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Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar

I morti non parlano. È questo il tagline del quinto capitolo della saga dei Pirati dei Caraibi uscito nelle sale italiane nel maggio del 2017. A dire il vero, però, quella massima vale per tutti i film meno che per quelli con protagonista Jack Sparrow, dove eroi e antagonisti muoiono e risorgono, ritornando a parlare, molte volte durante la saga. La produzione, sempre in mano a Jerry Bruckheimer, stavolta con poteri superiori rispetto a quelli della Disney, che aveva dominato il quarto capitolo, è stata rivoluzionata fortemente. In primo luogo fa specie non vedere dietro al copione di Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar il fantastico duo Ted Elliott-Terry Rossio che aveva scritto tutti e quattro i film precedenti. Inizialmente avrebbe dovuto lavorare allo script il solo Rossio (che infatti cura il soggetto) ma in seguito è stato rimpiazzato da Jeff Nathanson per volere di Johnny Depp. La prima versione, infatti, prevedeva un’antagonista femminile e l’interprete di Jack Sparrow temeva di cadere nel ripetitivo dopo la sua partecipazione in Dark Shadows di Tim Burton. Anche il regista Rob Marshall rinunciò a partecipare alla produzione e subito si parlò di sostituti altisonanti quali Sam Raimi, Alfonso Cuaron e Chris Weitz, ma alla fine, nel 2013, Bruckheimer mise sotto contratto, azzardando non poco, Joachim Rønning ed Espen Sandberg, due registi norvegesi che hanno fatto breccia nel produttore dirigendo Kon-Tiki, film candidato all’Oscar per il miglior film straniero nel 2013, dalla storia marinaresca e dal basso budget, due qualità apprezzatissime in un franchise come quello dei Pirati dei Caraibi. Anche il cast di attori prevede grossi sconvolgimenti.

Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar

La storia si apre con il piccolo Henry Turner, figlio di Will ed Elizabeth, che fin da bambino si appassiona alle leggende del mare con lo scopo, tipicamente famigliare, di liberare suo padre dalla dipendenza dall’Olandese Volante. Il suo obbiettivo è trovare il potentissimo Tridente di Poseidone, il cui utilizzo permette di eliminare tutte le maledizioni del mare. Una serie di circostanze più o meno fortuite lo porta a contatto con Carina Smyth, giovane astronoma accusata e condannata a morte per stregoneria, e con uno spiantato capitan Jack Sparrow, senza una nave e con una ciurma sempre meno motivata a carico, che si è dato all’attività di semplice bandito urbano, e per questo è stato condannato anch’egli alla pena capitale. I tre riescono miracolosamente a fuggire e a impossessarsi di una nave, la Gabbiano Morente. I guai però sono alle porte per Jack, il quale ha scambiato la sua bussola per una bottiglia di rum, liberando in questo modo la ciurma fantasma del capitano spagnolo Armando Salazar, imprigionato nel temutissimo Triangolo del diavolo proprio da un giovane Sparrow, con una manovra astutissima, in grado di conferirgli la nomea di capitano. A condire il tutto ci pensa, come spesso è accaduto anche in passato, capitan Barbossa, ormai il più potente filibustiere del mondo con una flotta di decine di navi (tra cui la Queen Anne’s Revenge di Barbanera), il quale prima si allea con Salazar per trovare Jack e veder risparmiate le proprie navi, ma poi volta le spalle al capitano fantasma e si schiera con il nemico-amico Jack, aiutandolo a liberare la Perla Nera dalla bottiglia in cui era stata rinchiusa da Barbanera. Comincia così una corsa forsennata verso il Tridente, in cui giocheranno un ruolo chiave le due new entry giovani, Henry e Carina, e nella quale alcuni personaggi, riveleranno lati di sé inediti e inaspettati. Il colpo di scena finale, nella scena dopo i titoli di coda, poi, apre le porte ad ogni tipo di prospettiva futura.

