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Il diavolo veste Prada – Un film che fa tendenza

Tra frasi sempre attuali e immagini iconiche, Il diavolo veste Prada sembra non sentire il peso degli anni che passano.

C’è poco da dire: gli anni 2000, a modo loro, hanno fatto tendenza. E Il diavolo veste Prada non è da meno. Quante frasi iconiche tratte da questo film sono entrare nel nostro vocabolario? Per non parlare del (sempre attuale) monologo sul ceruleo della leggendaria Meryl Streep. Il film che ha consacrato e dissacrato il mondo della moda l’anno prossimo compirà 20 anni, ma continua a fare la sua bella figura. Infatti, si fanno sempre più insistenti le voci su un probabile sequel in lavorazione.

Il diavolo veste prada

Il diavolo veste Prada – La trama

Andy Sachs (Anne Hathaway) è una giovane neolaureata che sogna di diventare una giornalista. Senza un reale interesse per la moda, finisce quasi per caso a lavorare come assistente personale di Miranda Priestly (Meryl Streep). Niene di meno che la potentissima e temutissima direttrice di Runway, punto di riferimento per la moda internazionale.

Inizialmente Andy si scontra con questo ambiente fatto di apparenza, con orari impossibili e richieste assurde. Le sembra di essere circondata da superficialità. Poi, pur di dimostrare il suo valore, si trasforma: cambia look, cambia abitudini, cambia priorità. Si lascia sedurre dal fascino del successo, mentre il suo vecchio mondo comincia a sgretolarsi senza che lei se ne accorga.

A farle da guida c’è Nigel (Stanley Tucci), il più stretto collaboratore di Miranda. A metterle i bastoni tra le ruote c’è Emily (Emily Blunt), l’altra assistente della direttrice che mangia monda a colazione, pranzo e cena e non vede l’ora della tanto agognata promozione: il viaggio a Parigi.

Tra moda, batture taglienti e scelte, Andy deve scegliere che tipo di persona ambisce a diventare.

Il diavolo veste prada

Il diavolo veste Prada – La recensione

Il diavolo veste Prada non è un film sulla moda. È un film ambientato nel mondo della moda, proprio per questo è impossibile non amarlo.

Ispirato all’omonimo romanzo di Lauren Weisberger e alla sua esperienza come assistente personale di Anna Wintour, il film regala tutto quello che una commedia dovrebbe offrire. Battute taglienti, dialoghi serrati ed efficaci, la New York glamour e da sogno, donne forti e look memorabili. E perché no, anche una sottile critica al mondo del lavoro e alla moda stessa.

In a man’s world, come canta la canzone, vedere un universo in cui le donne sono al vertice e gli uomini relegati a ruoli secondari è una piccola grande rivoluzione. Si può dire che sia una commedia delle donne? Probabilmente sì. Le relazioni romantiche di Andy passano in secondo piano. Ciò che interessa davvero è il rapporto con Miranda, con Emily e, più in generale, con il mondo della moda. Un mondo che all’inizio snobba poi accetta…ma ama davvero? Difficile dirlo. Di certo ne è affascinata. Ma tra fascino e amore la differenza è abbastanza netta. Il mondo della moda assorbe e trasforma, non solo l’aspetto esteriore, ma anche la morale.

Andy, da giovane ingenua con uno stile discutibile si trasforma in una donna (quasi) di successo, elegante e determinata, ma anche un po’ cinica.

Il diavolo veste Prada – Il cast

Come immaginare i personaggi con volti diversi? È quasi impossibile.

Miranda Priesley, con il volto della leggendaria Meryl Streep, è quel genere di donna che si venera e si teme allo stesso tempo. Fredda, algida, convinta che il mondo sia ai suoi piedi…e forse lo è. Con una mimica del volto controllata, quasi impercettibile, la Streep riesce a comunicare ogni sfumatura della sua Miranda: autorità, freddezza, disprezzo e, a tratti, anche un sottile velo di umanità.

Anne Hathaway incarna lo spirito di Andy alla perfezione. Da giornalista ambiziosa ma ingenua a donna sicura di sé. È proprio il caso di dirlo: a volte l’abito fa il monaco. E se la Andy dell’inizio indossa inconsapevolmente in capi color ceruleo, l’altra Andy sfodera la sua sicurezza a colpi di borse di pelle e cappotti firmati. Vive in un mondo sdoppiato: da una parte il fidanzato e gli amici, che la giudicano per il suo nuovo modo di essere, dall’altra i colleghi di lavoro che la sottovalutano e la ostacolano. Andy prova a mantenere un precario equilibrio, pur con qualche ammaccatura.

Emily, interpretata da Emily Blunt, è la vera sorpresa di questo film. A prima vista antipatica, perfetta assistente devota di Miranda. Eppure, col passare dei minuti, diventa impossibile non empatizzare con lei: la figlia perfetta di quel mondo spietato.

Menzione d’onore anche per Stanley Tucci nel ruolo di Nigel: saggio, elegante, pungente. Forse l’unico personaggio risolto: non in cerca di approvazione, ma di uno spazio in cui esistere.

Tutti voglio essere noi

“Tutti vogliono essere noi” è la frase criptica che Miranda rivolge a Andy mentre attraversano Parigi in taxi. Un’affermazione lapidaria, come molte delle lezioni che Miranda dispensa durante il film. In quelle parole è riassunta tutta la sua visione del mondo: cinica, consapevole, inevitabile.

Nel corso della storia, Miranda impartisce insegnamenti taglienti alla sua assistente inesperta, che finisce per diventare, almeno in parte, il suo riflesso. Le due donne sono una lo specchio dell’altra. Miranda guarda Andy con sufficienza, ma vede in lei anche un potenziale nascosto. Una scintilla che potrebbe trasformarla in qualcuno come lei. Che Miranda veda in Andy una giovane se stessa? Forse proprio questo la inquieta.

D’altro canto, Andy guarda Miranda con occhi nuovi: non la conosce, non la teme, la tratta quasi da pari. Poi cambia: si adatta, osserva, impara. Miranda diventa un modello, un’icona, forse anche una maestra di vita. In fondo, lei è tutto ciò che un’aspirante giornalista vorrebbe essere…o no?

Di certo, le due non si amano. Ma si odiano? Forse no, semplicemente si riconoscono. Questo, nel loro mondo, equivale al rispetto.

Conclusioni

Il diavolo veste Prada è un evergreen, una di quelle commedie che non invecchiano mai. Si rivela fonte di battute taglienti da adattare alla vita di tutti i giorni, immagini iconiche, personaggi scritti con cura e intelligenza. È una commedia fatta come si deve, come solo gli anni 2000 sapevano fare: brillante, ritmata, elegante. Un piccolo cult che continua ad avere senso anche a distanza di anni.

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Fonte di battute taglienti, immagini iconiche e personaggi ben scritti, Il diavolo veste Prada è un vero e proprio evergreen. Brillante, ritmata ed elegante: una commedia fatta come si deve, che continua ad avere senso anche a distanza di anni.
Laura Andriuzzi
Laura Andriuzzi
Sono una fan del cinema e della scrittura, amante di maratone cinematografiche e scontri critici sulla trama. Dalle commedie francesi ai crime procedural, mi piace tutto ciò che richiede cervello, ironia e una spruzzata di mistero. E se non sto guardando qualcosa? Probabilmente sto tentando di scriverlo!

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