Nel 1990 David Lynch vince la Palma d’oro al Festival di Cannes con Cuore Selvaggio. La scelta non incontrò il favore della critica e arrivò su impulso del presidente della giuria di quell’anno, Bernardo Bertolucci. Inutile dire che nel corso degli anni il film ha poi riscosso un successo sempre maggiore, fino a diventare il film di culto che è oggi. Una vicenda che racconta molto del rapporto di Lynch col Festival francese, dove è stato più volte in concorso. Infatti, ancora peggiori furono le reazioni nel 1992 alla presentazione di Fuoco cammina con me, film prequel di Twin Peaks. L’ultima volta al Festival nel 2001, con l’ammiratissimo Mulholland Drive, valse al regista il Prix de la mise en scène (ex aequo con Joel Coen).
Cuore Selvaggio: trama e cast
Sailor (Nicolas Cage)e Lula (Laura Dern)sono una coppia costretta a separarsi dopo l’arresto di lui per aver assassinato un uomo. Questi aveva aggredito Sailor, tentando a sua volta di ucciderlo, su ordine della madre di Lula, Marietta (Diane Ladd) che vuole sbarazzarsi di lui. Dopo 22 mesi, viene liberato e ricongiuntosi alla compagna non riesce a evitare di finire di nuovo nei guai. Nel corso della stessa notte i due amanti decidono di scappare, violando la libertà vigilata cui Sailor era sottoposto. Marietta fa di tutto per ritrovarli, mettendo sulle loro tracce l’ex detective Johnnie Farragut (Harry Dean Stanton) con cui ha una relazione, ma non solo. La madre si affida anche al pericoloso Santos (J.E. Freeman) che uccide proprio Johnnie, gettandola nella disperazione e in un delirio psicotico.
La fuga di Sailor e Lula continua senza una meta apparente. Nella strada che conduce dalla North Carolina alla California i due assistono a un incidente che la ragazza interpreta come un brutto segno. L’unica sopravvissuta allo scontro morirà proprio di fronte a loro. Giunti in Texas, fanno due incontri: Perdita Durango (Isabella Rossellini) e Bobby Peru (Willem Dafoe). La prima è una vecchia conoscenza di Sailor e il secondo si rivelerà come la personificazione della nemesi di entrambi. Dopo essersi lasciato coinvolgere da Bobby in una rapina finita male, Sailor viene nuovamente arrestato. La condanna questa volta è di ben sei anni alla fine dei quali il ragazzo si chiede se sia il caso di proseguire la sua relazione con Lula. Quasi tutti i protagonisti di Cuore Selvaggio sono riapparsi in altri film di Lynch, tranne il protagonista Nicolas Cage.
Cuore Selvaggio – la recensione
Parlando di Cuore Selvaggio in un’intervista, Lynch ha detto che nella vita non si può mai sapere cosa ti aspetta. Per il regista i momenti di tenerezza si alternano a quelli di violenza, alla disperazione può subentrare l’amore, tutto questo doveva trovare posto nel film. È questa la premessa a una delle opere – adesso – più apprezzate di Lynch. Un film sui sentimenti, che esplode sul piano formale a tal punto da influenzarne la sostanza. Questi sentimenti che si tengono assieme e sembrano non poter esistere l’uno senza l’altro. Il surrealismo fa il paio con dei “cattivi” che sono veramente cattivi, mefistofelici. Lo sguardo, le azioni di Bobby fanno di lui il male in persona, ma quel diavolo è in missione, per conto di un altro diavolo. I personaggi tradiscono la miscellanea di generi e stili che Lynch ha sempre adottato nella sua filmografia.
Come buona parte dei suoi film, è nel montaggio che questi dimostra in pienezza la sua bravura. La decisione a un certo punto di alternare le scene della coppia al delirio di Marietta acuisce il contrasto, fino al punto più alto. Cuore Selvaggio è anche la dimostrazione che ogni definizione troppo categorica al cinema di Lynch rischia di essere riduttiva. Non c’è solo il surrealismo, la tensione, il male che si fa carne, questo film è, insomma, un trionfo dell’amore. Come nessuno prima e forse nessuno dopo, il regista esaspera dei tropi narrativi usati e abusati da una certa filmografia. Un road movie, una commedia criminale, le venature da soap opera dei personaggi che esistono anche in Twin Peaks. Uno stile pittorico che dà vita a questo caleidoscopio di immagini e sentimenti.
Cuore Selvaggio – Love me tender
C’è in Cuore Selvaggio un altro elemento ricorrente della poetica lynchiana, si tratta della musica. Le canzoni, i suoni acquisiscono nei film del regista una dimensione diegetica incredibilmente forte, accompagnano le immagini, talvolta le contrastano. Qui assistiamo a Sailor che spesso si diletta in interpretazioni di Elvis. La prima volta che accade, è appena uscito di prigione la prima volta, dopo aver litigato con un uomo, nel tentativo di farsi perdonare da Lula. L’ultima volta che lo vediamo cantare è proprio nella (bellissima) sequenza finale, un’interpretazione di Love me tender che rende il finale perfetto.
Le canzoni agiscono, quindi, sullo sviluppo del racconto, lo esplicano e si legano all’immagine. Love me tender è la degna conclusione a una storia così accidentata e difficile. Sailor canta alla sua amata Lula, che di questo film sembra interpretare una figura passiva. In realtà, è esattamente il contrario. Per lei accade, sostanzialmente, tutto. È sempre lei a prendere però la decisione finale, con la madre, con Sailor. C’è in quella dichiarazione d’amore tutta la necessità che Lula lo ami. Laura Dern e Nicolas Cage portano in scena due personaggi tra i migliori della loro filmografia. Diane Ladd, se possibile, fa ancora di più, conducendoci nei meandri della follia sempre meno lucida di Marietta.
Il più grande
Nella prima pagina commemorativa che gli ha dedicato sabato 18, il quotidiano francese Libération ha scritto: “il più grande cineasta vivente è morto”. Una presa di posizione importante, ancor di più perché viene proprio da un quotidiano del paese europeo probabilmente più legato alla carriera di Lynch. La volontà di classificare e mettere in liste disparate registi e film è un esercizio lezioso. Allo stesso tempo, ci permette di tenere conto della dimensione e dell’importanza di un artista. Non tutti i suoi film sono stati apprezzati, alcuni hanno avuto un giusto risalto solo a distanza di anni, come successo appunto con Cuore Selvaggio.
L’ultimo lungometraggio di Lynch risale a quasi vent’anni fa, è anche questo un elemento di riflessione. Il cinema, sia come sia, ragiona anche sulla sua dimensione di immaginario collettivo. Dove si colloca, allora, nella storia di un’arte relativamente giovane come il cinema una figura come questa? Il ritorno di Twin Peaks a venticinque anni dalla fine, nel 2017, è stato accolto con eccitazione febbrile dal pubblico. Anche chi non ha visto un suo film si è imbattuto in scene ormai uscite dalla cornice cinematografica per entrare in uno spazio più ampio. Continueremo a interrogarci e a chiederci chi sia stato più importante? Forse. Di sicuro ci restano film che nel cuore e nella mente di chi ama il cinema hanno un posto in prima fila.