Il 5 Gennaio è uscita su Netflix 4 metà, una commedia romantica italiana che riflette sul concetto di anima gemella. La regia è di Alessio Maria Federici e i protagonisti sono interpretati da da Matilde Gioli, Giuseppe Maggio, Matteo Mortari e Ilenia Pastorelli. Menzione speciale la presenza come guest star dello scrittore di Nicola Lagioia.
Nonostante parta da presupposti effettivamente banali, il film si difende bene e intrattiene parecchio anche per scelte narrative originali. Tuttavia, la pretesa di dare una “lezione sull’amore” è telefonata fin dall’inizio, con alcuni cliché del genere che non per questo pregiudicano l’intrattenimento della pellicola.
4 metà: l’anima gemella esiste?
Il film inizia subito spiegando il tema centrale. Fin dai primissimi dialoghi capiamo che sarà l’anima gemella. Si cita l’opera che forse è più rappresentativa di questo concetto e dell’amore in generale: il Simposio di Platone. Lo ritroviamo in realtà citato anche ad esempio in una commedia sicuramente di maggiore spessore, pensiamo a Tre uomini e una gamba di Aldo Giovanni e Giacomo.
Secondo il mito dell’androgino raccontato proprio nel Simposio, nella versione del film una volta l’essere umano era intero e completo, ma gli dei invidiosi della sua perfezione e della sua arroganza lo divise in due metà. Da allora gli uomini cercano continuamente una metà che li completi. In realtà, la vera storia raccontata da Aristofane nel Simposio è diversa. È Zeus a dividere l’essere umano poiché essendo potenti e completi gli uomini tentano di scalare l’Olimpo. Non c’entra l’invidia. Naturalmente è un errore su cui possiamo sorvolare.
Finalmente Zeus ebbe un’idea e disse: “Credo di aver trovato il modo perché gli uomini possano continuare ad esistere rinunciando però, una volta diventati più deboli, alle loro insolenze. Adesso li taglierò in due uno per uno, e così si indeboliranno e nel contempo, raddoppiando il loro numero, diventeranno più utili a noi. (Dal Simposio di Platone)
Il presupposto è alquanto banale, ma per un amante del genere può essere anche accattivante.
Lo sviluppo della trama non è però effettivamente lineare. In teoria è un lungo flashback di una coppia sposata che racconta di aver organizzato un appuntamento al buio per due amici con due amiche. Questa conoscenza inizia in maniera normale e il film la racconta, finché non si scambiano “le coppie”. Vediamo cosa succederebbe se queste quattro metà si scambiassero. Con chi staranno allora alla fine?
Una commedia romantica un po’ troppo “seria”
I dialoghi procedono in maniera molto incalzante nei primi 40 minuti del film. Alcune sequenze, soprattutto quelle inerenti a libri, teorie sull’amore e differenze tra le persone, sono molto piacevoli. Con il tempo alcuni elementi come la colonna sonora e la gestione delle scene a volte troppo lente rendono tutto molto difficile da seguire con coinvolgimento.
Non c’è niente di strano o anomalo nell’idea di voler affrontare la tematica amorosa in modo serio. Sono tantissime le rom-com anche di successo che lo hanno fatto, tuttavia avevano un cast molto più forte e forse dei personaggi scritti meglio. Soprattutto le protagoniste femminili risultano forzate nella loro recitazione, il personaggio scritto meglio è sicuramente quello di Matteo Martari. Nevrotico, confuso, ma anche incredibilmente vero come personaggio e persona. La chimica con gli altri attori tuttavia non è delle più brillanti.
Un pregio che però va sottolineato è quello di tuttavia tenere lo spettatore in una suspense apprezzabile. La curiosità di capire come finirà fra salti temporali e cambiamenti di coppie si fa sentire, ma non è abbastanza da reggere tutto. Probabilmente il film sarebbe dovuto essere notevolmente più corto.
4 metà ha un significato profondo
Malgrado la realizzazione un po’ fiacca, il film si pone come obiettivo riflettere sull’amore in maniera molto profonda. Specialmente alla fine si comprende quanto conti davvero scegliere e saper cambiare, quanto siano le azioni umane a generare l’anima gemella. Non il destino, una qualche forma di universo che controlla tutto, una magia, la fortuna. Per questo il film ha aperto a diverse riflessioni anche sulla psicologia, che troviamo in vari articoli e recensioni a riguardo, ma per quanto siano collegamenti giusti, non si prestano a una resa a volte caricaturale del tutto e poco riflessiva.
Ci sono sostanzialmente come due versioni della stessa storia raccontata, una che conferma e una che smentisce l’idea di anima gemella. Qual è la verità? Non c’è dato saperlo. Anche in questo finale si vede un grande desiderio di cercare originalità dove, però, manca il ritmo, il pathos, la naturalezza. Le dinamiche incuriosiscono, ma è come se mancasse qualcosa.
Probabilmente quella del film è una delle tipiche situazioni che si possono descrivere come: idea buona, realizzazione non eccellente. È un prodotto godibile, ma niente di più. Le potenzialità c’erano, ma sarebbe potuto essere tutto più corto e più semplice, con un messaggio sicuramente non banale.