HomeDisney PlusOnly Murders in the Building - Recensione delle prime due stagioni

Only Murders in the Building – Recensione delle prime due stagioni

Only Murders in the Building è arrivata alla terza stagione. È notizia di questi giorni, infatti, l’uscita del terzo appuntamento previsto per agosto. Per chi ha seguito la serie, l’attesa si vive con fremito per quella che è una storia diventata assolutamente centrale nella programmazione di Disney Plus.

Colpevolmente sottovalutata, Only Murders in the Building è un piccolo gioiello che fa capire come la piattaforma non viva soltanto di Marvel/ e Star Wars. Dall’estate del 2021 sono disponibili anche le avventure dei tre inquilini appassionati di Crime che devono fare i conti con omicidi veri e propri che si sono verificati nel loro condominio newyorkese.

Si vedrà come la serie sia fatta non bene, di più. La qualità del girato e della narrazione vanno a collimare con un’idea di fondo piacevole e mai pomposa. Gli autori non si sono mai presi troppo sul serio e si vede. Basta pensare anche a come è stata annunciata la terza stagione (quasi per sbaglio e all’interno di uno show comico che ospitava tra gli altri gli attori della serie).

L’intento della fiction è quello di scimmiottare la passione per il giallo, mostrando cosa c’è effettivamente quando si passa dall’altra parte. Per l’appunto i tre protagonisti (interpretati da Selena Gomez, Martin Short e Steve Martin) sono tre appassionati di cronaca nera.

Danno sfogo alle loro pulsioni conoscitive attraverso l’ascolto di podcast (un elemento di intrattenimento sempre più ricorrente al giorno d’oggi). Peccato che dovranno fare i conti con la morte di un coinquilino del loro palazzo.

Only Murders in the Building fa vedere quanto il True Crime sia concretamente redditizio: i tre danno, infatti, vita a un loro proprio podcast, oltre che a un poco discreto tentativo di risolvere il caso. Anche la seconda stagione segue questa linea: muore un abitante del palazzo e il trio si pone come salvatore della patria.

Qual è allora la ragione del successo di una storia così semplice? Cosa c’è dietro a tutto questo? Non è solo una questione tecnica. Il successo vero e proprio è da ricercarsi nei minimi dettagli.

Only Murders in the Building

Only Murders in the Building – I punti di forza di un vero e proprio gioiellino

L’ambientazione

Only Murders in the Building vanta ben 17 candidature agli Emmy (vincendone soltanto tre). Selena Gomez è anche una delle prime attrici latinoamericane a vestire i panni di candidata: in poche avevano avuto una risonanza mediatica tale.

Partiamo dalla storia in sé. Chiarite le prime indicazioni di quanto si vede negli episodi, è bene concentrarsi sull’ambientazione.

La serie è ambientata nel condominio fittizio Arconia, uno di quei palazzoni dell’Upper West Side di New York che farebbe gola a chiunque. A metà tra una struttura liberty e un residence per pensionati, offre opportunità di vita molto vantaggiose.

Si tratta banalmente di uno di quei palazzi dove i servizi sono condominiali. Se c’è bisogno di un idraulico, l’amministratore o amministratrice lo chiamerà per voi. Se si rompe un elettrodomestico, è previsto anche un sistema di riparazione interno.

Insomma, un posto dove i ricchi vanno a vivere per non avere rogne. Un ambiente tranquillo e sereno dove non ci si aspetterebbe mai che possano accadere fatti di cronaca nera. Tutto ciò viene a verificarsi ovviamente e stona (in un’accezione positiva) con il contesto in cui ci si trova.

Questo è per l’appunto uno degli elementi di forza di Only Murders in the Building: una storia di morte che trova i natali all’interno di un contesto ricco di professionisti. Gente per bene che nella vita ha cercato soltanto serenità, non vendetta.

Only Murders in the Building

La coralità

Only Murders in the Building ha il grande merito di avere una narrazione poco scontata e molto incasinata. Anche questo è infatti un pregio: gli eventi che passano al setaccio dello spettatore sono tanti e bisogna cogliere ogni singolo dettaglio.

Dati scenici e oggettistica di ogni tipo ricorrono lungo l’arco degli episodi stravolgendo esiti o sviluppi. Se pensate che questa sia una serie scontata dove l’omicida è di fatto dichiarato dall’inizio, non è affatto così.

Facile pensare quindi, in un impianto del genere, che l’inserimento repentino di personaggi di contorno abbia trovato una sua nicchia scenica. L’espressione tipica di quanto si guarda la serie è “ah ci sta anche lui di..” oppure “ma questa non è l’attrice che ha fatto..?”.

La sceneggiatura ha cercato di coltivare l’effetto sorpresa anche con il supporto di comparse di peso, più o meno utili al computo finale della storia. La scena finale della seconda stagione è proprio corollario di tutto ciò e preannuncia un ulteriore salto di qualità.

Il significato ultimo, se si volesse trovare un’anima più seria in Only Murders in the Building, è che di fatto le vicende di cronaca coinvolgono tutti. C’è chi è direttamente investito da un assassinio e chi invece è solo di passaggio. Ma comunque è un evento che per la sua portata ed efferatezza può arrivare al cuore di chiunque.

La coralità un altro aspetto da non sottovalutare; un elemento che insieme all’ambientazione crea dinamiche sorprendenti ed efficaci.

Only Murders in the Building

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Only Murders in the Building coniuga effetto sorpresa con coralità. Sono questi i punti di forza di una serie che ha pochissimi difetti. Se ne ha. Soggetto e sceneggiatura sono pensati per non prendere troppo sul serio le vicende crime che talvolta ci ossessionano. Il risultato è un piccolo gioiellino arrivato alla terza stagione.
Federico Favale
Federico Favale
Anche da piccolo non andavo mai a letto presto. Troppi film a tenermi sveglio. Più guardavo più dicevo a me stesso: "ok, la vita non è un film ma se non guardassi film non capirei nulla della vita".

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