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In viaggio verso un sogno

Zak (Zack Gottsagen) ha poco più di vent’anni e il suo sogno è entrare nella scuola di Salt Water Redneck, in Florida, per diventare un wrestler. Ha tutte le sue videocassette, ha visto ogni incontro, imita le sue stesse mosse, vorrebbe allenarsi con lui e combattere su un vero ring, perché sa di essere muscoloso e forte, ed il suo sogno è diventare un eroe.

C’è un unico problema: è affetto da sindrome di Down, perciò è stato abbandonato da piccolo ed ha sempre vissuto in una casa di riposo; non c’è una famiglia che possa o voglia occuparsi di lui. Solo Eleonor (Dakota Johnson), volontaria presso il centro che lo ospita, gli è amica: lo conosce, sa quali sono i suoi desideri e se ne prende cura con affetto. Assieme a lei l’anziano compagno di stanza Carl con cui il ragazzo si confida.

In viaggio verso un sogno

Una sera, Zak, riesce a fare ciò che da un po’ premeditava e goffamente non riusciva a portare a termine: scappare dall’istituto e ritrovarsi finalmente libero di inseguire la propria fortuna e il suo posto nel mondo. Solo, stanco e senza vestiti, capita sulla barca malandata di Tyler (Shia Labouf), giovane e scontroso pescatore di granchi, senza licenza, con un lutto difficile alle spalle e la coscienza pesante di chi lo ha involontariamente causato, finito nei guai con altri pescatori della zona che lo braccano spinti da pessime intenzioni: nasce così una fuga per due, portata avanti da un’improvvisata, improbabile ma ben presto affiatata coppia di neofratelli, in cerca di se stessi nel grande sud degli Stati Uniti, tra le periferie scarne e peregrine, aggrappate ad estuari, metà campagna e metà palude, alla volta della Florida, verso il sogno di una nuova vita.

In viaggio verso un sogno

Film indipendente più visto del 2019, a dispetto di un titolo italiano grossolanamente didascalico, l’opera, che segna il buon esordio registico dell’inedito duo Tyler Nilson/Michael Shwartz, nasconde una bella avventura in pieno stile Huckleberry Finn, con gli stessi panorami sperduti e pacifici delle pagine del romanzo e quel vagabondare sincero in bilico tra pericolo e felicità in cui è racchiuso il segreto romantico e formativo di molta narrativa da Mark Twain (non a caso citato dallo stesso Tyler) in poi.

In viaggio verso un sogno

Commedia dal cuore grande, priva di pur prevedibili smancerie o pietismi, che non indulge nella facile scorciatoia della disabilità, ma ne fa una marcia in più per finalizzare lo slancio della storia, trascinandola on the road, o meglio on the water, tra fiumi, laghi, zattere improvvisate e un oceano in bonaccia che spunta ogni tanto, silente sfondo dell’insolita compagnia e dei suoi piccoli eroi, capaci di tenersi a galla reciprocamente senza sapere di farlo.

In viaggio verso un sogno

Ai margini della società strutturata, ai bivi concordati della vita, trionfa spesso e qui seduce, il mito del buon selvaggio, l’animale reietto o isolato, che, in quanto tale, vive nel rispetto, nell’equilibrio e nella pace della natura: ed in parte il tragitto di Zak e Teylor ricalca questo modello, (letterario anch’esso), tanto da far loro persino ricevere un battesimo all’impronta, per mano di un pastore nero cieco, capitato per caso e per necessità sulle loro vie, un bislacco timorato di Dio, che parla a loro e a noi di pecore e lupi, e di come troppo spesso ci si inganni nel capire chi appartenga ad una razza chi ad un’altra.

In viaggio verso un sogno
The Peanut Butter Falcon

Incontro tematico che punta il dito sull’indole delle persone, sulla spiritualità che le accompagna e sulla domanda centrale di questo viaggio: chi è buono e chi no. Chi è un eroe, chi no. Chi lo decide e come si fa a diventarlo. Questione d’identità, di libertà, di fiducia, di pregiudizio e di fantasia: niente di nuovo, ordinaria sceneggiatura, ma lo sviluppo è qui fortemente autentico, fresco e ben radicato a terra.

In viaggio verso un sogno

Si scelgono tre prototipi perfetti, Zak (Gottsagen), conoscenza di vecchia data dei registi, con la sua beata, ingenua e travolgente vitalità, motore, calamita e calco della storia, cui dona la preziosa scompostezza della sua condizione; Tyler, pecora nera in cerca di segnali e redenzione, oltreché di un nuovo fratello con cui condividere la vita, ottimamente incarnato dal connaturale portato di inquietudine tipico di Shia Labouf; Eleonor, sveglia, gentile e vedova, cuore incerottato in costante ascolto degli “spostati”, perché spostata si sente lei stessa, con quella perplessità sorridente e fintamente tranquilla che si legge bene nell’espressione della Johnson.

Sono tre solitudini perfettamente risonanti, non casualmente accostate, dunque inevitabilmente destinate a comprendersi e ad incastrarsi. Il trio spericolato e traballante, che sbanca ogni aspettativa e scommessa, si imbarca in un viaggio che si intuisce fin da subito più importante della meta da raggiungere, che contamina ceti e condizioni, scorretto e corretto al tempo stesso e che molto ha a che fare con la felicità personale e la libertà di scegliersi come stare al mondo.

Virtuose ed efficaci le caratterizzazioni dei comprimari, dal cattivo John Hawkes, al mito wrestler decaduto Thomas Haden Church; composta e a tratti malinconica la fotografia che ci risucchia nell’aria umida del Sud, sotto le piogge improvvise e sporche, in mezzo al fango di un tramonto sul fiume, dentro un distributore solitario ai confini del mondo, in un campo di girasoli alti e senza fine attraversato a piedi scalzi e zaino in spalla, attorno al falò di una riva gentile e riparata, che sembra spiaggia di un isola deserta, oppure dentro la eco notturna del nome Peanut Butter Falcon, titolo originale del film nonché pseudonimo da battaglia scelto da Zack, poichè ogni wrestler e supereroe che si rispetti deve possederne uno.

In viaggio verso un sogno

Nella vita ci vuole immaginazione ed umiltà sufficiente per sognare di essere grandi: Zak con la sua capacità di vedere oltre l’odierna cortina di spazzatura dominante testimonia che gli eroi sono dove meno te l’aspetti, e che una famiglia di amici è una tra le più grandi benedizioni esistenti.

In viaggio verso un sogno

Credere in qualcosa, per quanto assurdo e complicato possa essere, fa bene a se stessi e all’universo, ed è un’attività comunque ricompensata nella bilancia cosmica degli eventi, con buona pace delle anime ciniche e disilluse appartenenti alla cosiddetta, sopravvalutata, normalità.

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Zak ha vent'anni, la sindrome di Down e il sogno di diventare un wrestler come il suo lottatore preferito. Per raggiungerlo, scappa dalla casa di riposo che lo ospita. Fuga nel profondo Sud, avventura alla Mark Twain, incrocio di solitudini selvagge e virtuose, in cerca di una nuova vita adatta ai propri desideri. Commedia on the road e viaggio di formazione: tradizionale, ma autentico e vivo.
Pyndaro
Pyndaro
Cosa so fare: osservare, immaginare, collegare, girare l’angolo  Cosa non so fare: smettere di scrivere  Cosa mangio: interpunzioni e tutta l’arte in genere  Cosa amo: i quadri che non cerchiano, e viceversa.  Cosa penso: il cinema gioca con le immagini; io con le parole. Dovevamo incontrarci prima o poi.
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