È uscito da qualche giorno Nope, nuovo film di Jordan Peele. Peele è, insieme ad Ari Aster e Robert Eggers, uno dei registi che stanno dando un’impronta più interessante all’horror contemporaneo. I loro sono film autoriali nel vero senso della parola, ovvero che imprimono una firma riconoscibile, personale e unica, perseguendo il cinema di genere con una poetica ben precisa.
Chi è Jordan Peele?
Jordan Peele esordisce nell’industria dell’intrattenimento come comico e attore. Prende parte in veste di interprete a numerosi film e programmi tv prima della sua prima esperienza in cabina di regia con Scappa – Get Out (2017), film che diventa un vero e proprio caso mediatico. La pellicola è un horror che propone una riflessione interessante e innovativa riguardo al razzismo persistente negli Stati Uniti. Il film viene candidato a quattro Premi Oscar, tra cui quello al Miglior film, vincendo la statuetta per la Miglior sceneggiatura originale. Da quel momento la strada per la carriera registica di Peele appare spianata.
Due anni dopo dirige Noi, altro film horror che si interroga sulla società statunitense. Il film è un altro grande successo, che rispetto al Scappa vira maggiormente verso la fantascienza. Nel 2021 Peele si ritrova nuovamente a che fare con l’horror, scrivendo la sceneggiatura di Candyman, sequel dell’omonimo film del 1992.
Come si è già detto, Jordan Peele è diventato uno dei riferimenti horror più interessanti degli ultimi anni. Dietro ai suoi film c’è la Blumhouse, casa di produzione specializzata in questo genere cinematografico, che dal 2000 a oggi ha prodotto alcuni dei titoli entrati ormai nella storia dell’horror contemporaneo.
Peele, già dal suo primo film, ha seguito una strada autoriale ben precisa, che si rifà a modelli diversi ma che trovano nel suo cinema una propria omogeneità: il cinema di Roman Polanski e di George Romero, le opere di Stephen King, così come anche quei film che hanno a che fare in prima persona con il razzismo e l’incontro/scontro tra la popolazione bianca e quella afroamericana – un esempio su tutti, Indovina chi viene a cena?.
Scappa – Get Out e Noi
In qualche modo Scappa è un aggiornamento, in chiave horror, proprio di Indovina chi viene a cena?, dove il pretesto che dà l’avvio alla vicenda è proprio la visita che Chris (Daniel Kaluuya) fa insieme alla fidanzata bianca Rose (Allison Williams) ai genitori di lei. L’idea di base è raccontare come il razzismo sia talmente radicato in taluni contesti al punto da nascondersi anche in quei luoghi apparentemente solidali nei confronti dei neri. In realtà la famiglia di Rose è a capo di un sinistro commercio attraverso il quale le persone afroamericane vengono vendute e trasformate in veri e propri burattini, dei corpi con una volontà che non è la loro.
Tramite l’horror Peele racconta una storia di razzismo che si collega ad una delle massime declinazioni di esso, ovvero lo schiavismo. I personaggi neri in questo film vengono trasformati in veri e propri schiavi moderni, individui privati della libertà, costretti a sottostare alla volontà dei bianchi.
I momenti più ispirati sul piano orrorifico sono i momenti in cui l’imprigionamento dei personaggi risalta in primo piano, perché non si tratta di una prigionia risolta in se stessa, ma rimanda inevitabilmente al bagaglio di conoscenze dello spettatore relativamente alla segregazione razziale.
Proprio la tematica alla base di Scappa, così come l’originalità di tradurla in chiave orrorifica – con evidenti rimandi alla declinazione politica dell’horror messa in atto da Romero con i suoi film – è alla base del successo mediatico di Scappa e alle sue candidature agli Oscar nelle categorie più importanti.
Noi segue lo stesso schema: un horror che si configura come riflessione e denuncia degli Stati Uniti, del divario tra le classi sociali. Non è un caso che il film si apra proprio con una didascalia che richiama formalmente l’idea di un reportage, di una documentazione critica della società americana. Ovviamente il film è tutto fuorché documentaristico nella storia e nella messa in scena, tuttavia si avverte la volontà di parlare in maniera decisa delle contraddizioni insite negli Stati Uniti.
In questo caso al centro della storia c’è una famiglia afroamericana che si ritrova ad avere a che fare con i propri doppelgänger, decisi ad ucciderli e a prendere il loro posto. L’idea alla base è semplice ma sempre interessante: gli ultimi che decidono di ribellarsi e rifarsi su coloro che detengono il potere e che sono la causa della loro miseria. Anche qui, forse ancora di più che in Scappa, è presente anche un tono comico che stempera i momenti più drammatici, certamente dovuti alla carriera di Peele come attore comico. Rimane comunque la sensazione perturbante che anima il senso di paura, dovuta allo svelamento del male all’interno di un contesto all’apparenza famigliare e innocuo.
È forse la massima espressione della metafora politica di Jordan Peele: il razzismo che non è evidente, ma che c’è e si palesa proprio laddove la società sembra essere cresciuta.