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Longlegs: recensione del nuovo horror con Nicolas Cage

Intriso di un’atmosfera inquietante, Longlegs è un horror satanico che incute efficacemente panico, caratterizzato da una performance da brivido di Nicolas Cage.

Il film è scritto e diretto da Oz Perkins e uscirà nei cinema italiani il 7 novembre 2024.

Longlegs compensa ampiamente la trama semplice costruendo un’atmosfera opprimente che tiene lo spettatore in ostaggio in un universo pieno di costante prefigurazione di delusione, dolore e tragedia.

Longlegs

Longlegs: trama

Al centro di questo universo c’è la giovane agente dell’FBI Lee Harker (Maika Monroe), capace di “sentire” praticamente le tragedie su cui indaga. Reclutata dall’esausto agente William Carter (Blair Underwood) per assisterlo in una vecchia indagine dopo aver dimostrato una certa “chiarezza/intuito”, Harker inizia a studiare tragedie familiari che si susseguono da decenni e che hanno alcune caratteristiche in comune: genitori che massacrano le mogli e bambini , che successivamente si suicidano, e nelle cui residenze viene sempre scoperta una lettera criptata firmata da un certo “Gambelunghe (in inglese Longlegs)”. Allo stesso tempo, la protagonista ha a che fare con sua madre, Ruth (Alicia Witt), un’accumulatrice che si preoccupa per gli orrori di cui sua figlia è testimone, ma dimostra un grado di dissociazione forse associato a vecchi traumi.

Longlegs: la recensione

Il film può essere meglio pensato come un puzzle imperfetto, in cui tutti i pezzi non si incastrano perfettamente, ma i vari elementi intrigano. Certamente molto inquietante e intransigente, il film è costantemente coinvolgente e non facile da dimenticare.

Nel suo quarto lungometraggio da regista, Oz Perkins ci accompagna attraverso una storia oscura e sinistra piena di suspense, che ricorda thriller acclamati come Il silenzio degli innocenti e Se7en. Ambientato negli anni ’90 durante l’amministrazione del presidente Clinton, Longlegs è un film intelligente che non mancherà di affascinare chi, negli ultimi anni, ha trovato intrattenimento e passione nel genere true crime grazie a podcast e serie televisive di successo. Il processo di ricerca è descritto nel dettaglio, e il suo svolgimento è presentato con un ritmo pacato che permette di assorbire lentamente i toni delle sue atmosfere di grande efficacia. In più di un’occasione Perkins sospende l’obiettivo in scenari in cui l’attesa diventa terrificante, mentre il nostro sguardo cerca di fuggire dagli angoli più bui che invadono lo schermo. Paura che qualcosa, o qualcuno, si nasconda nell’ombra. Una forza onnipresente e invisibile che accompagna il film dall’inizio alla fine.

Longlegs

Più che un film horror, Longlegs è un thriller avvincente che mantiene la suspense fino all’ultimo fotogramma. Il suo finale mostra l’inutilità dell’uomo nella sua lotta contro le forze del male e ci racconta anche la facilità con cui molti individui sono capaci di cadere vittime della manipolazione, volontariamente fare l’impensabile con la falsa promessa di proteggere e salvare i propri cari.

Longlegs potrebbe non fornire lo shock promesso dalla sua campagna promozionale, ma ci offre una storia inquietante e poco promettente sul trionfo del bene in un mondo in cui regnano l’inganno e la seduzione.

Longlegs: quando la regia supera la trama

Aprendo la proiezione con un piano sequenza in proporzioni ridotte che accentua la claustrofobia della sequenza e che simula le caratteristiche di una pellicola in 16mm (ancorandola temporalmente grazie alle associazioni che siamo soliti fare con il formato), il regista stabilisce già alcune strategie che utilizzerà durante tutta la narrazione, come gli zoom lenti , l’uso di inquadrature soggettive, il silenzio che circonda costantemente l’eroina e l’uso dell’inverno per rafforzare il mondo ostile e solitario abitato dai personaggi. Inoltre, quando l’inquadratura si espande progressivamente durante i titoli di testa, lo schermo si colora di rosso come prefigurazione della violenza e dell’orrore che domineranno l’esperienza di Harker e dello spettatore, facendo capire che l’apertura del campo non porterà tregua, ma piuttosto l’espansione delle possibili fonti di minaccia.

