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Passages – La recensione del film di Ira Sachs

Alla luce di più di un ventennio di carriera da regista di lungometraggi ampiamente apprezzati soprattutto dalla critica, nel gennaio di questo 2023 lo statunitense Ira Sachs regala al pubblico la sua ottava opera, dal titolo Passages. Il film, con i suoi scorrevoli novantadue minuti di durata, è una produzione francese di SBS Productions. Dramma romantico intenso ed essenziale scritto (oltre che diretto) dallo stesso Sachs in collaborazione con lo sceneggiatore Mauricio Zacharias, il film si compone di una triade di interpreti protagonisti capacissimi e di estremo risalto: il tedesco Franz Rogowski, la francese Adèle Exarchopoulos e l’inglese Ben Whishaw. Sulla base delle liaisons che si sviluppano tra i tre, fra passioni e impeti di rivalsa, si delinea l’intera trama del film, arrivato nelle nostre sale lo scorso 17 agosto. 

Passages

La trama del film

In Passages, il regista Tomas (Franz Rogowski), pretenzioso e intransigente ma anche eccentrico e passionale, vive una relazione apparentemente ormai ai ferri corti con il più dimesso e pacifico tipografo Martin (Ben Whishaw) sullo sfondo di un’accogliente Parigi. Ad una festa, dopo un bisticcio di routine con il compagno, Tomas incontra Agathe (Adèle Exarchopoulos), una maestra di scuola elementare audace, disinibita e spregiudicata. L’intesa è palpabile, e dopo aver ballato insieme i due condividono una notte di passione di cui poi il regista smania per far parola al compagno, che però si dimostra riluttante all’ascoltare. La singola notte di passione si espande ben presto sino ad assumere le forme di una relazione fresca, stimolante e più allettante agli occhi di Tomas rispetto a quella con l’attuale compagno, che non tarda quindi ad essere lasciato da parte.  

Martin accetta la conclusione del rapporto e si lancia in una nuova frequentazione che Tomas ritiene inconcepibile. Nel frattempo, proprio quest’ultimo inizia a subire una responsabilizzazione che non gli è congeniale nel rapporto con Agathe, fattosi più stabile e domestico e, in parallelo, inevitabilmente meno intrigante. Rifiutandosi di osservare come Martin riscopra la sua indipendenza e si affianchi ad altre persone, Tomas lo riconquista temporaneamente mettendo però a dura prova i sentimenti di Agathe, ormai troppo coinvolta e non entusiasta di dover raccogliere i cocci degli sbalzi d’umore del compagno. Quando il regista tenta di far convivere le due relazioni in una dinamica aperta a tre di cui lui costituirebbe l’elemento cardine, non tarda però a manifestarsi il malcontento da parte di entrambi i partner, mettendo presto in luce come l’avidità emotiva e carnale del protagonista rischi di fargli perdere tutto – o meglio, tutti. 

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Passages – La recensione del film 

Tutto negli sviluppi, nella produzione e nella distribuzione di Passages – dalla sceneggiatura alla locandina ufficiale – vuole puntare il riflettore in modo netto e diretto sull’elemento qualitativamente distintivo di Passages: una triade di protagonisti senza pari. Non troppo noti da distogliere l’attenzione dello spettatore dai – rarissimi – snodi narrativi, né troppo sconosciuti o inesperti da non sapere come gestire al meglio il materiale emotivo e narrativo restituendo solo un’impressione di alienante vacuità, i tre interpreti principali si prendono in questa pellicola lo spazio che è loro proprio, dimostrandosi senza mai alcuna esitazione catalizzanti e capacissimi di un range interpretativo che equivale al valore stesso del lungometraggio. 

Rogowski troneggia causa ruolo su uno schermo che gli si cuce addosso, incarna i suoi confini corporei e vive delle sue vertiginose oscillazioni umorali. Definisce una performance tanto frontalmente quando di spalle, tanto col l’asprezza del tono vocale quanto con le nevrosi del suo muoversi fisico nello spazio, oscillando tra poli opposti di espressioni emotive profondissime e fra loro discordanti. Al suo fianco, in Passages si ritagliano abilmente il proprio spazio i due talentuosi co-protagonisti, senza mai però rubargli la scena. Nei relativamente pochi minuti che gli sono concessi, Whishaw lascia trasparire, oltre ad una serafica mitezza, la conflittualità, il pragmatismo e infine la fermezza del personaggio che gli è affidato. Parallelamente, dietro alla cortina di apparente imperturbabilità di Exarchopoulos si celano criptici slittamenti fra materna tenerezza, rancorosa apatia e cocente frustrazione. 

Passages

Passages – oltre agli attori c’è di più?

Senza dubbio alcuno, dunque, il film si costruisce sulla base solida di un campo di forze tripartito dettato dalle performance dei protagonisti prima ancora che dalla scrittura dei personaggi loro affidati. Ciò detto, sorprende (e spiace) constatare come dietro alla cortina di questo rispettabilissimo biglietto da visita rimangano ben pochi punti di forza ulteriori. La scrittura mette in campo tre parabole caratteriali sicuramente forti ma le lascia agire in pigra libertà, senza permettere loro di far leva su particolari contingenze, rimonte o sorprese. La regia di Sachs, furbamente, aderisce in toto agli interpreti senza concedersi il lusso di potenziare, sperimentare o anche più semplicemente di divertirsi. Coerentemente, anche il montaggio e la colonna sonora si conformano a questa linearità senza concedere alcuna boccata d’aria fresca al prodotto complessivo.

Costituendo un peculiare esempio di tranche de vie dettata da incastri difettosi fra relazioni tossiche, Passages delinea in breve il ritratto di un’esistenza – quella del protagonista di Rogowski – elettrica, danneggiata e dissonante (come volutamente è la musica che lo accompagna in chiusura del lungometraggio). Al netto di questo incasellamento,  guarnito da una vena semi-autoriale che strizza l’occhio al pubblico e alla scuola europei, si tratta di un film – seppur gradevole – tendenzialmente magro se non mediocre, rafforzato all’inverosimile da tre eccellenti interpretazioni che però non sono sufficienti a dargli corpo in tutte le sue porzioni. 

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Passages è il nuovo film di Sachs in cui lo schermo è dominato da tre imponenti personalità attoriali che instaurano un campo di forze determinante per la riuscita del film.
Eleonora Noto
Eleonora Noto
Laureata in DAMS, sono appassionata di tutte le arti ma del cinema in particolare. Mi piace giocare con le parole e studiare le sceneggiature, ogni tanto provo a scriverle. Impazzisco per le produzioni hollywoodiane di qualsiasi decennio, ma amo anche un buon thriller o il cinema d’autore.

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