El Correo è il film di Daniel Calparsoro che gioca con lo spettatore, non specificando quali eventi visti nel film sono ispirati a fatti reali e quali invece appartengono alla finzione. Basta leggere la recensione per capire se gli addetti ai lavori, guidati dal protagonista Iván (Arón Piper), sono riusciti o meno nel proprio intento (la risposta, meglio anticiparlo, non è delle migliori).
El Correo, la trama del film
Tutta la pellicola poggia l’intera narrazione sul protagonista Ivàn, che aspira ad una vita al di fuori del parcheggio di un golf club per ricchi (sì, fa il parcheggiatore). Ivàn vorrebbe ottenere ricchezza, potere, dunque soldi a palate, rispetto e poter uscire con donne facoltose. Ma la sua ambizione non si ferma a questo: punta ad avere perfino un aereo privato.
Come raggiungere il proprio obiettivo? Riciclando denaro per conto di un’organizzazione priva di scrupoli, che opera tra la Svizzera, la Spagna e il Belgio. Ivàn riesce rapidamente (e immotivatamente) a scalare le gerarchie criminali, si trova contatto con politici corrotti e una serie di associazioni a delinquere. Non vedrete in questo film nulla di diverso da quanto già osservato in pellicole dello stesso genere cinematografico. Dunque, si può ben dire che non bolle niente di nuovo in pentola. Per chi è in cerca di originalità, meglio girare al largo.
Tentativi di convincere andati a vuoto
La narrazione del film si apre con un cartello su cui è scritto che ciò che verrà mostrato potrà corrispondere a realtà come potrebbe non esserlo. Un film che cerca di giocare con il pubblico, con una voce fuori campo che spiega ogni dettaglio riguardo le situazioni che verranno affrontate, il contesto in cui i personaggi si muovono, con un pizzico di umorismo e di esagerazione, contornando l’intreccio narrativo con feste eccessive, momenti in discoteca, abuso di droghe e, ovviamente, crimine.
Il film, si vede da subito, cerca di riprendere un po’ i toni della saga di Danny Ocean e compagni, portando lo spettatore in un rapido susseguirsi di eventi, cercando di accompagnare il tutto con una serie di tentativi (andati a vuoto) di rendere simpatico il protagonista Iván (Arón Piper) allo sguardo del pubblico da casa.
La solita solfa
Soldi di qui, soldi di là. Insomma, El Correo è un film in cui parla perlopiù di denaro e di alcuni tra i modi peggiori per ottenerlo. Scritto da Patxi Amezcua, la pellicola di Calparsoro è cumulo d’azione quasi totalmente privo di fondamento. Tante sono le “scorciatoie narrative” adoperate dagli addetti ai lavori per offrire un prodotto inconsistente, fruibile quel tanto che basta per potersene dimenticare il prima possibile.
Tanti i prodotti televisivi e cinematografici che riassumono il concetto del “chi troppo vuole, nulla stringe”, disponibili sulle varie piattaforme di streaming al servizio della fruizione di un qualsiasi avventore televisivo. La qualità però non è di casa in questo caso, perché tra le musiche discontinue di Carlo Jean e il passaggio da una scena d’azione all’altra, non è molto quel che rimane in quanto a memorabilità di costruzione delle scene e situazioni.
Il cast di El Correo
Oltre al protagonista, hanno avuto un ruolo nel film El Correo anche María Pedraza (Leticia), Luis Tosar (Francisco Escámez), José Manuel Poga (José Luis Ocaña), Manuel Gancedo (Linares) e Stefan Weinert (François Letissier).
Un cast che, fondamentalmente, non sorprende e va di pari passo con una scrittura maldestra e senza voglia di aspirare a qualcosa che non sia dimenticabile. In tutto ciò, anche la regia ha fatto la sua parte, ma ne verranno approfonditi i vari aspetti di seguito, passo dopo passo.
Una sceneggiatura a pezzi
Com’è possibile intuire e come sopra anticipato, El Correo non rappresenta un capolavoro di sceneggiatura ma anzi, è relegabile nell’annovero delle pellicole senza pretese, che punta a colpire il pubblico colmando la mancanza di collegamenti tra gli eventi con un susseguirsi di situazioni improbabili, scandite dalla voce fuori campo che cerca di fare il possibile pur di entrare nelle simpatie di chi guarda.
Il risultato finale è calderone di scene crime difficili da definire originali. Il tema della denuncia della corruzione, in alcune occasioni, si presenta, ma non così tanto da risultare incisivo, fa soltanto da cornice tra una scene e l’altra, costituendo più da legante adoperato in sede di riprese che da strumento di critica. El Correo è probabilmente un prodotto esclusivamente da salotto, nulla di più di quanto pretende di essere dunque. Gli inseguimenti caratteristici del genere cinematografico in questione non bastano a portare a casa il risultato.
In conclusione
El Correo è un film maldestro, che vuole propinare al pubblico un ritmo incalzante e una serie di citazioni più o meno implicite ad alcune note pellicole del cinema d’azione a tinte crime. Si tratta di una pellicola senza pretese, che non aspira a restare impresso nella memoria di un pubblico che cerca soltanto un modo per passare una serata a casa, senza ricercare qualcosa di cui parlare con gli amici a cena (magari anche meglio tacere di aver visto il film, se possibile). Un film che va ad unirsi all’annovero di prodotti senza quasi nessuna convinzione (come non menzionare Citadel), tra i tanti di quelli disponibili sulle piattaforme di streaming attuali.