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Godland – Nella terra di Dio, la recensione

Presentato al Festival di Cannes 2022 nella sezione Un Certain Regard, Godland è diretto dal regista danese Hlynur Pálmason. Godland – Nella Terra di Dio è un film che esplora la complessa natura umana e la ricerca di un senso di appartenenza in un mondo in cui le differenze culturali e di fede possono creare divisioni. La pellicola di Palmason è profondamente diversa dall’approccio che ha usato Martin Scorsese con i suoi attori Andrew Garfield e Adam Driver nel suo Silence. Distribuito nelle sale italiane da Movies Inspired, Godland ha ricevuto anche una candidatura agli ultimi European Film Awards per il suo protagonista Elliot Crosset Hove.

Godland cast

Elliot Crosset Hove è il protagonista assoluto nei panni del sacerdote Lucas. Il resto del cast vi sono Ingvar Eggert Sigurasson come Ragnar, Vic Carmen Sonne è Anna, Jacob Lohmann interpreta Carl. Mentre Hilmar Guðjónsson è il traduttore.

Godland

Godland: trama e recensione

Un vulcano in eruzione dall’odore disgustoso, emana un miasma talmente forte da far impazzire la gente. La popolazione si dimentica di dormire per via della luce. Le condizioni e le usanze degli abitanti devono essere adattate dal prete per un compito che si preannuncia monumentale, ma non impossibile se si ha la fede. Tutto quest’inferno altro non è che Godland, la terra di Dio, o così dovrebbe essere.

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Un viaggio epico e assurdo ma anche faticoso, dove tutto appare ostile, ogni passo conquistato a metro d’uomo. La missione del prete danese Lucas è quella di costruire una chiesa e fotografare gli abitanti, in questa terra di Dio.  Ci sono influenze significative del cinema di Terrence Malick e Ingmar Bergman nel lavoro di Hylnur Palmason.

Tra chi vuole diventare uomo di Dio, senza sapere quali sono i suoi reali comandamenti, tra chi non sente, non dimentica sè stesso e non comprende che ci deve essere sottomissione al creatore per poterlo servire. Tra marce a cavallo e sfinimenti per la stanchezza, in mezzo ci sono i suggestivi paesaggi della natura islandese di una bellezza indescrivibile.

Elliot Crosset Hove

Un territorio ostile quello di Godland

La lava ne attraversa i paesaggi e scandisce i tempi della sua inamovibilità, così come non si muovono gli scenari naturali, tesi e splendidi che mettono a dura prova la fede dell’uomo. Difetti di lingua, di mentalità e arretratezza mentale, fanno traballare la pazienza del sacerdote mandato da Dio.

E’ la fine del 19esimo secolo, e l’obiettivo dichiarato è la supervisione di una nuova parrocchia. Ma il panorama è ben diverso dalla Danimarca, così come anche l’inverno e la gente. Anche le preghiere diventano motivo di sofferenza per l’uomo, dalla richiesta di essere altrove, lontano da quel luogo e da quella gente.

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Tornare a casa, o restare lì ed eventualmente morire? Questo è il dilemma che attraversa Godland per l’intera sua durata. Non basta che quella popolazione abbia secoli di esperienza sul clima, sui fiumi e sui ghiacciai. L’esistenza terrena e ultraterrena entra in opposizione con la centralità della missione di Lucas.

Carmen Sonne in Godland

Che viaggio è quello di Godland per il prete Lucas?

Il formato 4/3 rende nonostante tutto un enorme omaggio alla straordinaria bellezza di questi paesaggi naturali dove sono percettibili nebbia, pioggia e freddo. Dal ritrovamento di questa scatola di fotografie fittizia relativa al 19esimo secolo, parte l’altrettanta solenne finzione di Godland.

Tutto crea opposizione: la lingua, problemi di comunicazione, il paese stesso. La forza degli elementi naturali rende tutto così ostile e senza alcun senso della misura. Il tentativo di evangelizzazione della parola di Dio rende più complicata tutta la verità. Un mondo dove la deriva contemplativa va a fare i conti con i propri demoni interiori. L’intensità del viaggio in questo mondo così remoto, selvaggio e inospitale non può che rilevare una certa attenzione

La sua fede sarà sfidata dalle dure condizioni rurali della terra. Questa selvaggia terra di Dio islandese non dona la sapienza a chi cerca la fede. La miseria e l’effimero risolvono un epilogo dove nessuno può più parlare e nessuno può essere salvato dall’inevitabile. Godland necessita di una certa attenzione per essere metabolizzato nei suoi passaggi lenti ma riflessivi, Ma tutto questo non fa che confermare l’ascesa di un nuovo grande autore europeo, di cui sentiremo parlare molto in futuro: Hlynur Palmason.

Godland Un certain regard

Conclusioni

Godland si distingue per la sua cinematografia eccezionale e la sua capacità di mostrare le emozioni e le tensioni sottili che si sviluppano tra i personaggi. La performance di Elliot Crosset Hoove è straordinaria, con un’interpretazione che cattura perfettamente il personaggio del pastore che cerca di trovare il suo posto in un nuovo ambiente.

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Ciò che rende Godland – Nella Terra di Dio così interessante è il modo in cui il regista esplora la complessità della vita e le difficoltà che le persone devono affrontare quando cercano di trovare un senso di appartenenza e di significato. Il film mette in luce le sfide che derivano dal conflitto tra culture e fedi diverse, senza mai giudicare i personaggi.

La regia di Palmason è estremamente visiva e sperimentale, con un uso creativo di inquadrature, movimenti di macchina e ambientazione. La fotografia è particolarmente impressionante, con una scelta di tonalità fredde e grigie che rendono perfettamente l’atmosfera glaciale dell’Islanda. La colonna sonora, invece, si fa notare soprattutto per l’uso del silenzio e di effetti sonori minimi, che contribuiscono a creare un senso di tensione e di angoscia.

In sintesi, Godland – Nella Terra di Dio è un film coinvolgente e commovente, che mostra la complessità della vita umana e la ricerca di un senso di appartenenza in un mondo che spesso sembra ostile e incomprensibile. E’ una storia che potrebbe risultare ostica per il grande pubblico per quel che riguarda la sua austerità narrativa. Ma l’esplorazione della natura umana e ambientale viene fatta con una certa profondità e sensibilità.

Trailer

PANORAMICA RECENSIONE

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni

SOMMARIO

Godland -Nella Terra di Dio racconta il difficile e problematico viaggio in terra islandese del giovane prete Lucas nel suo tentativo di evangelizzazione. Buona la regia del danese Hlynur Palmason che riesce a mettere in scena un territorio ostile e incomprensibile.
Francesco Maggiore
Francesco Maggiore
Cinefilo, sognatore e al tempo stesso pragmatico, ironico e poliedrico verso la settima arte, ma non debordante. Insofferente, ma comunque attento e resistente alla serialità imperante, e avulso dai filtri dall'allineamento critico generale. Il cinema arthouse è la mia religione, ma non la mia prigione.

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