Nel 2015 il pluripremiato sceneggiatore Aaron Sorkin mette a punto l’idea per un nuovo lungometraggio, il ritratto filmico di Lucille Ball, icona cinematografico-televisiva statunitense. Gli anni passano, Sorkin si cimenta nella regia con ulteriori progetti ma non dimentica l’intenzione del film sulla star di Lucy ed io (I love Lucy). Finalmente, questo dicembre, dopo mesi di peripezie, cambiamenti nel cast e riscritture, viene alla luce Being the Ricardos, scritto e diretto da Sorkin. La pellicola, poiché prodotta dagli Amazon Studios, è disponibile nel catalogo della piattaforma di streaming Amazon Prime Video. Il film, con protagonisti Nicole Kidman e Javier Bardem, dura 131 minuti.
La trama del film
Le frenetiche giornate dei coniugi Lucille Ball (Nicole Kidman) e Desi Arnaz (Javier Bardem) sono occupate dalla realizzazione di Lucy ed io, il programma televisivo con più successo e con il maggior di spettatori nella storia televisiva degli Stati Uniti. Le loro settimane scorrono senza sosta tra writer’s room, prove, discussioni con gli sceneggiatori e trovate originali, nel tentativo di proporre al pubblico un prodotto fresco, personale e ben studiato. In questo Lucille – più comunemente detta Lucy, come la sua protagonista – si dimostra ineguagliabilmente sagace e minuziosa. L’attrice conosce bene i gusti del suo pubblico e, dotata di un’impareggiabile vis comica, scandaglia nel dettaglio le sceneggiature e logora i suoi colleghi sino allo sfinimento con ore di prove.
Il successo dei Ball-Arnaz è senza pari, e nonostante l’atmosfera tesa sul set (causata anche dal complesso rapporto con gli sceneggiatori e con i colleghi attori) i coniugi sembrano all’apice delle loro carriere. Ma la vita di coppia dei due non manca di essere profondamente tumultuosa. Entrambi gli attori sono passionali, esuberanti; un profondo legame di stima e affetto reciproci li lega, ma la crisi coniugale si rivela costantemente dietro l’angolo. A rendere ancora più faticoso il quotidiano della coppia giunge un’accusa di presunto comunismo relativa all’attrice. Nel famigerato maccartismo che permea tutti gli strati della società statunitense di quegli anni, tale accusa rischia di affossare le carriere dei due attori, mettendo a repentaglio la messa in onda di Lucy ed io.
Sceneggiatura, struttura narrativa e regia di Being the Ricardos
Come di consueto nel suo caso, Being the Ricardos conferma che il punto di forza nei lavori di Sorkin è costituito dalla sceneggiatura. La pianificazione narrativa del film si rivela particolarmente complessa, e getta le proprie basi sulla struttura del falso documentario. Quest’ultima a tratti rischia, con lo scorrere del minutaggio, di risultare un surplus narrativo, un orpello stilistico forse fine a se stesso ma comunque mai fastidioso. A partire da esso si dispiega la narrazione per immagini di una settimana nella vita della coppia, scandita dai tempi della produzione televisiva. A questo racconto si intrecciano problematiche di ordine più generale, quasi socio-politico, quali il maccartismo, la questione matrimoniale e il ruolo della donna in un sistema produttivo dei vertici esclusivamente maschili. La già complessa narrazione è ulteriormente intervallata da scene in bianco e nero della sit-com e da flashback sulle vite – professionali e amorose – di Desi e Lucille.
Nonostante la sua evidente complessità e le varie stratificazioni, la struttura narrativa è solida e ben studiata. Non meno importante, porta stretto il marchio di Sorkin, che si svela ad esempio nella marcata prevalenza di parentesi monologiche e dialogiche. Queste ultime, indubbiamente, vengono esaltate al meglio nelle scene delle sessioni della writer’s room. In queste, i botta e risposta si fanno rapidissimi, le conversazioni si accavallano e gli scambi assumono ritmi frenetici, aiutati da un montaggio accorto e minuzioso, particolarmente funzionale. Con lo scorrere della narrazione Sorkin intreccia con maestria le svariate problematiche dei protagonisti, trovando cumulativamente una soluzione grazie al finale. Giocare con gli elementi di criticità permette inoltre all’autore di portare sullo schermo dei ritratti convincenti dei suoi personaggi, che non risultano mere caricature ma esemplari umani a tutto tondo.
