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The Rule of Jenny Pen: il nuovo horror di James Ashcroft

The Rule of Jenny Pen è il nuovo horror che il regista James Ashcroft ha presentato all’ultima edizione del Torino Film Festival. La storia si basa su un racconto breve di Owen Marshall. La pellicola non ha ancora una data di uscita italiana.

Trama

Un ictus colpisce Stefan Mortensen, giudice misantropo prossimo alla pensione, durante una seduta in un’aula di tribunale. Per questo è costretto a farsi ricoverare in una casa di cura, dove si rifiuta di collaborare con medici e sanitare e maltratta il suo compagno di stanza Tony Garfield. Nella struttura vive anche Dave Crealy, un paziente di lunga data che tiene gli altri residenti in un oscuro regno di terrore con un sadico gioco di volontà. Lui lo chiama “La regola di Jenny Pen”, eseguito con l’aiuto della sua bambola della demenza. Quando l’anziano psicopatico rivolge la sua attenzione a Mortensen e Garfield, i due residenti trovano un inatteso legame e decidono di porre fine al suo potere.

The Rule of Jenny Pen

Il cast di The Rule of Jenny Pen

I due protagonisti principali di The Rule of Jenny Pen sono due volti noti sia del piccolo che del grande schermo. Nel ruolo del giudice Stefan Mortensen vediamo Geoffrey Rush, che regala un’interpretazione sofferta e profonda. Il suo personaggio è colmo di rabbia e risentimento. Nei panni della sua nemesi, invece, John Lithgow, è Dave Crealy, un inquietante anziano che si nutre di paura e potere. Lithgow si cala perfettamente nella parte del sadico psicopatico, che ottiene tutto ciò che vuole facendo leva sul terrore e sulla manipolazione. Nel cast anche Thomas Sainsbury, Nathaniel Lees e Holly Shanahan.

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Il terrore si nasconde dietro l’innocenza

Quello che rende The Rule of Jenny Pen una storia assolutamente particolare, è proprio il luogo in cui si svolge e, di conseguenza, il personaggio che pratica il terrore. La sceneggiatura si sviluppa all’interno di una casa di riposo, dove vivono anziani malati e non autosufficienti. Lo stesso Dave Crealy, il cattivo della situazione, è un uomo che all’apparenza sembra del tutto innocuo, tanto da fare quasi tenerezza. Questo stravolge completamente il senso che il pubblico è solito dare al villain, togliendo la patina di prevedibilità. Dietro l’innocenza di un anziano si nasconde l’inquietudine e il terrore puro. Il regista ha cercato di costruire un ambiente claustrofobico e ansiogeno, dove il pubblico si trovi rinchiuso così come lo sono i pazienti dell’hospice e, in particolare, il giudice Mortensen. Tuttavia, spesso nel corso della visione, i fatti raccontati sono talmente inverosimili da far crollare la cosiddetta “suspension of disbelief”. Si tratta di un meccanismo per il quale la sceneggiatura, se ben costruita, può far credere allo spettatore ciò che vuole e quest’ultimo lo darà per vero.

The Rule of Jenny Pen

La debolezza di The Rule of Jenny Pen sono proprio diversi buchi di trama che non vengono sviluppati a dovere. Il pubblico viene a conoscenza di alcune informazioni importanti, come il passato di Crealy, che potrebbero aprire a diverse sottotrame. Tuttavia, queste nozioni rimangono fine a se stesse e non vengono sviluppate ulteriormente, lasciando lo spettatore con l’amaro in bocca. Questo accade anche nel momento in cui ci si rende conto che, ad esempio, in questa casa di riposo non c’è alcun controllo da parte dei dipendenti e degli infermieri. Un aspetto decisamente sottovalutato dalla sceneggiatura. Nonostante la debole costruzione dei personaggi e degli eventi, la sensazione che si ha guardando la pellicola è una costante inquietudine, che non lascia mai la presa.

La dinamica di potere e malvagità in The Rule of Jenny Pen

La felice scelta del cast di The Rule of Jenny Pen è ciò che veramente funziona per questo film del neozelandese James Ashcroft. Rush e Lithgow, infatti, restituiscono non solo due personaggi ben congeniati, ma anche una dinamica di coppia decisamente emozionante e profonda. La vecchiaia è l’epicentro del rancore e della rabbia che provano i personaggi, il tutto immerso in un ambiente asettico e freddo come quello delle case di cura e riabilitazione per anziani. Ciò che Crealy attua è un rapporto di potere che si concretizza attraverso la sua bambola Jenny Pen, portavoce del sadismo dell’uomo. Un potere in un luogo in cui, di fatto, tutti i personaggi sono imprigionati e soli, lontani dagli affetti e dalle famiglie. Lo stesso giudice, che subisce le angherie di Crealy, è privato della sua dignità dal momento in cui passa dall’essere uno stimato uomo della corte a un povero vecchio in sedia a rotelle.

Nonostante molte delle dinamiche riportate in The Rule of Jenny Pen risultino altamente improbabili, le interpretazioni e l’atmosfera claustrofobica creano una costante sensazione di suspance che accompagna il pubblico. Ciò fa si che lo spettatore non riesca a distogliere lo sguardo dallo schermo nemmeno per un secondo, curioso di vedere fino a che punto si spingerà la malvagità di questo sadico uomo. Il potere non rimane fermo a piccole intimidazioni, ma si spinge fino a concretizzarsi in morte. Infatti, molte scene sono difficili e dolorose da guardare, dove il regista non si è risparmiato affatto, sfruttando anche l’effetto del “vedo non vedo”. Non tutto viene mostrato nei dettagli, ma ciò che lo spettatore immagina è addirittura peggio.

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Conclusioni

Nonostante un’ottimo soggetto, dove regna la suspance e l’inquietudine, The Rule of Jenny Pen risulta un discreto horror/thriller a cui però manca qualcosa. Diverse situazioni all’interno della storia risultano davvero improbabili, facendo crollare l’immaginario dello spettatore. Non solo, viene accennata una sottotrama che potrebbe spiegare le origini del nemico, rendendolo decisamente interessante, ma viene abbandonata, lasciando il pubblico deluso e amareggiato. Una sceneggiatura complessa e inquietante, che presenta diversi problemi, ma che grazie al cast sublime riesce a donare un buon film teso e articolato.

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Intepretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Ciò che penalizza The Rule of Jenny Pen è una sceneggiatura colma di incongruenze e mancante di dettagli, soprattutto per ciò che riguarda la scrittura dei personaggi e delle sotto trame ad essi associate. Nonostante ciò, un ottimo cast e un'atmosfera inquietante, conferiscono a questo horror/thriller dei tratti decisamente degni di nota, che tengono lo spettatore incollato allo schermo.
Laura Maddalozzo
Laura Maddalozzo
Datemi uno schermo e dei popcorn e sono la persona più felice del mondo. Il mio habitat cinematografico? Un’apocalisse zombie o ovunque ci sia un’atmosfera horror

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