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Brado, recensione del film di Kim Rossi Stuart

Un dramma intenso in un'ambientazione da film western

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Brado è la terza opera da regista di Kim Rossi Stuart, noto attore con un David di Donatello all’attivo e una grande esperienza alle spalle sui set italiani, ma che in questo caso si rivela anche un regista molto capace. Il film è uscito a ottobre 2022, ed è attualmente disponibile per gli abbonati nel catalogo Prime Video.

Brado

Brado, una trama classica, ma affascinante

Il film racconta la storia di Tommaso (un giovane Saul Nanni), un ragazzo che lavora nell’edilizia acrobatica e che nasconde un’infanzia difficile, tra un padre burbero e cinico, e una madre assente interpretata da Barbara Bobulova. Lui e la sorella Viola (Federica Pocaterra), infatti, sono cresciuti in una sorta di ranch dove il padre Renato (Kim Rossi Stuart) li ha cresciuti senza troppo amore e con una filosofia tutta sua, quasi “da cow boy”.

Tommaso è ormai indipendente dai genitori, seppur schivo e solitario, e intrappolato in una relazione tossica con una ragazza che finisce sempre per ferirlo. La svolta arriva quando è costretto a tornare al ranch di famiglia per addestrare Trevor, un cavallo recalcitrante, in quanto il padre Renato si è fratturato un braccio proprio mentre tentava di domarlo. Da qui in avanti, il percorso di Tommaso con Trevor rappresenterà una sorta di doppio del suo rapporto col padre, passando dal rigetto completo fino a un inevitabile riavvicinamento. Tommaso riuscirà anche a ritrovare l’amore grazie alla bella Anna (Viola Sofia Betti), un’addestratrice del maneggio a cui Renato e Tommaso si affidano per iscrivere Trevor a una gara.

Nonostante una trama abbastanza classica e prevedibile, non mancano i colpi di scena, specialmente nella parte finale del film, in cui Rossi Stuart va a tirare le somme di ciò che ci ha raccontato nelle quasi due ore di film, e lancia un messaggio ben preciso allo spettatore.

Brado, una storia padre-figlio dal sapore U.S.A.

Brado, se non fosse per la lingua parlata dagli attori, potrebbe benissimo essere ambientata negli Stati Uniti, rimandando continuamente all’immaginario western e neo-western di film come I Segreti di Brokeback Mountain, Cry Macho, o serie come Yellowstone con cui condivide una certa somiglianza nei luoghi mostrati e in parte anche nella palette cromatica. Nel film non mancano momenti crudi, in cui la morte, spesso di qualche animale della fattoria, fa sentire la sua presenza costante, come se fosse un qualcosa con il quale prima o poi è inevitabile fare i conti.

La morte animale non è però altro che una metafora della morte dell’uomo, come dimostrato da una delle sequenze finali in cui Tommaso è costretto a scegliere tra l’assistere alla sofferenza di una persona a lui cara e il donargli una morte serena. Ma i parallelismi col mondo animale non finiscono qui: come detto, il rapporto tra Tommaso e il cavallo Trevor rimanda continuamente a quello del ragazzo col padre. L’uomo è una sorta di cavallo selvaggio, che vive, per l’appunto, allo stato brado, e occorre tanta pazienza affinché questo si fidi di qualcuno. Ma quando finalmente Renato decide di gettare a terra la pesante armatura che indossa continuamente, arriva a dimostrarsi sorprendentemente capace di donare amore.

Brado

Brado, una regia e una fotografia splendide

Ciò che più di tutto colpisce di Brado è la grande e maniacale cura che si nota fin da subito nella composizione dell’inquadratura. La regia di Rossi Stuart è incredibilmente a fuoco, con quadri bellissimi da vedere, complice anche la magistrale fotografia di Matteo Cocco, con un David di Donatello già all’attivo per Volevo Nascondermi di Giorgio Diritti. Parlando sempre di fotografia, non si può non apprezzare il grande lavoro per quanto riguarda la resa visiva, con immagini sempre pulite e luminose di giorno che si alternano a quelle chiaroscurali delle scene in notturna.

Ma tornado alla regia di Rossi Stuart, questo opta quasi sempre per inquadrature fisse, con ottiche spesso corte e molta profondità di campo, che è utile sia a mostrare il paesaggio suggestivo in cui è ambientato il film, ma anche a sottolineare la soggezione che prova Tommaso nei confronti del padre, mostrandocelo spesso schiacciato contro lo sfondo. Una regia misurata, ma non per questo trascurabile, capace di distinguersi per la sua qualità complessiva.

Brado

Brado, un’interpretazione non all’altezza

Il film non è certo esente da difetti. Anzi, nonostante una regia ispirata e una storia tutto sommato godibile, la scrittura dei dialoghi e l’interpretazione degli attori risultano non all’altezza del resto dell’opera.  Il Tommaso di Saul Nanni non è sempre credibile, e alterna momenti in cui il suo volto estremamente espressivo riesce a emozionarci, ad altri in cui, nonostante lo sforzo recitativo, risulta piatto e monotonale. Questo andamento altalenante è reso ancora più evidente dall’interpretazione di Kim Rossi Stuart. In determinati momenti della storia, il suo Renato è vivo e pulsante, capace di mostrarsi in tutte le sue complesse sfaccettature. In altri momenti, invece, Rossi Stuart non riesce a essere credibile agli occhi dello spettatore, scadendo in cliché e frasi fatte che stonano decisamente col tono complessivo del film.

L’impressione è che i problemi maggiori siano da ricercare nella sceneggiatura, con una scrittura dei dialoghi impastata e troppo prolissa, condita come detto da sermoni quasi filosofici dei personaggi che risultano così inverosimili.

Brado, conclusioni

Brado è di base un buon film, con una fotografia splendida, una regia davvero ispirata e una storia che si lascia seguire, regalando anche qualche emozione. Peccato però che ci sia più di qualche inciampo per quanto riguarda la scrittura dei dialoghi e l’interpretazione degli attori. Questi difetti vanno a minare il film alle fondamenta, vanificando di fatto tutto il resto. Un vero peccato considerando che Brado poteva veramente essere un’opera capace di portare una ventata di freschezza nel panorama cinematografico italiano, con ambientazioni e atmosfere in parte inedite. Un buon film, certo, ma a cui non mancava molto per diventare un gran film.

PANORAMICA

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Brado è un'opera interessante, che esplora ambientazioni e atmosfere da film western, raccontando però un dramma dalle tinte nostrane. La regia e la fotografia sono degne di nota, ma l'interpretazione degli attori e, soprattutto, la scrittura di alcuni dialoghi sono rivedibili. Il film si attesta quindi su un'ampia sufficienza, ma a causa di questi difetti sopracitati non arriva ad ambire alla valutazione che forse avrebbe meritato.
Redazione
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