La produzione di Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar, un po’ come quella del capitolo precedente, si è rivelata più travagliata del previsto, con molte incertezze e pochi paletti guida davvero consolidati. Tra i motivi per cui la produzione preferì agire con estrema cautela, anche a costo di allungare di anni la gestazione della pellicola, ci fu sicuramente il flop di The Lone Ranger, altro film nato dalla collaborazione Disney-Bruckheimer che causò un buco di 190 milioni di dollari nella casa di Topolino, oltre che ovviamente il poco entusiasmo suscitato nei fan della saga da parte del capitolo precedente. Alla fine si è optato per stravolgere i connotati della serie per l’ennesima volta, confermando pochi tasselli insostituibili (Sparrow, Barbossa, Gibbs e Scrum) e lavorando molto sulle nuove reclute tra new entry assolute e ritorni inaspettati. Tra i primi spicca certamente per fascino l’ingaggio del premio Oscar Javier Bardem per vestire i panni del capitano Salazar, dopodiché il giovane attore australiano Brenton Thwaites nel ruolo di Henry Turner e la britannica Kaya Scodelario, conosciuta al grande pubblico per i suoi ruoli in Skin e nei film di Maze Runner, nel ruolo dell’astronoma Carina Smyth. Per quanto riguarda i ritorni hanno fatto molto rumore le piccole parti (poco più che camei) di Orlando Bloom e Keira Knightley nei ruoli storici di cui si era tanto sentita la mancanza nel capitolo precedente.

Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar

Ciò non significa che i personaggi si comportino come i film precedenti ci hanno abituato. Il Jack Sparrow di Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar, colpisce soprattutto per la sua eccessiva spinta sul versante del comico, fino a cadere, inesorabilmente e con grande ingiustizia verso un personaggio così iconico, nel ridicolo. Ormai Jack è diventata la macchietta della saga, il personaggio che deve strappare quante più risate riesce allo spettatore, lasciando il ruolo di guida carismatica e leader ad altri (nella fattispecie principalmente a Henry). Difficile stabilire a chi attribuire le responsabilità di un tradimento così netto nel tracciare il protagonista, se al nuovo sceneggiatore (che lascia molto a desiderare anche riguardo alla trama), o allo storico interprete del capitano. Johnny Depp, infatti, nella produzione di questo capitolo si è dimostrato ancora meno gestibile ed affidabile del solito. Innanzi tutto grandi polemiche ha suscitato fin da subito il suo cachet (circa 90 milioni di dollari), ritenuto eccessivo praticamente da tutti meno che da Bruckheimer, che, come si è già appurato nelle recensioni precedenti, ritiene la saga indissolubilmente legata al suo protagonista, vero e proprio elemento imprescindibile. Non era però un periodo semplice per il divo del Kentucky, soprattutto per questioni di immagine. I cronici problemi di alcol si fecero più pressanti proprio dopo la fine delle riprese del quarto capitolo della saga e si sono manifestati con forza anche sul set del quinto. Alcuni tecnici della produzione del film hanno infatti rivelato che per buona parte delle riprese Depp era praticamente ubriaco, o quantomeno alticcio. Questo aspetto si percepisce chiaramente soprattutto nella prima parte della pellicola, dove Jack Sparrow fa letteralmente fatica a parlare, mentre migliora leggermente con il prosieguo del film. Se poi si aggiunge che nel bel mezzo della produzione in Australia, in una pausa dal set, Depp si è rotto un polso su un go kart ritardando di alcune settimane la tabella di marcia del progetto e che poco meno di un anno prima dell’uscita del film nelle sale l’ormai ex moglie Amber Heard ha accusato l’attore di violenza domestica, allora si può capire come improvvisamente una leggenda come Johnny Depp sia diventato improvvisamente inviso sia alle produzioni ad alto budget sia all’opinione pubblica.

Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar

Il resto del cast funziona a singhiozzi e appare molto meno convincente rispetto a quello dei film precedenti. Il personaggio di Henry di per sé è in assonanza con le avventure pregresse, su tutte quelle di suo padre Will, ma risulta per larghi tratti eccessivamente stilizzato in quella direzione, non sembrando del tutto credibile e apprezzabile. Stesso discorso per quanto riguarda l’eroina femminile Carina Smyth, che non ha niente in comune con le sue corrispettive precedenti, e che, a parte qualche battuta di stampo proto-femminista, non risulta per niente memorabile. Le cose migliorano un po’ con il capitano Armando Salazar, ma anche in questo caso (un po’ come era accaduto con l’Angelica del quarto capitolo, interpretata dalla moglie Penelope Cruz) deve gran parte della propria efficacia al proprio interprete più che al personaggio scritto per lui. Bardem ha incarnato alla perfezione l’ideale di un vecchio uomo del Re, paladino della giustizia e feroce nemico di ogni tipo di pirata, mandato in rovina proprio da un bucaniere e voglioso di vendetta. Si deve poi concludere parlando di Barbossa, di gran lunga il personaggio più importante nell’economia del film (non si può aggiungere altri dettagli senza fare spoiler). Ormai è chiaro a tutti i fan che il personaggio di Geoffrey Rush non è più definitivamente un vero nemico per Jack. Anche quando nel film, inevitabilmente si dichiara avversario di Sparrow, il pubblico sa che è solo questione di tempo prima che cambi bandiera. Proprio questo giochetto, di per sé affascinante, alla lunga può risultare un po’ monotono e ridondante. Tuttavia il finale del film riesce a ovviare saggiamente anche a questo problema. Nota leggermente più lieta è invece il lavoro dei due registi norvegesi, in grado di gestire una pellicola così impegnativa senza perdere il loro tocco di finezza e le loro abitudini “storiche” (l’attenzione alla fotografia, il largo uso di primi piani ecc.).

Seppur gli incassi di Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar sono stati all’altezza delle aspettative della produzione, e sebbene la scena post credits aprisse nuove possibilità per quanto riguarda eventuali capitoli futuri, il sequel tanto desiderato dai fan più accaniti (non tanto perché ci credevano davvero ma per una semplice affezione al franchise) ha stentato a partire. La produzione, infatti, pare non abbia digerito molto bene i comportamenti di Depp, tanto che ha in un primo momento ventilato la possibilità di realizzare un reboot della saga con una protagonista che sostituisse il famigerato Jack Sparrow. Si erano anche fatti alcuni nomi a riguardo (Jennifer Lawrence). Dopo un paio di mesi, però il regista Joachim Rønning ha confermato che il quinto capitolo costituisse soltanto l’inizio del finale, e Kaya Scodelario ha affermato di aver firmato un pre-contratto per il sesto film. Nell’estate del 2018 è stata annunciata l’inizio della produzione del capitolo definitivo, senza dare chiarimenti sul ruolo che assumeranno Jack Sparrow e gli altri protagonisti. È di pochi mesi fa, invece, la notizia che si occuperanno del copione il redivivo Ted Elliott insieme alla mente di Chernobyl Craig Mazin.

Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar

Insomma, la nave di Pirati dei Caraibi viaggia per mari inesplorati, nella più totale incertezza. La speranza è però che l’ormai certo epilogo definitivo possa tornare ai livelli dei primi tre film, anche solo per una questione di rispetto verso una delle saghe migliori mai viste sugli schermi.

PANORAMICA

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Migliorano un po' le cose rispetto al capitolo precedente, almeno in fase di sceneggiatura e di regia. Deludenti come non mai, invece, le interpretazioni, ma il ritorno finale di Will ed Elizabeth fa pensare ad un sesto capitolo conclusivo di nuovo ai livelli dei primi tre capitoli.
Redazione
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