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Il racconto dei racconti: la recensione del film fantasy di Matteo Garrone

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Una delle immagini più evocative de Il racconto dei racconti – Tale of Tales di Matteo Garrone vede la regina interpretata da Salma Hayek mangiare con foga il cuore di un drago, in una grande stanza dalle pareti bianche che contrasta con il rosso del cuore e con il nero del suo abito. È un’immagine che da sola potrebbe sintetizzare l’idea che sta alla base di questo film, almeno per quanto riguarda l’aspetto più propriamente visivo dell’opera.

Il film è l’ottavo lungometraggio di Matteo Garrone, la sua seconda coproduzione internazionale e il suo primo film girato in lingua inglese, con un cast anch’esso internazionale. Il film mette in scena tre fiabe tratte dalla raccolta napoletana Lo cunto de li cunti, di Giambattista Basile, datata 1634. La fonte da cui parte tutto è quindi profondamente italiana, così come la troupe dietro alla macchina da presa; davanti, invece, il cast è prevalentemente internazionale, con nomi che vanno dalla già citata Salma Hayek a Vincent Cassel, fino a Toby Jones, passando anche per attori italiani, come Alba Rorhwarcher e, inaspettatamente, Massimo Ceccherini (in un ruolo minore).

Il racconto dei racconti: la recensione del film fantasy di Matteo Garrone

Qui, per la prima volta, Garrone attua un processo inverso rispetto alle sue opere precedenti. Mentre di solito partiva dalla realtà (da reali fatti di cronaca) per raccontarli sotto un’ottica fiabesca (da fiaba nera), con Il racconto dei racconti, il percorso è diverso. Garrone parte dalla fiaba e la avvicina alla realtà. Ciò è evidente dalla messa in scena, dalla fotografia profondamente naturalistica, dal trucco e dai costumi, che immergono lo spettatore in quello che è il mondo raccontato, un modo che potrebbe essere esistito, fedele nelle atmosfere al testo di partenza.

C’è l’elemento grottesco, tipico peraltro delle fiabe della tradizione popolare. La macchina da presa indugia sui corpi, sulle forme mostruose dei personaggi e delle creature. Questa estetica del brutto si fonde, paradossalmente, con un’altra componente, quella della bellezza. Una delle immagini più iconiche di questo film vede una giovane ragazza dai lunghi capelli rossi (Stacy Martin) nuda in mezzo alla foresta. È un’immagine fortemente evocativa, sia per il contrasto cromatico, sia per l’eleganza con cui il personaggio è raffigurato, una figura tutt’altro che volgare o provocante, ma eterea. Questa cura per l’immagine si riflette anche in numerose altre inquadrature e in generale nel tessuto stesso dell’opera, fortemente cinematografico, sicuramente di più rispetto agli altri film di Garrone – in cui le immagini avevano indubbiamente una loro forza, ma meno immediata che ne Il racconto dei racconti.

Il racconto dei racconti: la recensione del film fantasy di Matteo Garrone

Come già detto, il film racconta tre storie, ambientate nello stesso universo, ma separate l’una dall’altra. Tuttavia c’è un fil rouge, nemmeno troppo nascosto, che le unisce. È una riflessione sul desiderio dell’essere umano e sulle conseguenze, spesso tragiche, a cui un’ossessione profonda può portare. Tutti i personaggi di questo film desiderano qualcosa con tutte le loro forze e nell’ottenerlo sono costretti a pagare, ciascuno in modo diverso, un caro prezzo. È qualcosa che si è già visto nel cinema di Garrone, un tema che lo accompagna da sempre e che in questo film si fa ancora più esplicito. Il regista utilizza il fantastico e il fiabesco per raccontare l’umano.

C’è una notevole freddezza nel suo modo di raccontare, è difficile per lo spettatore affezionarsi ai personaggi ed empatizzare con loro. Garrone li osserva, non prende posizione, osserva e segue il loro agire dall’inizio alla fine del film. Queste figure si muovono in ambienti regali, scalano pareti rocciose, si immergono in laghi bianchi, l’universo in cui vivono le loro vite è un universo esplicitamente fiabesco che non lesina su elementi sanguinosi quando la storia lo richiede. E Garrone osserva tutto questo con il suo stile inconfondibile, distaccato, meno documentaristico rispetto al solito ma ugualmente interessato a farsi testimone di una storia che avviene davanti ai suoi occhi, fino all’inquadratura finale in cui la precarietà della vita e della condizione umana viene sottolineata dal gesto spettacolare che compie un personaggio sulla cima di un castello.

Il racconto dei racconti: la recensione del film fantasy di Matteo Garrone

Va riconosciuta la bravura di tutti gli attori coinvolti, capaci di dare ancor maggiore credibilità ad un mondo già visivamente molto realistico. Ognuno di loro mostra le fragilità di cui si fa portatore il proprio personaggio e incarna perfettamente i fallimenti che quella stessa fragilità finirà per causare. La scelta di un cast internazionale contribuisce all’idea di un mondo lontano dal nostro, che non ha alcun legame geografico con i territori che conosciamo – nonostante vengano mostrati paesaggi italiani perfettamente localizzabili.

Sotto questo aspetto, giocando sul piano delle ipotesi, un film come questo avrebbe forse avuto ancora più impatto se fosse stato girato con attori italiani in italiano – o in dialetto, una sorta di Decameron di Pasolini dei giorni nostri – per restare ancora più filologicamente fedeli alla materia d’origine.

Andando al di là delle ipotesi, Il racconto dei racconti resta un film ben riuscito che testimonia l’evoluzione di uno dei registi italiani più talentuosi degli ultimi anni. Si tratta di un’evoluzione che sembra superare i confini di un cinema più documentaristico e fedele alla realtà tangibile del quotidiano, per virare verso una produzione maggiormente attratta dal fantastico e dalla meraviglia. Da questo punto di vista pare che la filmografia di Matteo Garrone sia ad un punto di svolta (con Pinocchio sembra essersi avvicinato ad un cinema più mainstream) e sarà quindi interessante constatare quale direzione prenderanno i prossimi film del regista romano.

PANORAMICA

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni

SOMMARIO

Il primo film fantasy di Matteo Garrone rivela la bravura del regista nel raccontare il fantastico in chiave realistica. Un'opera visivamente spettacolare, ben diretta e che racconta le ossessioni umane attraverso la fiaba.
Redazione
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