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Munich: la vendetta secondo Spielberg

Tratto dal romanzo Vendetta di George Jonas, Munich è un thriller diretto da Steven Spielberg, e racconta la rappresaglia dopo Monaco 72′. La pellicola traccia un quadro chiaro sulla vendetta del Mossad dopo i giochi olimpici di quell’anno. Ecco, cosa avvenne esattamente in quelle Olimpiadi di sangue? Precisamente undici atleti della squadra israeliana furono assassinati da un commando palestinese denominato Settembre Nero, affiliato dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina).  

Steven Spielberg sceglie di raccontare con Munich, un momento cruciale della storia dell’eterno conflitto arabo israeliano. Una storia di vendetta che diventa sinonimo di chirurgica rappresaglia non tanto verso gli esecutori, bensì verso i suoi mandanti nell’ombra. 

Munich

Munich: il cast

Per interpretare il protagonista principale, l’agente del Mossad Avner Kaufmann, Spielberg scelse l’australiano Eric Bana. Il resto del cast e (contemporaneamente) della squadra, è composto da Daniel Craig, che interpreta il pilota sudafricano Steve, l’esperto di contraffazione e antiquario tedesco Hans (Hanns Zischler), l’addetto alla cancellazione prove israeliano Carl (Ciaran Hinds) e l’esperto belga di esplosivi Robert (Mathieu Kassovitz). Il coordinatore delle operazioni di questa squadra del Mossad, Ephraim, è interpretato sempre da un altro australiano, Geoffrey Rush. Daphna, la moglie di Avner è interpretata dall’israeliana Ayelet Zurer. Il francese Mathieu Amalric interpreta Louis, cane sciolto a capo di un gruppo che fornisce informazioni ai vari servizi segreti mondiali. Mentre Michael Lonsdale è il suo Papà. Marie Josèe Croze è Jeannette, una donna killer olandese che si mette sulle tracce della squadra. Golda Meir è interpretata invece da Lynn Cohen.

Munich Lynn Cohen

Munich: trama e recensione

Monaco, 5 settembre 1972. Durante la notte un gruppo di fedayn palestinesi camuffati in maniera sportiva, si infiltra nel villaggio olimpico di Monaco. In quel momento undici atleti della squadra israeliana furono presi in ostaggio da questo gruppo di guerriglieri. Da fonti giornalistiche, emerse che era chiamato Settembre Nero. Furono subito uccisi due atleti della squadra israeliana durante la prima irruzione. Rimasero in ostaggio i restanti nove.  

Dopo qualche giorno di estenuanti trattative, tutti e nove gli atleti israeliani furono assassinati all’aeroporto di Monaco. Questo dopo una sparatoria fra i palestinesi e la polizia tedesca. Mentre furono arrestati tre degli attentatori sopravvissuti. Il 29 ottobre successivo, i tre furono liberati durante un dirottamento aereo.

Il premier israeliano Golda Meir, dopo una riunione con le alte cariche del Mossad, l’intelligence israeliana, prese una decisione. Gli atleti dovevano essere vendicati, ma non bastavano i bombardamenti sui campi profughi palestinesi. Servivano omicidi mirati, eclatanti nella loro esecuzione e risonanza. Fu messa insieme per lo scopo una squadra di cinque uomini. Erano molto diversi tra loro, ma uniti da un’unica motivazione: la vendetta degli atleti uccisi.  

Munich Geoffrey Rush

Una difficile missione per cinque uomini

A capo di questa squadra vi era Avner Kauffman, che guida i suoi uomini tra Roma, Parigi, Atene, Cipro, Beirut e Londra con le uccisioni dei vari capi terroristi che si susseguono in un modus operandi veramente impressionante. Ma il dubbio che inizierà ad attanagliarli, Avner in primis, sarà pesante quanto il fardello delle varie morti.  

Anche se Ephraim, il burocrate del Mossad, e somigliante cinematograficamente al Peter Sellers de Il dottor Stranamore, ricorda loro che non ci devono essere dubbi. Per lui anche il più apparente e innocuo fra gli individui palestinesi è colpevole di qualcosa. Proprio per questo non devono esitare mai durante il loro incarico.

Munich rappresenta un altro tentativo di Spielberg di confrontarsi con il dramma storico. La sua regia riesce a rappresentare pienamente le tonalità visive della cupezza degli anni 70’, un’epoca costellata fortemente da attacchi terroristici delle più svariate organizzazioni.  

Mathieu Kassovitz

Il tentativo di Spielberg di porsi al di sopra delle parti in Munich 

Ma quello che il regista vuole rappresentare in Munich, è il meccanismo del sangue che chiama altro sangue, ovvero il tormento che arriva a logorare gli agenti del Mossad interiormente sulla loro missione. Forse nel suo tentativo di mantenere l’equidistanza, nel non voler necessariamente prendere le parti di uno o dell’altro, Spielberg si focalizza sul dilemma della rappresaglia. 

