione dei fatti. Il rischio delle serie basate su fatti reali è quello di rifugiarsi nella drammatizzazione degli eventi per impartire agli spettatori “una morale”. Tutto questo non accade in Good American Family, anche se qualche appunto da fare c’è.

Si possono utilizzare anche dieci testimonianze diverse, ma la verità è una sola: Natalia Grace all’inizio della vicenda aveva sette anni.

La prima porzione di episodi racconta la storia attraverso gli occhi di Kristine. Ci viene presentata una Natalia arrabbiata, capricciosa e testarda. Poi la prospettiva cambia negli altri episodi e Natalia diventa un’altra bambina, succube e vittima degli abusi fisici di Kristine.

La serie non vuole però farci vedere il percorso di crescita e maturazione d Natalia, ma mette sulla graticola proprio Kristine Barnett. Madre di una “bella famiglia americana”, la donna non può concepire di avere di fronte una bambina con bisogni speciali e traumatizzata che può rovinare tutto. Il pensiero va alla truffa, a un imbroglio architettato da un’adulta sociopatica che, come nel film Orphan, finge di essere una bambina.

Good American Family -Conclusione

Good American Family è una miniserie che nasce inizialmente per raccontare una storia vera che ha coinvolto una minore che ha affrontato qualsiasi difficoltà si possa incontrare nella vita: maltrattamenti, continui abbandoni e addirittura un ricovero in un ospedale psichiatrico. Sebbene la serie cominci con delle valide (e tristi) premesse, la narrazione si accanisce su Kristine Barnett, fa del mezzo televisivo la propria sala di tribunale. La libertà artistica permette qualsiasi cosa, ma sarebbe stato più interessante avere un occhio di riguardo più per la vittima che per la sua carnefice.

Il contrasto tra l’apparenza data al grande pubblico e il disagio tra le pareti domestiche giustifica un titolo che non è altro che provocatorio e che, alla fine, ci fa capire che niente è come sembra.

Trailer

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Good American Family è una miniserie valida che offre un approccio diverso alla narrazione di fatti realmente accaduti. Pur cercando di rimanere "imparziali", per forza di cose la visione creativa fa capolino man mano che gli episodi scorrono. Ottima prima prova da parte di Imogen Faith Reid nei panni di Natalia Grace e anche di Ellen Pompeo e Mark Duplass.
Giorgia Ferraro
Giorgia Ferraro
Laureata in Dams, Hugo Cabret mi ha fatto scoprire l'amore per il cinema. Amo Bong Joon-ho, Villeneuve, Hitchcock e il giallo all'italiana degli Anni Settanta. Guardo volentieri i film d'animazione e gli horror (a volte nella stessa giornata). Per piangere un po' una commedia romantica è quello che ci vuole.

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