Presentato alla festa del cinema di Roma 2024, Conclave è il nuovo film del regista tedesco Edward Berger. Dopo il grande trionfo con Niente di nuovo sul fronte occidentale, culminato con le vittorie ai premi Oscar 2023, Berger raduna un ricco cast internazionale per raccontare in maniera romanzata i retroscena che si celano dietro una delle riunioni più segrete e tradizionali della storia: il conclave.
Il film è tratto dall’omonimo romanzo del 2016 dello scrittore statunitense Robert Harris, autore ormai noto anche agli appassionati della settima arte per via delle numerose opere filmiche che hanno preso vita grazie alle sue parole stampate su carta. Sei nomination ai prossimi Golden Globe sono un biglietto da visita più che allettante e rendono Conclave uno dei maggiori favoriti alla prossima stagione dei premi.
Il film è attualmente presente nelle sale italiane.
Conclave: trama
A seguito della morte di Papa Gregorio XVII per un malore, il collegio cardinalizio si riunisce in conclave per eleggere il nuovo pontefice. A guidare i cardinali c’è il diacono Thomas Lawrence (Ralph Fiennes), candidato ideale ma che sta affrontando una crisi di fede. I quattro candidati sono Aldo Bellini (Stanley Tucci), Joshua Adeyemi (Lucian Msamati), Joseph Tremblay (John Lithgow) e Goffredo Tedesco (Sergio Castellitto). Una croce a quattro punte che però forse non ha in se l’uomo giusto per portare avanti la chiesa cattolica.
Uno sguardo al presente, passato e futuro della Chiesa
Un titolo così risonante e chiaro non può certo lasciar dubbi sull’argomento principale dell’opera. Quello che però con lo scorrere dei minuti salta fuori è invece un attenta analisi di quella che è stata la Chiesa come istituzione in passato, quella che è oggi e quella che in futuro sarà. Passato, presente e futuro di un potere unico al mondo, capace di cambiare il mondo e la cultura in maniera titanica. Se i cardinali Tedesco, Adeyemi e Tremblay sono un trio conservatore, ancorato ai vecchi canoni ecclesiastici, Bellini ed il neo arrivato Benitez (Carlos Diehz) sono invece inclini ad una tolleranza ed inclusione moderna, quasi utopistica per la Chiesa come la vediamo oggi.
Edward Berger porta in primo piano quelli che sono i grandi problemi del Vaticano di oggi, troppo distaccato dai fedeli e che per questo fatica e arranca nel allargare la propria cerchia. In un epoca sempre più individualista e materialista, il messaggio di fratellanza e condivisione sembra sempre più astrattismo anacronistico. La Chiesa sembra faticare nella sua missione, ma forse la causa sta proprio nel suo essere caduta nei vizi e disvalori della modernità. La simonia e l’avidità dell’alto clero hanno sempre riempito le cronache, ma ora che lo scetticismo verso quest’istituzione è ai massimi storici, ogni passo falso pesa nell’opinione popolare come una rovinosa caduta verso il baratro.
Conclave non ha timore nel mostrare quella che è una piccola casta fatta di prelati di potere, ambiziosi e in certi casi lontani dal messaggio di fede da loro professato. Uomini dotati di abiti e funzioni sacrali ma pur sempre uomini. La cerimonia che porta all’elezione del nuovo vescovo di Roma è raccontata dal film in maniera cruda e schietta (forse anche molto ingrandita) dove ogni fazione è in lotta per far salire al vertice il proprio pupillo. Una lotta politica lontana da quello che si potrebbe definire sacro ma molto più accostabile al profano.
Cast in ottima forma e personaggi di grande carattere
La buona riuscita di questo film non sarebbe però stata possibile senza il grande cast qui presente. Ralph Fiennes è senz’altro l’asso nella manica di Berger. Il decano è in quest’opera il motore che fa viaggiare il carro dei vincitori e vinti del collegio. Tutti sono sotto la sua lente d’ingrandimento e nessun segreto (o quasi) a lui è sconosciuto. Una prova attoriale magnifica. Essenziali per il racconto i quattro contendenti al titolo, ognuno dei quali ha una diversa visione della Chiesa.
Una divisione di idee che rispecchia anche quella dei fedeli di tutto il mondo, tra chi è ancora profondamente conservatore, chi progressista e riformatore. C’è poi l’outsider Benitez, il cui peso ed importanza aumenta progressivamente nell’elezione. La sua conclusione è sicuramente un po’ forzata e volutamente altisonante, ma sottolinea il messaggio di una Chiesa che ha il dovere di accogliere tutti. Tutti siamo uguali dinnanzi agli occhi di Dio e la diversità non è divisione ma unione.
In conclusione
Edward Berger torna in grandissimo stile con una riflessione sul clero e le sue criticità. Conclave non cade nella trappola dell’attacco gratuito senza alcuna analisi, non fa di un fil d’erba un fascio, ma analizza l’attuale crisi della Chiesa. Gli intrighi e le cospirazioni “di palazzo” sono poi profondamente accattivanti e mantengono alta la tensione lungo le varie fasi del film. Un opera riuscita sotto tutti i punti di vista, meno fastosa ma sicuramente molto più interessante rispetto all’acclamato ultimo lavoro del regista.