Perché si sa, quando si parla del conflitto arabo israeliano, schierarsi dalla parte di uno o dell’altro può essere controproducente, soprattutto a livello mediatico. E questo Spielberg lo sa piuttosto bene, cercando accuratamente di porsi al di sopra delle parti. 

Gli stessi agenti del Mossad agiscono il più delle volte senza chiedersi il perchè della loro missione, anche se la coscienza arriverà ad un certo punto a bussare alla loro porta emotiva ed interiore. Il mondo delle spie così come esplorato da Spielberg, è fatto da sospetti e paranoie continue. Dai vertici dell’intelligence vengono versati fiumi di denaro per acquistare ogni singola rilevante informazione.

Mathieu Amalric

Una tragica vicenda senza vincitori o vinti

Ogni nome viene venduto a peso d’oro da personaggi improbabili ma funzionali alla causa, come il Louis di Mathieu Amalric. Quest’ultimo infatti descrive l’Europa degli anni 70′ come uno scenario così interessante da quando Napoleone aveva compiuto la marcia con il suo esercito. Il terrorismo è onnipresente, così come il rischio di venire scoperti.

Non ci sono né vincitori né vinti, perché se è vero che la squadra del Mossad riesce a farsi strada tra i vari omicidi dei vari capi palestinesi, altrettanto vera risulterà la fine, in alcuni casi fisica, nell’altra morale di alcuni di loro. E lo dice Robert ad Avner in uno dei momenti più belli e struggenti di tutta la pellicola. 

Tutto questo sangue ricadrà su di noi. Non so se siamo mai stati tanto tolleranti. Patire mille anni di odio non fa diventare tolleranti, però dovremmo essere giusti. Questo è bellissimo, questo è essere ebrei! E se perdo questo, questo è tutto. E’ la mia anima. 

Eric Bana Munich

Curiosità

Munich è ambientato in diverse nazioni come Germania, Israele, Italia, Francia, Olanda, Inghilterra, Grecia, Cipro e Libano. Durante la produzione, il film è stato girato in due sole location, ovvero Ungheria e Malta. Nella prima sono stati ricostruiti gli esterni di Germania, Francia, Olanda e Inghilterra.

Mentre Malta fa sa sfondo a Italia (Roma), Israele (Tel Aviv), Grecia (Atene), Cipro (Nicosia) e Libano (Beirut). Nel finale, durante l’aspro dialogo fra Avner ed Ephraim compaiono le Twin Towers di New York aggiunte digitalmente. Sembrano quasi rappresentare un preambolo di una vicenda perennemente irrisolta nella lotta al terrorismo.

La pellicola ha ricevuto ben cinque candidature ai premi Oscar, tra cui miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale, miglior montaggio e miglior colonna sonora. Mentre per i Golden Globe, le candidature sono state tre: miglior film, regia e sceneggiatura.

Eric Roth, insieme a Tony Kushner ha scritto la sceneggiatura. Infatti quest’ultimo che è un celebre drammaturgo, si era già occupato della scrittura di altri film per Spielberg: Lincoln (2012) West Side Story (2021) e The Fabelmans (2022).

Daniel Craig Munich

Conclusioni

Munich esplora le sfide etiche e morali affrontate da questo ristretto team del Mossad, i cui membri sono costantemente costretti a bilanciare il loro senso di giustizia con gli atti brutali che devono compiere. Si interrogano costantemente sulla legittimità delle loro azioni e sulle conseguenze delle loro decisioni.

Il film solleva importanti questioni sulla lotta al terrorismo, la vendetta, la politica internazionale e la moralità. Inoltre offre una rappresentazione dettagliata degli sforzi compiuti dalla squadra per rintracciare i responsabili dell’attacco terroristico, e mette in discussione i costi umani e morali di tali azioni.

La mancanza di risposte facili e chiare sulle questioni etiche è un elemento chiave della pellicola, e porta gli spettatori a riflettere sulla complessità delle sfide che lottano contro il terrorismo comportano. Questo è uno dei temi chiave del film e illustra la difficoltà di risolvere i conflitti attraverso la forza.

Munich mette in evidenza il concetto del ciclo della violenza, mostrando come azioni violente e rappresaglie possano portare a ulteriori violenze in un ciclo apparentemente infinito. E quì sta il punto di forza o di debolezza della pellicola a seconda delle interpretazioni di quello che ha voluto fare Spielberg con questa terribile vicenda.

Il trailer

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Con "Munich", Steven Spielberg vuole raccontare una pagina oscura della storia contemporanea: gli eventi successivi al massacro di Monaco nel 1972. Con una certa distanza, il regista riesce a raccontare in maniera efficace un altro sanguinoso episodio del conflitto eterno: quello arabo-israeliano.
Francesco Maggiore
Francesco Maggiore
Cinefilo, sognatore e al tempo stesso pragmatico, ironico e poliedrico verso la settima arte, ma non debordante. Insofferente, ma comunque attento e resistente alla serialità imperante, e avulso dai filtri dall'allineamento critico generale. Il cinema arthouse è la mia religione, ma non la mia prigione.

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