HomeRecensioni FilmEssere John Malkovich: il brillante esordio di Spike Jonze e Charlie Kaufman

Essere John Malkovich: il brillante esordio di Spike Jonze e Charlie Kaufman

Spike Jonze e Charlie Kaufman un duo visionario che ritroveremo nel 2002 in Il ladro di orchidee (clicca qui per leggere la recensione). E poi separatamente nelle due opere per cui forse sono più conosciuti. Kaufman per la sceneggiatura di Eternal Sunshine of the Spotless Mind (2004) mentre Spike Jonze per Her (2013). Due degli autori più influenti del cinema del nuovo millennio che fanno il loro, grande, esordio in Essere John Malkovich (1999). Una commedia amara e dissacrante che mescola surrealismo, umorismo nero e critica sociale lasciando un’impronta indelebile nel cinema d’autore contemporaneo. Protagonisti di questa avventura John Cusack, Cameron Diaz, Catherine Keener (già vista in Into the wild e Synecdoche New York, dello stesso Kaufman) E, naturalmente, John Malkovich che si presta con autoironia e schiettezza a interpretare una versione di se stesso, oggetto del desiderio e della manipolazione degli altri personaggi.

Essere John Malkovich

Essere John Malkovich – La Trama

Craig (John Cusack), un burattinaio fallito e frustrato dall’insuccesso della propria arte vive con la moglie Lotte (una trasandata e irriconoscibile Cameron Diaz). Una coppia annoiata, con pochi soldi e ancora meno ambizioni, la cui vita viene stravolta quando Craig inizia un nuovo lavoro, spronato dalla moglie. Intento a sfogliare gli annunci sul giornale, s’imbatte in un’offerta di lavoro come archivista, un ruolo adatto a lui vista la sua velocità manuale. Si reca quindi alla LesterCorp, un’azienda al settimo piano e mezzo in uno dei tanti grattacieli in centro a Manhattan. Un luogo bizzarro, con la sua atmosfera claustrofobica e i soffitti bassissimi che costringono i dipendenti a camminare accovacciati, rendendo le scene in ufficio tra le più esilaranti del film. In questo ambiente avvilente Craig conosce e si innamora fin da subito della sua affascinante collega Maxine (Katherine Keener).

Un amore nevrotico non corrisposto che porterà Craig a far di tutto pur di conquistarla. E poco dopo il loro incontro avviene la svolta: Craig accidentalmente scopre nel suo ufficio una porticina che conduce direttamente nella mente di John Malkovich. 15 minuti per vivere con gli occhi e i pensieri del celebre attore hollywoodiano per poi ritrovarsi in un anonimo angolo sul bordo dell’autostrada. E’ lui a vivere per primo questa esperienza ed, entusiasta, decide, insieme a Maxine, di avviare un vero e proprio business aperto al pubblico. 200 dollari a testa per vivere un momento di fittizia celebrità. Così, ogni notte, l’ufficio si trasforma in una fabbrica di sogni con file interminabili di clienti. Una trovata geniale, o almeno così si raccontano i due, fino a quando Malkovich non si presenta in ufficio, esausto dai continui cambi di persona nella sua testa. Scopre così questa attività clandestina e decide di fare un viaggio dentro se stesso.

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Essere John Malkovich

Essere John Malkovich – La Recensione

Una commedia surreale, dall’aspetto ironico e satirico che lascia trapelare una riflessione, marcatamente nera, sul tema della ricerca e della perdita d’identità. Kaufman, con il suo sguardo cinematografico attento e pionieristico, smonta davanti ai nostri occhi il mito della celebrità e ci mostra la vera natura della società della mercificazione nella quale siamo immersi. Il portale, infatti, è la rappresentazione dell’incapacità di accettare se stessi. E lo strumento per rinnegarsi soddisfando il desiderio di diventare qualcun altro, magari più bello, più affascinante o più famoso. E cosa c’è di meglio della vita di un attore hollywoodiano? Una facile via d’uscita dalla mediocre esistenza di una persona qualunque che in realtà non fa altro che aumentare il senso d’insoddisfazione.

A partire da Lotte, che nel viaggio dentro John Malkovich incontra Maxine e se ne innamora scatenando una serie di dinamiche emotive e conflitti con il marito. E dello stesso Craig che, ad un certo punto del film, decide di rimanere in Malkovich per raggiungere il successo, tanto bramato, come burattinaio e per conquistare finalmente il cuore di Maxine. Il passaggio diventa così una vera e propria ossessione per i protagonisti che, dopo aver vissuto il trip, si ritrovano ancora più incapaci di vivere le proprie vite. Una metafora della miserabile propensione all’omologazione e al conformismo più estremo che porta alla perdita della propria identità. Sintetizzata visivamente in modo impeccabile nella scena del ristorante con tutti i Malkovich.

Essere John Malkovich

La crisi dell’individuo e la frammentazione dell’io

Nonostante una narrazione iper stratificata, costantemente in bilico tra tra realtà e finzione, il film mantiene un forte coinvolgimento emotivo. Una scrittura virtuosa, a tratti sincopata, un montaggio disorientante che amplifica il senso di smarrimento dei personaggi. E una regia pungente che tenta di mitigare le tematiche esistenziali della narrazione con sequenze bizzarre come quelle in ufficio, ricavato tra un piano e l’altro “per abbassare i costi”. Questa la ricetta perfetta per un’opera a dir poco originale, a tratti schizofrenica e volutamente poco accessibile, ricca di momenti no sense, spesso non spiegati, e contributi di grandi attori, come gli interventi di Sean Penn, Brad Pitt e David Fincher.

Essere John Malkovich e il continuo equilibrio tra l’inquietudine e l’esilarante per riflettere sulla crisi dell’identità del mondo contemporaneo, partendo dal contesto del film stesso: la società americana di fine XX secolo dove più si ha più c’è il rischio di perdersi. Un viaggio visionario e fuori dagli schemi nella mente umana, capace di intrattenere con il suo ritmo incalzante e, al tempo stesso, stimolare riflessioni esistenziali, partendo da una delle questioni che più appartengono al genere umano: il desiderio di essere qualcun altro. Una continua ricerca, che è più una prigione, che porta a snaturarsi, distorcere i rapporti e a un’inevitabile alienazione come accade ai personaggi del film, molto meno umani rispetto alle marionette. Essere John Malkovich: il manifesto visivo di un mondo che ci offre sempre più modi per essere quello che non siamo.

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Una commedia audace che smaschera l’insoddisfazione dell’essere umano moderno, perennemente intrappolato tra la ricerca e la negazione di se stesso. Un’opera tanto bizzarra quanto profonda, capace di divertire e far riflettere, che smonta il mito della celebrità e svela la trappola esistenziale che risiede nel desiderio di essere qualcun altro
Valeria Furlan
Valeria Furlan
Sognatrice per professione, narratrice nel tempo libero, vivo di cinema, scrittura e tè alla pesca. Completamente persa in Antonioni e nell'estetica della Nouvelle Vague, vorrei vivere in un film di Wong Kar Wai e non rifiuto mai un bel noir

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