HomeRecensioni FilmTabu, l’omaggio di Gomes al grande cinema

Tabu, l’omaggio di Gomes al grande cinema

Nel 2012 con Tabu il regista portoghese Miguel Gomes si impone all’attenzione del pubblico e della critica internazionale. Regista prolifico e ambizioso, Gomes nel suo cinema tenta di raccontare il Portogallo nella sua dimensione sociale, politica ed economica. Un progetto attorno al quale ha centrato un altro dei suoi lavori Arabian Nights. In questo film dalla durata importante il regista tenta di raccontare i mutamenti del suo paese dopo le politiche di austerity. Lo fa attraverso una commistione di generi apparentemente distanti, tra il documentaristico e il surreale. Anche nel film del 2012 Gomes ricorre a diversi registri narrativi per la sua storia. Presenza abituale dei Festival, nel 2024 con Grand Tour ha vinto il premio per la regia al Festival di Cannes.

Tabu, la trama e il cast

Tabu è un film drammatico in b/n che si apre con il racconto in voice-over della leggenda di un esploratore che decide di morire dopo la dipartita della compagna. Ai giorni nostri, tre donne vivono nello stesso palazzo. Si tratta di Pilar (Teresa Madruga), Santa (Isabel Cardoso) e Aurora(Laura Soveral). Pilar è una donna di mezza età impegnata in attività sociali e solidali, Aurora è una donna anziana alla quale Santa è chiamata a badare.  Pilar è preoccupata per la salute di Aurora, che spesso spende i suoi soldi nei casinò e soffre l’abbandono della figlia. Quando Aurora finisce in ospedale, chiede a Pilar di trovare per lei un uomo che non vede da tempo, Gian Luca Ventura (Henrique Espirito Santo). L’anziana muore, ma le due donne decidono di scoprire di più sul suo passato attraverso Gian Luca.

L’uomo racconta del loro incontro, avvenuto in Mozambico negli anni ’60. Aurora era la figlia di un imprenditore e viveva alle pendici del Monte Tabu. Qui incontra il marito, che le regalerà un coccodrillo che diventa il suo animale da compagnia. La storia clandestina tra Aurora e Gian Luca scatenerà le gelosie di un amico dell’uomo, Mario. Quando questi chiederà a Gian Luca di troncare la relazione, tra i due nascerà uno scontro, interrotto da Aurora che spara a Mario.

Tabu, la recensione

Con Tabu Miguel Gomes esplora diverse modalità di rappresentazione scenica e narrazione. Il ricorso al bianco e nero, le scelte registiche funzionano non solo come tributo alle passioni cinematografiche dell’autore, ma anche come elementi stessi della storia. La scelta di ricorrere per buona parte del film alla narrazione fuori campo, lasciando gli attori muti attiene sempre a questo campo di operazioni. La riflessione sull’esperienza coloniale è meno idealizzata di quanto una prima impressione potrebbe far sembrare. Aurora quando racconta la sua storia a Pilar parla di “mani sporche di sangue” e di quel passato che vorrebbe lasciarsi alle spalle senza riuscirci. È la visione soggettiva di quella esperienza così violenta e repressiva che è stato il colonialismo.

La dimensione cinematografica di Tabu aspira a quelli che sono i riferimenti di Gomes. Il regista non ha fatto mistero del suo debito di riconoscenza verso la Nouvelle Vague e il Neorealismo. A voler individuare un elemento che funziona poco nel film si potrebbe parlare del ritmo. Il racconto prima dell’avvento di Gian Luca Ventura risulta forse troppo compassato. Gomes è consapevole del rischio che corre, invece, ricorrendo a una narrazione d’epoca, di voice-over e riferimenti al cinema muto. L’elemento che sicuramente conferisce una dimensione importante al film è quello fotografico. Il bianco e nero, le panoramiche e i primi piani spostano quest’opera su un piano artistico rilevante. Il regista sembra impegnato in una sua personale ricerca del modo in cui può raccontare il suo paese nel modo cinematograficamente più estetico. Un modo che in questo film traduce in lunghe sequenze di silenzi e spazi aperti.

Tabu

Gomes, il nuovo cinema europeo

Miguel Gomes è un regista con non troppi lungometraggi all’attivo. Il cineasta portoghese ha però già dimostrato tutta la sua formazione. Prima di intraprendere la carriera da regista, infatti, ha scritto volumi di storia del cinema e ha lavorato come critico. Gomes ha confermato la sua fascinazione verso il Neorealismo italiano e verso la Nouvelle Vague. Tabu nel suo percorso formale sembra rifarsi alle modalità sceniche di capolavori francesi come Bande à part. L’autore portoghese mette in scena nei suoi film le sue passioni verso Godard, Truffaut e il modo in cui hanno raccontato l’emergere di una nuova società in Francia.

Con Grand Tour, film del 2024 Gomes è tornato ai suo temi e luoghi cinematografici principali. Attraverso la contestualizzazione storica il regista affronta i temi che più gli stanno a cuore. In un momento in cui la dimensione politica dei film sembra farsi sempre più assente, attraverso modalità completamente personali Gomes rimette questo concetto al centro. Il ricorso al surrealismo e al citazionismo cinematografico sono centrali nella sua poetica. La ricerca dell’equilibrio tra tutti questi elementi influisce sulla riuscita o meno anche di film come Tabu.

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Il film di Gomes riesce nel suo intento formale ed estetico, trascurando qualcosa riguardo alla dimensione emotiva.

ULTIMI ARTICOLI

Il film di Gomes riesce nel suo intento formale ed estetico, trascurando qualcosa riguardo alla dimensione emotiva.Tabu, l’omaggio di Gomes al grande cinema