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Gli Spietati, il capolavoro di Clint Eastwood

Il tramonto dell'epica Western in una asciutta e amara demistificazione, violenta nella forma e nei contenuti. Clint Eastwood firma un moderno classico al fianco di un grande cast.

Gli Spietati: la recensione del Capolavoro di Clint Eastwood, con Clint Eastwood, Morgan Freeman e Gene Hackman

Quello del genere Western sembra essere uno strano caso destinato per sempre ad oscillare. Dagli albori mitici di inizio ‘900 fino ai revival revisionisti dei giorni nostri, il Western è stato costantemente in bilico tra fama e oblio. Ben impresse nella mente degli appassionati, pellicole come quelle marchiate dal genio di Sergio Leone hanno dato vita ad una vera e propria epoca d’oro, non sempre confermata dalle produzioni successive. In questa scia, senza dubbio alcuno, possiamo collocare Gli Spietati, lungometraggio diretto ed interpretato da un signore che di Western se ne intende eccome: Clint Eastwood.

Distribuita nel 1992, l’opera di quello che fu l’Uomo senza nome tenta di restituire al genere d’appartenenza una certa profondità umana e drammatica, rimuovendo dal calderone gli elementi più tipicamente spettacolari.

Gli Spietati

Big Whiskey, 1880. In una nottata lugubre e piovosa due cowboy sfregiano una prostituta, rea di aver deriso le scarse virtù amatorie di uno dei due. Alice, la donna che “guida” le ragazze, non accetta la punizione che lo sceriffo Bill Daggett infligge ai responsabili. Questi ultimi, infatti, dovranno solo risarcire il titolare del bordello con cinque cavalli, ignorando del tutto il danno inferto alla vittima.

Alice, dunque, sceglie di muoversi per conto proprio ed offre mille dollari a chiunque uccida i due cowboy. Da quel momento, Big Whiskey diventa preda dei cacciatori di taglie, pronti a portare scompiglio in città pur di ricevere la somma. Tutto questo, però, un uomo autoritario ed inflessibile come Bill Daggett non può accettarlo. Per questa ragione, Little Bill vieta l’utilizzo delle armi da fuoco e mostra il pugno di ferro nei confronti di qualunque trasgressore.

Gli Spietati


William Munny il passato macchiato di sangue e la sua redenzione

William Munny è ormai un tranquillo contadino. Vedovo, padre di due bambini, Will nasconde però un passato tutt’altro che piacevole. La sua fama va ben oltre il suo orticello e qualche maiale. L’uomo, fino ad una decina d’anni prima, era infatti un bandito spietatissimo e alcolizzato.

A turbare la sua quiete giunge Schofield Kid, un ragazzo arrogante che vuole intascare i mille dollari della taglia con l’aiuto del vecchio pistolero. Will, inizialmente riluttante, accetta l’incarico, ma solo a patto di portare con sé anche il suo ex collega, Ned Logan.

Gli Spietati

Gli Spietati, fin dalle prime lentissime battute, mette in mostra la sua indole ragionata e introspettiva. Il ritmo è sapientemente calcolato e preferisce far intuire piuttosto che mostrare. Il passato di Will, ad esempio, filtra soltanto in rare occasioni, accrescendo volta per volta il fascino che circonda il personaggio interpretato da Clint Eastwood.
La pellicola, oltretutto, dedica molto spazio alla figura di Little Bill Daggett, l’implacabile sceriffo che governa Big Whiskey.

E’ una cosa grossa uccidere un uomo: gli levi tutto quello che ha…e tutto quello che sperava di avere

William Munny

Gli Spietati mostra uno sguardo disincantato sulla nascita dei miti e degli eroi leggendari

Il lavoro, reso egregiamente da Gene Hackman, restituisce all’antagonista un’aura credibile e persino rispettabile, controbilanciando appieno lo stile represso e malinconico del protagonista. Plauso ad honorem anche ai comprimari. Su di tutti Morgan Freeman, il cui volto, eternamente sospeso tra lo scetticismo divertito e la serietà, indovina sempre l’espressione adatta.

Gli Spietati

L’aspetto che più risalta agli occhi dello spettatore è l’incredibile e a tratti paradossale realismo che contraddistingue la vicenda. Dimenticate le sparatorie selvagge e quasi soprannaturali del passato. Negli Spietati ogni proiettile ha un suo peso e un suo valore.

Togliere la vita ad un uomo significa privarlo di quello che ha e di quello che avrà. E questo lascia segni tangibili che vanno al di là dei tanti sorrisini messi in mostra dopo l’ennesimo massacro. La scelta, quasi drastica considerando il genere, permette all’opera di valorizzare i rimorsi che senza scampo circondano Will.

Clint Eastwood acquistò i diritti della sceneggiatura di “The William Munny Killings” di David Webb Peoples sin dalla metà degli anni ’70, ma la mise a riposare sino a quando, parole sue: “non avesse avuto l’età giusta per interpretare il protagonista“. Ossia fino al 1992 con a disposizione un cast formidabile econ il proposito di mostrare il vero volto antieroico e infame della violenza nel West.

L’opera di Clint Eastwood tratteggia con cura maniacale ogni aspetto della vicenda. I dialoghi, pregni di sguardi e di silenzi, raccontano tutto senza dire niente. I tanti riferimenti, gettati qua e là con fare distratto, scavano a fondo creando aspettative che non verranno deluse. La violenza, non più gratuita e surreale, diventa invece tetra, pesante, densa di conseguenze troppo spesso ignorate.

Gli Spietati

La regia costituisce un grandissimo pregio. In questo senso, gli educati riferimenti del regista americano verso il maestro Sergio Leone diventano palesi, anche se contestualizzati. Gli scenari, almeno nella prima parte, ricalcano appieno lo stile classico. Tramonti, montagne e campi di grano. Dalla seconda parte in poi, invece, subentreranno le notti, il freddo e la pioggia.

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

La certezza è una sola. Il tentativo di conferire a Gli Spietati una personalità ben marcata e distinta è perfettamente riuscito. Il capolavoro di Clint Eastwood setta nuovi standard per il genere Western, contestualizzando la violenza e donando spessore e profondità ai tanti elementi spesso sottovalutati. Alle soglie del duemila, il mito del West crolla sotto i colpi di William Munny. Via l’onore. Via i valori. Perchè alla fine, ciò che resta a terra poco dopo l'ennesimo sparo, non è altro che sangue mischiato col buio.
Diego Scordino
Diego Scordino
Amante di tutto ciò che abbia una storia, leggo, guardo e ascolto cercando sempre qualcosa che mi ispiri. Adoro Lovecraft e Zafòn, ho passato notti insonni dietro Fringe e non riesco a smettere di guardare Matrix e Il Padrino. Non importa il genere, mi basta sentire i brividi.

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La certezza è una sola. Il tentativo di conferire a Gli Spietati una personalità ben marcata e distinta è perfettamente riuscito. Il capolavoro di Clint Eastwood setta nuovi standard per il genere Western, contestualizzando la violenza e donando spessore e profondità ai tanti elementi spesso sottovalutati. Alle soglie del duemila, il mito del West crolla sotto i colpi di William Munny. Via l’onore. Via i valori. Perchè alla fine, ciò che resta a terra poco dopo l'ennesimo sparo, non è altro che sangue mischiato col buio.Gli Spietati, il capolavoro di Clint Eastwood