Infatti, se le scene esterne sono dominate dal cielo nuvoloso (sia di giorno che di notte) e dai rami sottili e storti degli alberi, le scene interne sono ambientate in stanze buie le cui lampade sembrano esistere più con lo scopo di creare ombre dure capace di nascondere i mostri dall’esterno che di alleggerire gli spazi. Allo stesso modo, le pareti di legno delle stanze occupate dall’FBI si combinano con i tappeti rossi per suggerire stanze che trasudano severità e riflettono la violenza di cui spesso si parla in esse.

Nel frattempo, Perkins e il direttore della fotografia Andrés Arochi creano composizioni che spesso guidano l’occhio dello spettatore verso gli angoli e il fondo del campo, suggerendo presenze nascoste che mantengono la tensione anche quando sembra che non stia accadendo nulla, specialmente quando questi punti sono occupati attraverso le porte.

Longlegs: il cast

Maika Monroe veste i panni di una giovane donna la cui rigidità si riflette nei suoi modi asciutti, nella camminata rigida e nella postura eretta anche quando è seduta nella stanza della giovane figlia del suo capo.

Alicia Witt, a sua volta, svolge un lavoro preciso nei panni di Ruth, bilanciando con intelligenza tra suggestione di depressione e fanatismo religioso, evidenziando l’affetto e la preoccupazione della donna per la figlia pur stabilendo una distanza scomoda. E Blair Underwood dipinge l’agente Carter come un uomo evidentemente influenzato da decenni di costante osservazione del peggio della natura umana.

Il che ci porta, ovviamente, al personaggio del titolo, che Perkins ha l’intelligenza di tenere fuori dallo schermo per la maggior parte del tempo, poiché le informazioni chiave sulla sua identità sono rivelate nei titoli di testa: il fatto che sia interpretato da Nicolas Cage.

Longlegs

Ricordandoci questo fatto e rifiutandosi di rivelare il volto del cattivo, il regista crea un’attesa che conferisce al soggetto un’aria quasi mitica, portando lo spettatore a sentire la sua presenza/assenza in ogni fotogramma del film. Tutta questa preparazione potrebbe sfociare in un deludente anticlimax se Cage non rendesse giustizia alla strategia, ma l’attore abbraccia ancora una volta la sua predilezione per le interpretazioni espressioniste, trasformando Longlegs in uno dei grandi mostri del cinema contemporaneo.

Recitando ogni verso con inflessioni che riescono a evocare contemporaneamente gioia e immenso dolore interiore (un’impresa notevole), Cage ci porta a immaginare come quell’uomo si vedesse già separato dal resto del mondo ancor prima di iniziare il suo viaggio degli orrori. C’è, nei suoi tentativi di interagire con altre persone (come nella scena della drogheria), una vulnerabilità che ispira pietà, che rivela tutta una vita segnata dal bullismo e dalla solitudine, che lo rende ancora più affascinante come elemento drammatico.

Il trailer

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Dopo aver sorpreso i colleghi dell'FBI con le sue capacità psichiche, l'agente Lee Harker (Maika Monroe) viene immediatamente assegnata a uno dei casi più enigmatici. Un'indagine che ha turbato l'intera azienda e che li ha portati, più e più volte, a un vicolo cieco, lasciandoli con più domande che risposte. Da anni, un fantomatico assassino è stato individuato come il principale responsabile di una serie di omicidi, che hanno sconvolto il clima tranquillo di una zona suburbana dello stato dell'Oregon. Perkins ha trasformato Nicolas Cage nel cattivo più necessariamente scomodo del cinema horror contemporaneo. Perkins ha realizzato un film che ti entra sotto pelle e ti rimane impresso anche dopo la fine dei titoli di coda. Una danza con il diavolo autenticamente spaventosa che colloca immediatamente Perkins tra i più raffinati interpreti dell'horror moderno.
Laura Pavanello
Laura Pavanello
Con la fantasia si può fare il più spettacoloso viaggio che sia consentito ad un essere umano". E questo per me è il cinema, il mio oggetto di studi, la mia passione, ma soprattutto il luogo dove i sogni diventano realtà.

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