Dopo aver intriso con forza Il processo ai Chicago 7, la connotazione politica torna anche in questo film, seppur in modo meno diretto. In Being the Ricardos la linea socio-politica spazia dal maccartismo al razzismo, sfiorando il sessismo e la questione delle black list. Inoltre, Sorkin si dimostra altrettanto affascinato dalle dinamiche del piccolo schermo, e ne riporta in sceneggiatura frenesie, pregi e criticità (calcando la mano, ad esempio, sulla questione della censura). Denso, ampio e variegato, dunque, il materiale con sui Sorkin lavora in fase di sceneggiatura. A tale stratificazione autoriale, tuttavia, non corrisponde una complessità registica. Sorkin è uno sceneggiatore prestato alla regia, e se anche le premesse sono indubbiamente buone il suo lavoro con la macchina da presa non rivela la stessa maestria presente nella narrazione. La sua regia è sicuramente lineare e pulita, mai sgradevole, ma indubbiamente priva dei virtuosismi presenti in sceneggiatura.
Le interpretazioni in Being the Ricardos
I riflettori sono puntati sulla protagonista, interpretata dalla mirabile Nicole Kidman, meritevole del successo che le è platealmente attribuito. Con questa performance risolleva il suo statuto, dopo il parziale passo falso di Nine perfect strangers. La sua capacità di mimesi, ineccepibile, investe anche la modulazione vocale oltre che la gestualità a cui ricorre. Così ricalca il personaggio-icona di Lucille Ball senza renderlo macchiettistico, e ciò appare particolarmente esatto per le scene in cui il personaggio di Lucy compare al di fuori dei confini del set. La sua interpretazione appare convincente sia sulla scena (di Lucy ed io) che al di fuori di essa, quando si dimostra a fasi alterne amica sincera, attrice decisa, mente creativa brillante, moglie pungente, unica donna in un manipolo di uomini. La performance è indubbiamente convincente anche per il pubblico di Sorkin, tanto che Kidman si è già guadagnata una candidatura ai prossimi Golden Globes.
Ma la sua non è la sola brillante interpretazione in Being the Ricardos. L’attrice, infatti, è affiancata da un capacissimo Javier Bardem, anch’egli nominato ai Globes per il suo lavoro. Il personaggio nel suo caso è deliberatamente meno sfaccettato rispetto a quello della protagonista, in modo tale da non metterla in ombra. La performance catalizzante di Bardem può dirsi ampiamente riuscita, senza correre il rischio di sovrastare la sua compagna di set. Altrettanto vale per gli interpreti secondari (J. K. Simmons, Tony Hale, Alia Shawkat, Jake Lacy, Nina Arianda). Con le loro interpretazioni gli attori vanno a costituire un parterre di personaggi invidiabile, azzeccato e coeso, che arricchisce la narrazione conferendole ritmo senza mai sovrastare la figura di Lucille, ma anzi incorniciandola e mettendo ancor di più in luce la sua centralità.
Nella sua totalità, il film dimostra di non avere troppe pretese, ed è forse questo l’elemento che lo salva. Se avesse avuto ambizione di costituire uno dei cardini della stagione filmica probabilmente sarebbe stato parzialmente fallimentare, ma evitando di porsi tali obiettivi risulta un intrattenimento godibile e ben riuscito. Il materiale che lo spettatore recepisce nel corso della visione è certamente molto, ma presentato in modo tale da non rendere il lungometraggio pesante: in questo, un ruolo fondamentale è giocato dal ritmo (definito da narrazione e montaggio), che rende la visione agevole nonostante il minutaggio elevato. Certamente Being the Ricardos non è scevro da debolezze, ma finisce per risultare un ritratto ben studiato della leggendaria Ball, offrendo al contempo una chiave di lettura inedita della storia dell’icona.